Papaveri
09/05/2025 | pubblicazioni_poesie | Nessun commento
09/05/2025
09/05/2025
09/05/2025
09/05/2025 | pubblicazioni_poesie | Nessun commento
08/05/2025 | pubblicazioni_poesie | Nessun commento
SOTTO IL CIELO DEI PAPAVERI
acrostico
Sento il tuo nome tra i sussurri del vento,
Ogni battito racconta il nostro destino,
Tracce di noi scolpite nell’orizzonte,
Timidi sogni che abbracciano l’attesa,
Oltre la distanza, nel tempo sospeso da questo inferno.
In ogni sospiro vive la tua essenza,
Leggera che sfiora il mio cammino,
Colori di speranza si dipingono in cielo,
In un ricordo che nulla potrà spezzare,
Eterno come l’amore che ci lega.
Le stelle guidano il nostro incontro,
Ogni notte è una nuova promessa.
Dentro il cuore arde il desiderio,
Esplode la luce che ci avvicina.
Impetuoso è il ricordo della tua voce.
Papaveri ondeggiano nel silenzio delle bombe, come
Anime che si cercano tra le ombre, tra
Percorsi intrecciati dalla forza del sentimento,
Ancorati nel buio del mondo,
Verso il domani che riunirà i nostri sogni,
Elevando l’amore oltre ogni confine, oltre ogni guerra.
Risuona il tuo nome nella mia anima,
In un abbraccio che rinasce con la speranza.
@Luciano Zampini
08/05/2025 | pubblicazioni_poesie | Nessun commento
Li ho raccolti nei meriggi assolati
accecata da un rosso baluginio
che pur nella notte
m’aprivano la strada al conforto.
Il ricordo dirompente schiaccia
il mio petto
a voler tornar bimba e innocente
l’essenziale calice mi stordiva
e or li amo ancor di più
Un semplice desio… il mio.
Nascono tra rovi e sterpaglie
a reclamare vita, prepotenti
s’insinuano negli agi e nel clamore
di brama e trofei da mostrare
non hanno necessità.
Assiepo a quel purpureo campo
della gioventù l’allegria
che attende impaziente
senza pretese… un sogno fugace.
T’ho donato un papavero
in pegno d’amore
la mia essenza, d’orgoglio
scevra, una lusinga che accoglie
della triste memoria l’emblema
per farne dono a te
che mi reclami… oggi come ieri
e ancor domani, al profumo
inodore d’un esile fiore dischiuso
sulle dune d’un deserto.
Francesca Patitucci
Diritti riservati
07/05/2025 | pubblicazioni_poesie | Nessun commento
Nel giardino dove i petali sussurrano segreti,e i passi sono tracce nel fango della passione,trovo il tuo volto, non come un riflesso,ma come terra promessa, desiderata, aspettata.
Ogni battito è un fiore che sboccia al chiaro di luna,ogni parola un sussurro che accende stelle nel cielo.
Ma il mio cuore non basta a spiegare tutto ciò che sento.
Ogni respiro è un brivido che cresce, brucia.
L’amore da solo non basta.
Non è una radice solida, non ferma la tempesta.
Eppure, la mia anima è tutta tua,fusa nel desiderio che mi strappa la pelle.
Mi fido di te, più di un giuramento sussurrato al vento.
Perché chi ami può essere il mare che ti accoglie,ma solo chi ti fidi è il porto sicuro dove l’anima riposa senza paura del naufragio.
E io mi getto in te, senza paura, senza ritorno.
La passione è fuoco che brucia e divora,la fiducia, però, è vento,un vento silenzioso che porta semi d’amore,che non teme l’inverno.
E io ti bramo, ti desidero, come il cielo brama le stelle.
Sotto questo cielo stellato, misterioso,dove l’oscurità è solo un velo tra due mondi,mi fido di te come di un fiume che scorre lento ma costante.
Mi fido di te come della terra sotto i piedi che non tradisce.
In questa simbiosi di fuoco e acqua,di passione e silenzio,ti scelgo.
Non solo per l’amore che esplode come una sorgente che scava la roccia,ma perché so che mi fiderò di te,anche quando l’orizzonte sarà oscurato da nubi minacciose.
E allora, sì, IO TI AMO . MI FIDO DI TE!
@AF🦋
Angela Filippo
06/05/2025 | pubblicazioni_poesie | Nessun commento
Scelgo il solo verbo necessario.
Nella pagina bianca,
l’onestà diventa rovello:
proferire duole,
ci vuole l’anima che stilla,
suda e fatica
attraverso il cunicolo della forma;
confessare, dichiarare, raccontare
domando la condotta nel perimetro dei versi,
incastonare il rigore
tra le grinze di un giudizio.
Scrivo senza spegnere la mente,
per restare salda sull’orlo consumato
di un mondo che abdica alle lusinghe della parola facile.
© Angela Maria Malatacca
05/05/2025 | pubblicazioni_poesie | Nessun commento
T’ho vista in bilico,
radunare speranze,
cercare fra i volti
un volto che non c’era.
T’ho vista piangere,
trattenere una lacrima,
e con l’orgoglio giovane
morire nell’anima.
T’ho sentita, toccata, abbracciata
quando il sole piegava fra le nuvole,
rannicchiarti nell’angolo dei pensieri.
