Page 53 - RIVISTA NOIQUI APRILE 2022
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Ksar Ouled Soltane Ksar Debbab
Resti di un vecchio ksar, costruito sulle rovine di un forte romano, si rinvengono nei pressi dell’oasi chiamata per l’appunto
Ksar Ghilane situata fra le sinuose dune del Grande Erg. Un fitto palmizio, un boschetto di tamerici e una pozza d’acqua
termale caratterizzano il luogo. Il pernottamento esclusivamente in tenda - nella zona non esistono strutture alberghiere,
almeno nel senso classico del termine - può effettuarsi presso un campo berbero, nella propria tenda, oppure presso il Pan-
sea Hotel & Resort, una sorta di elegante e originale albergo nel quale le comuni stanze sono sostituite da tende provviste
di pompe di calore e di toilette. Un’alta torre in muratura permette di contemplare il deserto di notte sotto il brillio di un
manto di stelle regalando così momenti intensi, magici e… romantici.
Percorrendo un lungo tratto fuori pista fra le sabbie dai colori cangianti del Sahara,
lasciandosi dondolare dai traballii della jeep e gustandosi
il silenzio, a malincuore, si ritorna a Douz. Per prolungare le composite sensazioni
che le sconfinate distese di sabbia sono capaci di evocare si prosegue verso Sabria,
a circa 30 chilometri da Douz: una piccola oasi e un pittoresco e misero paesino
dove animali e uomini convivono in perfetta armonia. Da qui, rivolgendosi al tito-
lare dell’unica agenzia viaggi che esiste nella zona - sembra quasi impossibile che
possa essercene una - si prosegue in fuoristrada per Aounet Rajah, un villaggio
ormai abbandonato per mancanza d’acqua. Il tetto a cupola della tomba di un ma-
rabutto affiora appena dalla sabbia, case diroccate punteggiano la distesa e palme
rinsecchite, di cui sono visibili soltanto i tronchi adusti, emergono solitarie. Il sole
sta per calare e i raggi tingono di viola il paesaggio. Questa immagine surreale è
l’ultimo regalo che il Sahara sa donare.
A Matmata, ancora un set di Star Wars presso l’hotel Sidi Driss. È scavato nel
terreno come tante case berbere della parte più antica della città. Il termine berbe-
ro attribuito alle popolazioni Nordafricane, incontrate dagli arabi durante le loro
conquiste, deriva dal greco "Barbaros". In origine il termine usato dai Greci non SIDI BOU SAID, LA CITTÀ BIANCA E BLU DELLA TUNISIA
aveva un’accezione dispregiativa, piuttosto significava colui che parlava una lingua
incomprensibile, diversa dal greco. Soltanto successivamente ha assunto una con-
notazione diversa.
Le case a pozzo scavate nella roccia, alle quali si accede attraverso una galleria, pre-
sentano un cortile centrale da cui tramite ripide scale si raggiungono vari ambienti.
Alcune donne berbere indossano sgargianti vestiti, hanno i capelli tinti con l’henné e la pelle delle mani e del viso decorata
con tatuaggi.
Matmata: hotel Sidi Driss
Meno turistico di Matmata, ma altrettan-
to suggestivo è il villaggio di Haddej che
si incontra sulla strada di ritorno, in di-
rezione di Gabes. Qualche moccioso si
fa dappresso: le manine protese verso i
finestrini dell’auto reclamano spiccioli o
caramelle. Di lì a poco sopraggiungono
anche alcuni adolescenti, che, per farsi largo fra i bambini questuanti, fanno la voce grossa. Intimoriti i bimbi corrono via e
gli sbarbatelli prendono il loro posto, improvvisandosi guide. Anche qui case, stalle e persino frantoi sono tutti sotterranei.
L’inondazione del 1969 ha reso inagibili molte abitazioni che sono state abbandonate.
Situata a circa 200 chilometri da Tunisi, Mahdia è una graziosa e accogliente cittadina costiera. Attraverso l’imponente por-
ta fortificata Skifa el-Kahla si giunge nella bianca medina. Percorrendo la strada dritta e acciottolata, sulla sinistra si incon-
tra una piccola piazza, denominata Place du Caire, costellata di alberi dalle fronde ombrose, pergolati e minuti bar. Eretta
sul luogo dove sorgeva una fortificazione fatimida, una poderosa fortezza del XVI secolo si eleva sul punto più alto della
penisola. Ai suoi piedi un cimitero dalle tombe tutte bianche degrada fino al mare creando un suggestivo impatto visivo.
Per chiudere in bellezza questo viaggio attraverso le atmosfere ovattate del deserto, i colori abbacinanti dei vari chott, i
paesaggi lunari, i villaggi abbandonati, gli incantevoli e magici ksour, gli interessanti siti archeologici è d’obbligo una visita
al Museo del Bardo di Tunisi. Splendidi mosaici, di cui alcuni in ottimo stato di conservazione, provenienti da siti numidici
e romani sparsi sul territorio tunisino riempiono le sale. Alcuni sono molto grandi, altri di dimensioni più ridotte; alcuni
tappezzano le pareti, altri abbelliscono il piano di calpestio; alcuni esibiscono colori sfavillanti, altri più tenui; in comune,
però, tutti posseggono una tale forza evocativa che sembra di rivivere antichi miti.
ANTONELLA POLENTA
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