Page 71 - RIVISTA NOIQUI AGOSTO 2023
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LucIA LO bIAncO


 LA MIA VOCE VIAGGIA COL MARE  capire se le mancasse veramente. Si era sempre dimostrato avaro d’abbracci e lei si era rifugiata


 Aveva sempre creduto che il mare parlasse. Sì. Le avevano detto così. Vedrai che ti indicherà   negli angoli accoglienti del corpo materno che l’aveva generata. Ne conosceva ogni aspetto e
               odore: solo la mamma era in grado di darle quelle certezze che da un po’ di tempo erano state
 la strada dal fondo blu delle sue acque e le onde ti daranno luce, cullandoti fino ad acquietare   annientate dal regime dei talebani. Da lei aveva saputo tutto sul passato del loro paese. Leyla, la

 le vibrazioni della tua pelle. E lei aveva pensato che fosse proprio vero perché si era messa ad   sua mamma, aveva conosciuto da piccola il regime dei talebani ma poi le cose erano migliorate

 ascoltare dal bordo della barca dove stavano ammassati e le era parso di sentire una voce che   grazie ad interventi esterni e le donne avevano riavuto la possibilità di studiare e andare a scuo-
 cercava di confortarla. Poi, lentamente, si era addormentata mentre la mamma continuava a   la. Nel corso di quegli ultimi vent’anni loro si erano quasi occidentalizzate per ripiombare, ora,

 stringerle la mano.   nel baratro più buio ed oscuro. Leyla, la sua mamma, aveva deciso che sua figlia dovesse vivere

 Shamira e sua madre viaggiavano da giorni. Una traversata per terra e per mare cercando di   una vita da ragazza normale. Leyla e sua figlia non avevano scelto di fuggire: era la fuga che era
 creare le distanze da quell’Afghanistan dove vivere era solo inferno.   venuta a cercarle.

 “Non riuscirai ad andare a scuola se resteremo qui”, diceva la mamma. “Sei una ragazza”.   Dal barcone stipato di pelle e di odori Shamira si perdeva nel buio profondo delle acque. Il mare!

 E infatti Shamira leggeva di nascosto. Si incontrava con le sue amiche in una casa sicura, dove   Vederlo era stata l’esperienza più affascinante della sua vita. Improvvisamente si era ricordata
 i talebani non l’avrebbero mai trovata. E lì lasciavano liberi i sogni e le fantasie. Per i talebani   di tutte le storie che aveva letto, nascosta nell’oscurità della sua terrazza, dove i suoi personaggi

 una donna non poteva avere fantasie. Una donna non doveva pensare.   viaggiavano e si perdevano per mare. Le era capitato tra le mani un libro che raccontava le av-

 Poi un giorno la sede era stata scoperta e i talebani avevano preso la sua amica Jamila e sua   venture di un certo Ulisse, un eroe greco che dopo avere combattuto e vinto una guerra lontano
 madre. Nessuno sapeva che fine avessero fatto. Allora la mamma aveva capito. Bisognava an-  da casa aveva impiegato dieci anni per rientrare nella sua patria. Dieci anni! Lei che in quella pa-

 dare. La mamma voleva un futuro diverso per lei, lontano da Herat e dal regime dei talebani.   tria che Dio le aveva destinato c’era nata e cresciuta allora aveva pensato che dieci anni fosse un

 Organizzare la fuga era stato difficile. Racimolare i soldi di nascosto e senza l’aiuto di papà.   periodo davvero interminabile. Ma adesso capiva che non sarebbe bastata una vita intera per ri-
 Secondo lui bisognava adattarsi e tutto sarebbe andato bene. Poi un giorno al mercato mam-  vedere il cielo di Herat e colorarlo con il bianco delle sue morbide dita di ragazza, seguendone il

 ma era stata avvicinata da un signore alto e magro, con gli occhiali scuri. A Shamira non   filo indistinto fino all’orizzonte. Herat e le sue tinte tenui le avrebbe portate dentro, per sempre.

 piaceva per niente. Avevano parlato di soldi. Tanti, troppi e Shamira aveva avuto paura che   Ulisse! Che eroe affascinante. Aveva seguito e vissuto tutte le sue disavventure attraverso il
 non sarebbe più riuscita a ritornare a scuola e sfiorare le pagine delicate dei libri su cui aveva   Mediterraneo. Appariva davvero inospitale quel mare se riusciva a trascinare l’astuto re di Itaca

 studiato con gioia, fino a due anni prima. La mamma l’aveva presa da parte e le aveva chiesto   impedendogli di procedere e intrappolandolo di tanto in tanto in qualche isola sperduta. Sem-

 di collaborare. Erano state costrette a vendere qualcosa a cui lei teneva tanto, ma era l’unico   brava proprio che la mala sorte lo perseguitasse ma la intrigava parecchio il modo in cui non si
 modo. Non ne esistevano altri.  arrendesse mai, anche di fronte al destino più avverso. Anzi le pareva che riuscisse a trovare la

