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TRA MITOLOGIA E LEGGENDA  fERDInAnDO cApuTI

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 C’ERA UNA VOLTA L’EGITTO                                                        tempo, per la sua vanità di mostrare al mondo

 LA PIRAMIDE DI CHEFREN  (Seconda parte)                                         chi fosse, il “Gigante della Patagonia”, così era
 Dopo aver iniziato le sue ricerche, accampato in una tenda                      chiamato, decise di compiere quello che oggi

 ai piedi della piramide, Belzoni assoldò numerosi fellahs che                   noi definiremmo uno scempio, sulla parete me-

 iniziarono a scavare sul lato nord. Come si vede nella prima                    ridionale della camera sepolcrale campeggia ed
 foto in un disegno abbozzato di fine Ottocento, la base della                   impera questa iscrizione: “Scoperta da G. Bel-

 piramide si presentava avvolta per molti metri dalla sabbia                     zoni. 2. Mar. 1818”. L'impresa di Belzoni venne

 che ostruiva gli ingressi dai quali si entrava in tempi antichi                 celebrata dal governo britannico che coniò per
 per cui Belzoni non poteva sapere se e dove esistesse l'ingres-  l'occasione una medaglia con inciso in un lato il profilo di Belzoni mentre dall’altro il nome, la

 so. Dopo aver rimosso una quantità di materiale si presentò   data e l’oggetto della sua notorietà, la piramide. Il destino volle però prendersi gioco di lui, for-

 una falla nella parete e qui scoprirono un corridoio che però   se per un madornale errore, la piramide raffigurata non era quella di Chefren, ma quella di suo
 si rivelò cieco. Dopo aver studiato a fondo l'ingresso della   padre Cheope. Oggi i visitatori possono accedere all'interno della piramide attraverso l'ingresso

 piramide di Cheope, Belzoni capì che l’ingresso non doveva   che si trova a livello del suolo. Usciamo ora dalla piramide ed andiamo a visitare le varie perti-

 essere al centro della piramide ma spostato di circa 30 metri   nenze.
 verso est. Dopo pochi giorni, alla presenza del cavalier Er-

 menegildo Frediani, apparve ai loro occhi l’entrata tanto ago-  <<  CONTINUA  >>

 gnata. Va detto che, forse dovuto ad un cambiamento nel progetto di costruzione, gli ingres-
 si sono due, quello che viene considerato il più antico si trova a circa 30 metri a nord quasi al   (Fonti e bibliografia:

 livello della base. L'altro si trova sempre nella parete nord a circa 12 metri dal suolo. Il primo,   Grimal Nicolas, “Storia dell'antico Egitto” - Editori Laterza, Bari 2008

 chiamato ingresso inferiore scende in profondità scavato interamente nel fondo roccioso,   Cimmino Franco, “Dizionario delle dinastie faraoniche” - Bompiani, Milano 2003
 scende per alcuni metri poi diventa orizzontale per poi risalire dopo pochi metri fino ad in-  Alberto Siliotti, “Giovanni Belzoni alla scoperta dell’Egitto perduto”, Ed. Geodia, 2017

 serirsi nel corridoio orizzontale dell'ingresso superiore. Quasi a metà del tratto orizzontale,   Luigi Montobbio, “Giovanni Battista Belzoni: la vita i viaggi le scoperte”, Edizioni Martello,

 nella parete occidentale si trova un breve cunicolo che conduce in una piccola camera dove   1984.
 probabilmente veniva depositato il corredo funerario o, secondo alcuni conteneva il serdab   Gianluigi Peretti, “Belzoni: viaggi, imprese, scoperte e vita”, Padova, Edizioni GB, 2002

 del sovrano. L'ingresso superiore avviene attraverso un corridoio che scende verso il centro   Gardiner Alan, “La civiltà egizia” - Oxford University Press 1961 (Einaudi, Torino 1997

 della piramide per 32 metri, tutti nel corpo della piramide ed è interamente rivestito con bloc-  Alberto Siliotti, “Viaggi in Egitto e in Nubia”, Geodia Edizioni Internazionali, 1999
 chi di granito rosa, raggiunta la base della piramide diventa orizzontale. Ad un certo punto si   Tiziana Giuliani, “2 marzo 1818: Giovanni Belzoni entra nella piramide di Chefren”, Mediter-

 trova una barriera di granito rosa che, in epoca successiva venne aggirata dai saccheggiatori   raneo Antico, (Web))

 di tombe che scavarono alcuni cunicoli. Il cunicolo orizzontale prosegue al livello della base                        Ferdinando Caputi.
 e dopo alcuni metri incontra il passaggio inferiore che si innesta in esso. Da qui il cunicolo

 prosegue fino a raggiungere la camera funeraria, completamente scavata nella pietra sotto il

 livello della base della piramide, ad eccezione delle capriate in calcare del soffitto che si trova-
 no nel corpo della costruzione, la camera si trova in corrispondenza dell'asse verticale della

 piramide. Belzoni e Frediani si calarono con l'aiuto di corde fino a raggiungere la camera che

 apparve subito del tutto disadorna e grezza, misura 14,15
 x 5 metri con il soffitto a capriata, formato da 17 coppie

 di travi in pietra calcarea. Come detto, le pareti si pre-

 sentano grezze coperte da una specie di intonaco, secon-
 do alcuni queste dovevano essere rivestite con blocchi di

 granito rosa probabilmente asportato dai saccheggiatori.
 Subito, facendosi luce con delle torce, Belzoni cercò il sar-

 cofago avendo come riferimento la disposizione di quello

 nella piramide di Khufu, ma in quel punto però non c’e-
 ra nessun sarcofago. Continuando le ricerche riuscì poi a

 scorgerlo nell’angolo ad ovest semisepolto al livello del

 terreno e circondato da grossi blocchi di granito. Il coperchio era spezzato e sollevato cosa
 che gli permise di vedere al suo interno dove si trovava un groviglio di ossa che si rivelaro-

 no poi appartenute ad un bovino. Belzoni esaminò l'intera stanza, che si presentava priva

 di iscrizioni, ad eccezione di una scritta in arabo, probabilmente risalente al 1200 circa, che
 attesterebbe un precedente ingresso nella piramide. Se iscrizioni non c'erano a questo ovviò







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