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A UN PASSO DA NOI

               È normale, per i vigliacchi, i deboli, gli incapaci, scaricare i propri fallimenti sugli altri,
               odiarli e cercare di infangarli.
               È normale sentirsi superiori perché l’ignoranza è lì pronta a galoppare sulle onde del dis-
               senso. Riflessi nelle riflessioni più acute sentirsi sola e unica attrattiva come lo è il centro
               del mondo. Eppure, l’umiltà è un segno di illuminante conoscenza ed è direttamente pro-
               porzionata alla “comprensiva conoscenza”. E già, un difficile equilibrio tra parola e azio-
               ne, oggi che siamo tutti testimoni del proprio verbo spesso dimentichiamo di ascoltare
               gli altri. La pandemia invece di avere insegnato come vivere in comunità, seppur virtuale,
               ha di fatto enfatizzato la nostra voglia di “apparire” tralasciando l’”essere” amplificando
               lo smisurato senso di egocentrismo che caratterizza il nostro tempo. Si mi rivolgo a te e
               anche a te e sicuramente a me! Quante volte ci siamo messi in discussione, abbiamo fatto
               ammenda del nostro comportamento e poi provato a distribuire sui piatti della bilancia
               il peso della ragione e quella della comprensione? Come una croce cala il pendaglio della
               forca caudina inabissando ancor di più quel senso di comunità che ci vedrebbe possessori
               e condivisori della libertà di parola. Avanti, alzi la mano chi è in grado nel dissuadere se
               stesso e provare a fare un passo indietro per il bene collettivo. È difficile lo so, si vive
               come un abuso della propria persona, eppure, è la forma più alta di attenzione, di altru-
               ismo, di intelligente conoscenza che l’UOMO possa fare. Non importa il sesso, importa
               il volerlo fare e come si arriva a farlo. Far convivere la personale convinzione con quella
               degli altri, rispettare i confini, senza infrangere le rotte degli altri, evitare lo scontro e non
               gettare il guanto di sfida scendendo o innalzandosi a seconda del piano di azione è e ri-
               mane l’arte più sublime di un sensiente. Come accade in un campionato sportivo, la sfida
               è l’arma peggiore da utilizzare se questa non porta alla crescita della propria persona.
               Questo senso di tuttologia e sapienza dovrebbe suonare ininterrottamente come un cam-
               panello d’allarme fino allo sfinimento, perchè di persone insostituibili son piene le fosse...
               A un passo da te a un passo da me ma fondamentalmente a un passo dalla rispettiva li-
               bertà.

                                                                                Luciano Zampini
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