Page 22 - RIVISTA NOIQUI GENNAIO 2023
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fRAnCEsCO D’AngIO’
tempi era la guerra, certo; la guerra di quei tempi, di un altro secolo. Le conquiste democratiche
L'OTTIMISTA NELL'ANGOLO ci hanno messo al riparo da simili nefandezze, forse, beneficiando del sangue versato dai nostri
“L'ALGORITMO DELLA MEMORIA” padri. Eppure, i ragazzi dell'istituto parigino erano di provenienza diversa (usi, costumi, fede)
e non avevano proprio un innato senso della condivisione, pur dovendo trattare di quel male
Si, sarà così, sarà che sua maestà l'algoritmo ha deciso in tal modo, che dieci tra pollici alzati, assoluto che aveva avuto una stessa matrice ideologica, seppure con nomi e motivazioni ascri-
cuori abbracciati, e cuoricini vari, possono bastare per testimoniare una di quelle atrocità che vibili ad una degenerazione folle condivisa da molti. L'evoluzione del vivere, le strutture sociali
fa pure commuovere se ci metti la bella voce a declamarla. Poi però, dobbiamo passare oltre, ed associative degli esseri umani si evolvono, trascorrono i secoli, ma forse cambiano solo le
altre approssimazioni ci attendono con buona pace “social”, altri cartellini da timbrare, altre definizioni del male. Il sangue versato da milioni di esseri umani ha ripulito le macerie sulle qua-
commozioni da confezionare, e con rapidità, perché a sera abbiamo altro a cui pensare. Per li sono state ricostruite città, nazioni, ma l'uomo, ha colto da quelle macerie nuove sembianze
carità, esisterà ancora la “buona intenzione”, la brava persona che sinceramente si addolora o con le quali poter affermare di fronte alla storia collettiva, di essere un uomo nuovo? Mi rendo
gioisce per più di quei cinque minuti istituzionali, che durano da sempre, nelle consegne del conto che il discorso andrebbe ampliato ed affrontato con competenze più specifiche che non
tempo. Penserete che stia vaneggiando, che come al solito ce l'abbia con qualcuno o con qual- credo di possedere, ma dall'estrema riflessione filosofica, alla mera circostanza del ricordo mor-
cosa (ed è spesso vero), ma questo breve preambolo scaturisce da una domanda che qualche di e fuggi di matrice social, credo ci sia nel mezzo tanto su cui provare a riversare più di cinque
giorno fa avevo posto nell'ambito della piattaforma sociale denominata META, all'interno minuti del nostro fugace tempo.
della quale mi aggiro anche io con fare spesso maldestro. Provo a riportare qui in estrema sintesi, ciò che Primo Levi, fondamentale letterato e testimone
Con ovvietà, sto riportando il ben poco interessante resoconto di un post pubblicato sulla diretto della deportazione nei campi di concentramento, ci ha lasciato in termini di pagina scrit-
mia pagina facebook qualche settimana fa, dove per l'appunto ponevo innanzitutto a me stes- ta e non solo, affinché l'olocausto “resti una pagina del libro dell'umanità da cui non dovremo
so, un interrogativo che con buona probabilità non è in cima ai pensieri collettivi; e temo di mai togliere il segnalibro della memoria”.
comprenderlo anche. Ed il tutto nasceva dalla visione di un film (una di quelle buone vecchie “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritorna-
abitudini che ancora conserviamo) il cui titolo è “Una volta nella vita”, un film francese del re, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate, anche le nostre.”
2014. Senza dilungarmi troppo nel raccontarvi la trama, posso dirvi che trattasi della storia “Solo quando nel mondo a tutti gli uomini sarà riconosciuta la dignità umana, solo allora potre-
vera di una classe seconda di un istituto superiore di Parigi, una classe per così dire “difficile”, te dimenticarci.”
