Page 50 - RIVISTA NOIQUI APRILE 2022
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anTOnELLA pOLEnTA
volte disseminato di foreste di conifere e di alvei di fiumi in secca. I reperti più interessanti del sito archeologico di Sbeitla
sono i tre templi, posti uno accanto all’altro, eretti in onore delle divinità capitoline romane: Giove, Giunone e Minerva
L’ALTRA TUNISIA che svettano nel foro cui si accede attraverso una porta monumentale dedicata ad Antonino Pio. Rimarchevole è anche un
IL VERO VIAGGIO DI SCOPERTA NON CONSISTE NEL CERCARE NUOVE TERRE, MA NELL'AVERE fonte battesimale a mosaico situato nella basilica di San Vitale fatta erigere dai bizantini. Attraverso Gafsa si giunge a Métl-
aoui, centro desolato, senza attrattive e con scarsa ricettività turistica se si fa eccezione per due alberghi di basso livello che
NUOVI OCCHI. “VOLTAIRE” sarebbe meglio evitare, ma tappa obbligata per chi ama i viaggi in treno. Costruita dai colonizzatori francesi per trasportare
Due sono le strade principali che da Tunisi conducono nel cuore della Tunisia, ovvero nella Tunisia berbera, dove ancora si i fosfati dai giacimenti fino al mare, la linea ferroviaria congiunge Métlaoui a Redeyef. La stazione tinteggiata di bianco e
di celeste si presenta pulita e il Lezard Rouge, treno reale donato dai francesi al Bey di Tunisi agli inizi del secolo scorso,
avvertono, seppur smorzati, i ritmi africani, ritmi attutiti dalle influenze occidentali e da torme di dominatori che ne hanno con il suo colore carminio scintilla sui binari. I vagoni completamente restaurati esibiscono arredi eleganti ed eterogenei:
violato l’essenza. Una corre lungo il mare e, attraverso città quali Sousse, El Jem, Sfax, Gabes, che i circuiti turistici pro- poltrone rosse damascate, salotti in pelle nera trapuntata, bancone bar in mogano. Non mancano vagoni più dimessi, quelli
pongono di sovente, porta a Matmata, la città berbera per eccellenza; l’altra, a ridosso delle montagne, con un percorso destinati alla servitù e al trasporto merci e che comunque esercitano un certo fascino. Ci si immagina il fermento di quando
sinuoso e di grande suggestività raggiunge lo stesso Matmata, anche se impiega più tempo. il Governatore di Tunisi assieme alla sua scorta di uomini e di viveri si apprestava a salire sul convoglio per raggiungere la
L’itinerario classico che in genere ha una durata di 8 giorni, dopo una visita a Sidi Bou Said e a Cartagine, via Hammamet, sua residenza estiva. Probabilmente dai romantici balconi in ferro battuto contemplava il paesaggio: dapprima pianeggian-
che può essere facoltativa, conduce a Sousse, città insignificante e polverosa, che potrebbe essere ignorata se non fosse per te via via sempre più dirupato e scosceso. Nel tratto più bello il treno corre accanto al letto del fiume Selja e alte pareti di
il Museo Archeologico dove sono conservati mirabili mosaici provenienti dai numerosi siti archeologici tunisini. Da Sousse, arenaria lo affiancano. L’emozione travolge e un senso di vacillamento offusca la vista. Non è solo l’incantevole paesaggio
deviazione per Kairouan, culla dell’islamismo nord- africano e importante centro per la lavorazione dei tappeti e, dalla che colpisce, la splendida gola, un piccolo gruppo di palme, il fiume in secca in alcuni punti, ma l’atmosfera del viaggio.
parte opposta, per Monastir, famosa per il Ribat, monastero islamico fortificato, utilizzato come set cinematografico per Sembra di procedere a ritroso nel tempo allorché la natura possedeva ancora il fascino primigenio; l’unico rumore: il fischio
le riprese di alcune scene del film Gesù di Nazareth di F. Zeffirelli e di molte scene del film Brian di Nazareth di T. Jones. del treno. Per prenotare occorre telefonare all’Ufficio del Lezard Rouge sito a Métlaoui.
