Autore: Francesca Patitucci

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Papaveri

08/05/2025 | pubblicazioni_poesie | Nessun commento

Papaveri

 

Li ho raccolti nei meriggi assolati

accecata da un rosso baluginio

che pur nella notte 

m’aprivano la strada al conforto.

Il ricordo dirompente schiaccia

il mio petto

a voler tornar bimba e innocente

l’essenziale calice mi stordiva

e or li amo ancor di più 

Un semplice desio… il mio.

Nascono tra rovi e sterpaglie

a reclamare vita, prepotenti

s’insinuano negli agi e nel clamore

di brama e trofei da mostrare

non hanno necessità.

Assiepo a quel purpureo campo

della gioventù l’allegria

che attende impaziente 

senza pretese… un sogno fugace.

T’ho donato un papavero

in pegno d’amore 

la mia essenza, d’orgoglio 

scevra, una lusinga che accoglie 

della triste memoria l’emblema

per farne dono a te 

che mi reclami… oggi come ieri 

e ancor domani, al profumo 

inodore d’un esile fiore dischiuso

sulle dune d’un deserto.

 

Francesca Patitucci 

Diritti riservati 

 

 

 

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✍️ Pubblicata da Francesca Patitucci

Nel naufragio del mondo

03/05/2025 | pubblicazioni_poesie | Nessun commento

Nel naufragio del mondo

 

E che male avean fatto
‘ste creature arenate sulla spiaggia
all’interrotto respiro?
Vedi Dio, a volte penso
– ma dove sei, ci sei davvero… ? 
Ti cerco disperatamente, nella anse
più buie… ti chiamo…          ti prego.
E tu… sei sordo e cieco        al mio implorar la pietà tua.
Poi, nel tempo, la tua pena  e il tuo immenso amore
si palesano.
Nello sconforto, uno scampolo di luce
m’infervora ancora anima.
Certo non è semplice percepire te
nei marosi quotidiani
dentro gli sguardi feriti…
Ma tu affondi la spada dell’amore
nella sofferenza più atroce…
E alla fine mi chiedo di cosa s’empie
il mio inutile lamento…
E tu apri le porte al mio cinico egoismo
a guardare oltre il naufragio del mondo.
Ora vedo la tua luce.

© Francesca Patitucci

 

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✍️ Pubblicata da Francesca Patitucci

Ha voce la mia penna… per te

03/05/2025 | pubblicazioni_poesie | Nessun commento

Ha voce la mia penna... per te

I vestiti un po’ stretti fan da arredo nei cassetti, semiaperti
li guardo a mezzo sorriso
nelle memorie carezzate dal tenero d’una madre.
Le gambette corte facevan fatica
ad accordare pensieri vispi e veloci.
Il silenzio, ora, morde la lingua, ché il verbo appare inconcludente
per quanto ancor ti vorrei dire.
A lume di candela mi seggo
e un fiume di parole si scaglia su una timida ragione
a donarti una luce che vorrei abbracciassi, quando il mondo s’oscura alla tua fiducia
ai tuoi sogni imbrattati
da chi non ti comprende.
Non so se sciorinare le brutture
della vita o la sua bellezza raccontarti
figlio mio
ché l’andazzo in su e giù come emozioni alle montagne russe è pane quotidiano
che appaga e dispera.
E la mia penna, stasera
elemosina il suono
di spalle alla luna incantatrice
acché io non perda il filo dei
pensieri
a svuotare i grumi e le gioie
appesi a occhi e fiato che vegliano
sui tuoi passi incerti e orgogliosi
di giovane uomo.
E poi, chissà… se avrò coraggio
a consegnarti questo foglio misero
pieno di me, di noi
come feto a nutrirsi del caldo e liquido
nido d’amore ch’ancor non carpiva luce.
Ma era già amore immenso.
È quasi l’alba, il caffè è freddo
un’altra notte
ho piegato all’insonne desio
d’entrare nel tuo cuore
e soddisfare tutto il bene imploso
che aliterà sul mio giaciglio
notte e giorno, come solo una madre fa.
Perdonami, figlio, se altro vorresti
da me, accetta ciò che io riesco a donarti.
La mia penna poggio sui tuoi occhi
che bei sogni possano essere
i tuoi affanni, nei miei!

Francesca Patitucci
Diritti riservati

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✍️ Pubblicata da Francesca Patitucci