T’ho lasciata lì,
fra mille follie,
canti di gioia
e feroci malinconie,
mentre il tempo conta ancora le ferite.
Immobile, ho atteso un risveglio,
un gioco a mani schiuse,
mentre i miei, di pugni,
erano già svaniti.
E non c’era nessuno,
oltre te e me…
Ora che forte afferro la tua mano,
mi lasci di nuovo in bilico,
a chiederti,
a chiedermi,
cosa non ho visto
.
#grazielladechiara 04/05/2025
03/05/2025 | pubblicazioni_poesie | Nessun commento
E che male avean fatto
‘ste creature arenate sulla spiaggia
all’interrotto respiro?
Vedi Dio, a volte penso
– ma dove sei, ci sei davvero… ?
Ti cerco disperatamente, nella anse
più buie… ti chiamo… ti prego.
E tu… sei sordo e cieco al mio implorar la pietà tua.
Poi, nel tempo, la tua pena e il tuo immenso amore
si palesano.
Nello sconforto, uno scampolo di luce
m’infervora ancora anima.
Certo non è semplice percepire te
nei marosi quotidiani
dentro gli sguardi feriti…
Ma tu affondi la spada dell’amore
nella sofferenza più atroce…
E alla fine mi chiedo di cosa s’empie
il mio inutile lamento…
E tu apri le porte al mio cinico egoismo
a guardare oltre il naufragio del mondo.
Ora vedo la tua luce.
© Francesca Patitucci
03/05/2025 | pubblicazioni_poesie | Nessun commento
Il bacio tra noi fu un’interruzione nel sistema,
una specie di punto e virgola saltato a piè pari
nella mia sintassi quotidiana.
Non c’erano violini quel giorno,
ma solo un semaforo arancione
che scandì l’attimo giusto.
Le tue labbra avevano il sapore
della disperazione,
della paura appesa tra il cuore e la gola,
ma per me era solo pane caldo
dopo un lungo digiuno.
Quel bacio arrivò, gentile e spietato.
Inevitabile.
Regolò l’orologio indietro di un secolo,
silenziò ogni retorica che premeva sulle nostre lingue
e diventammo la premessa di un errore.
Poi, non ci siamo più scritti
e non abbiamo parlato;
il telefono è rimasto muto
dietro il suo cristallo nero.
Il mondo non è esploso come volevamo,
o come temevamo,
e non so se questo ancora mi pesa.
Ma c’è una curva pericolosa
nel percorso della mia memoria
dove ancora rallento
perché in quel punto, un giorno,
davanti ad un semaforo arancione,
il tempo ha frenato di colpo.
© Angela Maria Malatacca
03/05/2025 | pubblicazioni_poesie | Nessun commento
I vestiti un po’ stretti fan da arredo nei cassetti, semiaperti
li guardo a mezzo sorriso
nelle memorie carezzate dal tenero d’una madre.
Le gambette corte facevan fatica
ad accordare pensieri vispi e veloci.
Il silenzio, ora, morde la lingua, ché il verbo appare inconcludente
per quanto ancor ti vorrei dire.
A lume di candela mi seggo
e un fiume di parole si scaglia su una timida ragione
a donarti una luce che vorrei abbracciassi, quando il mondo s’oscura alla tua fiducia
ai tuoi sogni imbrattati
da chi non ti comprende.
Non so se sciorinare le brutture
della vita o la sua bellezza raccontarti
figlio mio
ché l’andazzo in su e giù come emozioni alle montagne russe è pane quotidiano
che appaga e dispera.
E la mia penna, stasera
elemosina il suono
di spalle alla luna incantatrice
acché io non perda il filo dei
pensieri
a svuotare i grumi e le gioie
appesi a occhi e fiato che vegliano
sui tuoi passi incerti e orgogliosi
di giovane uomo.
E poi, chissà… se avrò coraggio
a consegnarti questo foglio misero
pieno di me, di noi
come feto a nutrirsi del caldo e liquido
nido d’amore ch’ancor non carpiva luce.
Ma era già amore immenso.
È quasi l’alba, il caffè è freddo
un’altra notte
ho piegato all’insonne desio
d’entrare nel tuo cuore
e soddisfare tutto il bene imploso
che aliterà sul mio giaciglio
notte e giorno, come solo una madre fa.
Perdonami, figlio, se altro vorresti
da me, accetta ciò che io riesco a donarti.
La mia penna poggio sui tuoi occhi
che bei sogni possano essere
i tuoi affanni, nei miei!
Francesca Patitucci
Diritti riservati
03/05/2025 | pubblicazioni_poesie | Nessun commento
Cucite addosso alle parole sono le sofferenze,
si incastrano come libri messi in riga
su uno scaffale, stretti,
spessi, colmi di un’essenza,
messi da parte a farsi statue.
Sono dentro le maledizioni
certi corpi,
si trascinano
all’infinito, a lambirci come piume
divorati da una rabbia indomita.
Come può un corpo
straziato
emanare soave voce!
Eppure, esiste un posto,
dove le parole hanno un eco
sì forte da far tremare il mondo.
Sono le parole sofferte
a trionfare
fuori dalle crudeltà.
Ballano come una ossessione e rimangono la!
#grazielladechiara 16/05/2024