Ripresa la strada principale si giunge a El Jem. Vent’anni fa, quando si arrivava a El Jem, si rimaneva colpiti nel vedere Da Métlaoui proseguendo a ovest verso il confine algerino si incontrano le oasi di montagna utilizzate dai romani come li-
l’imponente anfiteatro romano levarsi su un pianoro sabbioso, con tante piccole case tutt’attorno. La pietra ocra usata per nea difensiva contro le invasioni delle popolazioni sahariane. Abbandonati in seguito all’al-
la costruzione, il cielo indaco e l’atmosfera ovattata riportavano indietro di svariate lune. Ci si aspettava quasi di scorgere, luvione che si ebbe alla fine degli anni sessanta, ora dei villaggi berberi restano soltanto le
fra nugoli di polvere, una biga arrivare da lontano. Ora, senza nulla togliere alla maestosa architettura dell’arena, non si ha spettrali ossature terrose delle case e dei muri di recinzione. Situata a un solo chilometro
più quella sensazione. Le case non sono cresciute in altezza, anche se ce n’è qualcuna in più, il cielo ha mantenuto il suo dall’Algeria, Mides sfoggia uno spettacolare sperone di roccia la cui morfologia a strati si
bell’azzurro, la pietra non ha alterato il suo colore, l’anfiteatro, però, ha perso il collegamento col passato. È bastato un distingue anche a una certa distanza. Tamerza, la più estesa, presenta una piccola cascata
muro di recinzione, una cavea d’accesso, una filza di aiuole e vialetti sul lato nord del monumento per spezzare per sempre che si riversa in un altrettanto piccolo lago, nel quale nuotano alcuni anatidi e un fiume
la magica visione. incassato in un canyon. Un’oasi di un verde scintillante racchiusa fra suggestivi costoni di
Dopo la città costiera di Sfax, dove si visita l’ennesima medina, si incontra Gabes, un grande centro industriale permeato roccia e un’azzurra pozza d’acqua alimentata da una sorgente che sgorga da una faglia ca-
dagli odori acri e pungenti che le fabbriche lasciano effondere nell’aria. Una nube di condensazione delle sostanze inqui- ratterizzano la fascinosa Chebika (vedi foto).
nanti opacizza il cielo.
A differenza di questo percorso piatto, caotico e poco allettante nonostante la presenza del mare, c’è l’altro che segue dol- Raggiungibile da Tozeur con un’escursione in 4x4, Ong Jemal non è altro che un lembo di
cemente le tortuosità, a volte collinari, a volte montane, della strada e si spinge nel sud offrendo paesaggi sempre diversi. superficie lunare precipitato sulla terra. Arrotondate dune grigiastre e una montagnola
Da Tunisi si arriva a Beja, una tranquilla cittadina di collina che offre una piccola medina imbiancata a calce nella quale un rocciosa che di profilo assomiglia al collo di un cammello, da cui il nome arabo Ong Jemal,
mercato essenzialmente di frutta e verdura ostenta una sorprendente varietà di colori e di odori. Con le sue pianure irrigue hanno ispirato registi quali Anthony Minghella per il paziente inglese e George Lucas per
Beja costituisce uno dei più importanti centri ortofrutticoli della Tunisia. Da Beja si raggiunge Bulla Regia, un sito numidi- Guerre Stellari. Al di là di una duna più alta delle altre si apre il villaggio di Mos Espa: bas-
co situato sulle pendici dello Jebel Rebia. Il fascino del luogo è dovuto soprattutto alla presenza di ville sotterranee costruite se costruzioni smussate, ancora in buono stato di conservazione, e futuribili pali in legno
per contrastare il caldo canicolare della regione. Alcune ville oltre a presentare un peristilio conservano ancora splendidi sono quel che resta del set cinematografico allestito per le riprese di un episodio di Star
mosaici, come nella Casa della Caccia, in quella Wars.
della Pesca e nella casa della Venere marina, detta anche Anfitrite. Nella Casa della Pesca, la villa più antica, si può ammirare
anche una graziosa fontana.
Altra città romana degna di nota e che l’UNESCO ha dichiarato patrimonio dell’umanità è Dougga. Collocata in incante- Una scena di Guerre Stellari
vole posizione sul ciglio dei monti Téboursouk, ricopre una estesa superficie in declivio. Accanto all’ingresso, un grande
teatro scavato nella roccia diviene, d’estate, sede di rappresentazioni e spettacoli. Le strade recano ancora i solchi dei carri.
Nella piazza, detta della Rosa dei Venti, una gigantesca rosa incisa sul piancito riporta i nomi dei dodici venti e le fasi lu- Nei dintorni di Tozeur, un altro luogo che vale la pena visitare se si è ap-
nari. In buono stato di conservazione il Campidoglio si erge maestoso sulla sommità di una collina. All’interno della cella, passionati di location è Sidi Bouhlel. Un ampio canyon, usato anche questo
che costituiva il santuario, tre nicchie poste sulla parete nord accoglievano le statue delle principali divinità del Pantheon come scenario di Guerre Stellari, si snoda per un lungo tratto. Il luogo è
romano. Al centro, nella nicchia più grande, era sistemata una gigantesca statua marmorea di Giove, ai lati, come ancelle deserto e nessun’anima circola nella zona se si fa eccezione per il custode di
erano poste le statue di Giunone e Minerva. Resti di numerosi templi punteggiano qua e là l’area e un raro mausoleo libico un marabutto abbarbicato su un costone di roccia.
punico, che ha un suo gemello a Sabratha in Libia, destinato alla sepoltura di un re numida, svetta nel cielo tanto da essere
visibile dalla piazza del mercato. Delle Terme Liciniane sopravvivono le varie stanze del tepidarium e del calidarium.