 Sulla barca si sentivano ancora i profumi di Herat. Non riusciva a staccarsi dagli occhi il co-  forza di reagire anche nelle situazioni più difficili e impossibili, con o senza l’aiuto degli dèi. E

 lore della sera che lentamente si dilegua dietro le montagne rendendole trasparenti di un rosa   le donne poi! Dal piccolo angolino nascosto della sua adolescenza Ulisse si profilava come un
 tenue e innaturale. Il grigio polvere delle strade di giorno allora scompariva e lei correva su in   principe ricco di fascino, proprio come quello dei suoi sogni, dotato di poteri soprannaturali.

 terrazza a osservare il dolce declino nel buio che le avrebbe consentito di sciogliersi i capelli   Anche per lei ci sarebbe stato un Ulisse che avrebbe scalato il rozzo muro di casa sua per por-

 liberandoli dal copricapo di pesante tela nera. Amava la notte fresca e purificatrice. Nessuno   tarla via da quella terrazza dove nascondeva i suoi più intimi desideri.
 faceva caso a una ragazza che legge, di notte. Nessuno le avrebbe impedito di vivere in quelle   Quei giorni di stremante viaggio e difficile traversata nel Mediterraneo ormai avevano fatto

 storie di viaggi e di avventure in paesi a lei sconosciuti. Adorava i miti e le leggende e imma-  scomparire qualsiasi esistenza del leggendario Ulisse dalla sua giovane immaginazione. Gli uo-

 ginava di trovarsi lì, proprio lì, in quelle strade bianche e assolate, con una leggera brezza che   mini e le donne che la circondavano indossavano il ricordo di vesti che avevano certamente
 scompiglia le vesti e spingeva il passo in avanti verso magnifici spettacoli naturali in palazzi   conosciuto tempi migliori. I corpi se ne stavano accasciati senza forze, come chi non riceve le

 eleganti, ricchi e fastosi. La fantasia di una ragazza può davvero perdersi per sempre dentro le   giuste attenzioni da tempo. I primi giorni avevano cantato tutti insieme e Shamira aveva comin-

 pagine di una storia così, quasi si trattasse di una scatola magica colma di sorprese.   ciato a disegnare con gli occhi il paese che le avrebbe accolte, lei e la mamma. Si era ricordata
 Una sera però quelle pagine le erano cadute giù, dall’alto muro della terrazza.   di tutte le storie che si raccontavano sull’Italia. Molti suoi connazionali erano riusciti ad andare

 Qualcuno le aveva raccolte l’indomani e avevano fatto il giro del quartiere. I talebani aveva-  lì e dopo qualche lettera iniziale non si erano più fatti sentire. Doveva proprio essere un paese

 no cominciato ad andare di casa in casa per chiedere di chi fossero. Con le facce allungate ed   bellissimo e lei voleva scoprirlo a poco a poco. Le avevano detto che le donne erano più libere lì,
 inespressive ti guardavano trattenendo qualsiasi emozione e le smorfie accentuate intorno alla   che si poteva andare a scuola, studiare e leggere libri senza essere costrette a nascondersi. Anche

 bocca non lasciavano intuire niente di buono. Uno in particolare, Abdul, l’aveva puntata già da   lei sarebbe andata a scuola e avrebbe fatto amicizia con ragazze che magari non erano neanche
 tempo. Con una piega sul lato destro del labbro carnoso le aveva chiesto quanti anni avesse.   costrette a mettersi il velo. Il viso, gli occhi e la fronte li avrebbe portati con orgoglio e coraggio

 “Tredici anni è una buona età per accasarsi”, le aveva detto poi.   sotto il sole. Nessun talebano avrebbe potuto impedirglielo.

 Non le piaceva. Non le piaceva affatto. Shamira non ci pensava per niente ad “accasarsi” con   *****************
 nessuno. Con quel tipo, poi!  Nell’angolo stretto in cui si erano rifugiate vedeva la mamma dormire. Finalmente Leyla era ri-

 Non erano riusciti a risalire a lei, per fortuna, ma tutto era diventato più difficile. Uscire a fare   uscita ad appisolarsi. Doveva essere proprio stanca da morire. Il mare intanto stava cambiando

 una semplice passeggiata, ad esempio, oppure passeggiare in terrazza la sera. Pensare, osser-  colore. Si era trasformato in un blu notte con striature bianche di spuma che spiccavano per
 vare il cielo all’imbrunire, perfino sognare si erano trasformati in un miraggio. Shamira e la   contrasto. Pareva anche che fosse aumentato di volume così da superare a tratti e in misura sem-

 mamma avevano realizzato all’improvviso che non si poteva più, in quel momento ad Herat,   pre più crescente il livello del barcone in cui viaggiavano. Improvvisamente sentì una mano che

 contare sulla possibilità remota che il miraggio diventasse realtà. Loro volevano, esigevano la   le sfiorava la spalla sinistra. Si voltò e si trovò vicino una bocca carnosa dall’espressione malva-
 realtà.       gia. Mio Dio! Ma non poteva essere Abdul! O forse era soltanto qualcuno che assomigliava a

 Non avevano fatto in tempo a salutare papà. Non lo sentivano da giorni e lei non riusciva a   lui. Ma cosa voleva da lei?




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