alla quale viene proposto da parte della loro insegnante di storia (di lunga esperienza educa- Ecco, dunque, solo allora potremo dimenticare...Ma giungerà mai quel momento, o siamo sol-
tiva) di partecipare ad un concorso che si tiene in Francia dagli anni Sessanta, il “Concorso tanto e purtroppo, dalle parti di nostra signora dell'utopia, che a più di un orrore ci mostra
Nazionale della Resistenza e della Deportazione”. Nello specifico il tema del concorso era “i rassegnati? E quindi, per quelle strade lastricate di umana rassegnazione, la dimenticanza può
bambini e gli adolescenti nei campi di sterminio nazisti”. Altro aspetto importante del film, dispiegare le sue forze nei modi e nei tempi che conosce bene.
era la composizione multietnica della classe, cosa non più rara già da tempo trattandosi poi di Sarei tentato anche dal consigliarvi la lettura di “Auschwitz, città tranquilla”, dieci racconti sem-
un istituto francese, classe che nonostante una iniziale ritrosia (eufemismo) e disinteresse per pre di Primo levi, ma trattandosi di un consiglio non richiesto, temo di pretendere troppo. D'al-
l'argomento, uniti ad una conflittualità relativa alla personale provenienza geografica di ognu- tro canto, proprio nel mese di gennaio c'è il giorno 27, il “giorno della memoria”, il 27 gennaio
no (vedi alla voce razzismo), accetta ben volentieri di partecipare e portare a termine il tutto. 1945. E sarei pure curioso di sapere se tutti coloro che sono pronti, con il ditino sulla tastiera, a
Non vi racconto il finale del film casomai vi venisse voglia di vederlo, tra un social e l'altro, e condividere i loro componimenti, riflessioni e pensieri, sappiano anche il perché di quella data.
giungo al cuore del quesito che mi ponevo e che ho cercato a mia volta di porre. Ovvero, cosa Ma tornando al mio piccolo post, debbo concludere questo mio scritto riconoscendo che con
sanno nello specifico della Shoah, a partire dallo stesso significato della parola, ad esempio, buona probabilità, non è riuscito a coinvolgere più di tanto, perché le mie capacità dialettiche
le generazioni nate nei primi venti anni di questo terzo millennio, escludendo il “sentito dire” forse sono scarse, una “firma” più prestigiosa della mia, di certo avrebbe saputo fare di meglio.
che certo non si può definire conoscenza, cosa accadrà quando non saranno più in vita coloro Sarà...e quindi non resta che consolarmi dando la colpa all'algoritmo.
che sono stati i testimoni diretti di una immane tragedia che avrebbe dovuto essere il punto di Prima di salutarvi, speranzoso di risentirci ancora, vorrei ringraziare NOIQUI, per avermi con
non ritorno per l'umanità, e dalla quale invece siamo andati e ritornati ancora altre volte. Sarà estrema cortesia invitato ad “occupare” uno spazio sulla rivista del gruppo. E dal momento che
tra le volontà e le capacità di queste generazioni, il custodire una testimonianza che non può il giorno 27 del mese di gennaio del corrente anno, non condividerò nulla al riguardo di ciò che
rischiare di apparire solo come uno sbiadito e disperso ricordo, o resterà soltanto la polvere su ho appena scritto, vi lascio qui un testo, e vi ringrazio per il tempo non istituzionale che vorrete
documenti visivi e cartacei archiviati in stanze non più collocabili nelle futuristiche architetture condividere con me.
spazio/temporali?
E perdonatemi se probabilmente non rispetto la sensibilità e le buone intenzioni di qualcuno,
ma la “consuetudine” che noto, di sbrigare la pratica delle ricorrenze appuntandosi la data del
ricordo di questo o di quello, non credo possa a lungo andare metterci al riparo da un simile
atroce timore; o per lo meno, per chi lo considera tale. Se ci soffermiamo ancora ulteriormen-
te, con buona volontà di pochi o di molti, sul fatto che non solo sei milioni di ebrei (e quanto
in simili circostanze appaiono atroci i freddi numeri) furono sterminati con una pianificazione
accurata, ma anche rom, omosessuali, disabili, oppositori dei nefasti regimi, possiamo affer-
mare con assoluta certezza che “l'avversione per il diverso” sia stata del tutto debellata? O pos-
siamo in altro modo sospendere tale convinzione, riportandola nel solco della mera trasforma-
zione, dell'adattamento ai tempi e alla società attuale. Certo, mi direte che lo scenario di quei
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