Attraverso il lago salato
Chott el Jerid, i cui riflessi a
Dougga: Campidoglio volte dorati, a volte violetti abbagliano la vista, si giunge a Douz dove una
porta aperta sul deserto segna l’inizio del Sahara. Da qui escursioni orga-
nizzate in
Riprendendo la strada che va verso il sud si giunge a Le Kef, in arabo la roccia, 4x4 conducono fra le sabbie e le dune del Grande Erg
una città collinare che domina con la sua massiccia Kasbah il fondo valle. Ar- Orientale.
roccata sul fianco dello Jebel Dyr fu fatta erigere dai turchi. Con una mancia
elargita al guardiano si può visitare l’interno e scattare qualche foto dall’alto.
Accanto è situata la basilica usata per un certo tempo come moschea. Poco
distante sorge la moschea Sidi Bou Makhlouf il cui minareto ottagonale fa da
sfondo a un candido scenario composto da una gradinata racchiusa prospet- Da Bir Soltane, dirigendosi a est e lasciando il deserto alle proprie spalle,
ticamente da mura e da un grazioso piazzale su cui, all’ombra di un albero, attraverso Beni Kheddache, si giunge nella zona degli Ksour (plurale di ksar), suggestive costruzioni fortificate berbere
trovano posto piccoli tavolini rotondi e sedie dipinte d’azzurro del vicino bar.
Invece di dirigersi direttamente a Kasserine, da cui si arriva a Sbeitla, altro sito romano, è più suggestivo il percorso situato edificate per l’immagazzinaggio dei cereali e di altre derrate alimentari. Spesse porte e muri di cinta li proteggevano dagli
assalti di tribù rivali. Alcuni si sviluppano su due piani, altri si elevano ancora più in alto, alcuni sono già stati restaurati, altri
più ad ovest che conduce alla Tavola di Giugurta prima e ad Haidra poi. A pochi in corso di restauro, o diroccati. Tante finestre e porticine si susseguono le une accanto alle altre come occhi spalancati e
chilometri dall’Algeria, la montagna dalla cima piatta deve il suo nome al re della strette scale si inerpicano in alto. Le stanze, dette ghorfa, piccole e racchiuse in una volta a botte, si affacciano tutte su uno
Numidia Giugurta che l’utilizzò come fortezza per difendersi dagli attacchi dei ro- stesso cortile. Alcuni pali sporgono dai piani più alti, probabilmente erano dei supporti per rudimentali argani. Il primo ksar
mani. Ultimo avamposto tunisino prima del confine con l’Algeria, Haidra si rivela che si incontra provenendo da Beni Kheddache è lo Ksar Hadada, reso famoso anch’esso, come tante altre località tunisine,
una sorpresa. Il paesaggio è in piano e la strada corre dritta. All’improvviso, sulla da George Lucas. Un’appariscente targa situata all’esterno segnala agli ignari visitatori l’evento.
sinistra, un Proseguendo verso sud in direzione di Tataouine si incontra lo Ksar Ouled Soltane, il più incantevole fra tutti. Sembra che
massiccio arco di trionfo dedicato a Settimio Severo, in pietra rossa, si staglia contro delle fate debbano affacciarsi alle finestre per spruzzare una manciata di polvere magica sui passanti. Risalendo verso nord
il cielo (vedi foto). Un monumento isolato emerge più sotto e altri resti si intrave- a circa una decina di chilometri da Tataouine si incontra lo Ksar Debbab. Completamente restaurato si estende
dono in lontananza. Un paesaggio bucolico compare girando su una strada sterrata intorno a più cortili. A memento della scoperta nella zona di ossa di dinosauri, gigantesche riproduzioni si ergono lungo
a sinistra: pecore bianche e qualche rara pecora nera pascolano intorno ai ruderi. il percorso snaturandolo. Un piccolo e colorato museo che esibisce manufatti berberi è stato allestito all’interno. Douiret,
Piccole piscine calcaree ricordano Pamukkale, seppure in miniatura, e l’Oued Hai- un villaggio berbero abbandonato e incastonato su uno sperone di roccia, ospita un altro suggestivo e antico granaio. Da
dra serpeggia azzurro fra i massi dorati. Douiret si riprende la via per il deserto e dopo circa tre ore di jeep si giunge a destinazione.
Da qui il tragitto che conduce a Sbeitla è altrettanto incantevole, a volte arido, a
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