Page 100 - RIVISTA NOIQUI GIUGNO 2021
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In questo mese di giugno in cui i fiori primaverili
stanno per lasciare i rami prosperosi di foglie per
realizzare la loro mutazione in frutti generosi, vo-
gliamo porre la nostra attenzione circa la riflessione
del non compiuto.
Il non vissuto legato all’impossibilità dei soggetti di
porre in essere loro stessi.
Quanti fiori, uccelli, cuccioli o giovani, non potran-
no godere del frutto estivo? Dei tramonti color ro-
sacei e delle formidabili notti stellate legate all’equi-
nozio estivo?
Certo molti saranno stati privati da forse esterne di
tale piacere, non dimentichiamo mai che un fiore
colto da un ramo finisce la sua evoluzione, uscendo
dalla catena degli eventi legati alla sua condizione
d’essere. E quanti uomini hanno lasciato interrotti i
propri progetti, i loro sogni, le loro speranze, a cau-
sa del tempo che si interrompe senza preavviso? Certo per chi ha fede in una vita oltre la
vita, ognuna di queste creature ha in sé la possibilità di un oltre la vita che ci dona pace e
tranquillità.
Eppure, leggendo Dante sappiamo che non per tutti il destino è uguale e sicuramente la
possibilità di una pace interiore dopo la morte è legata alla capacità in vita di fare e pren-
dere decisioni. Così i suoi tre regni sono caratterizzati sempre da una conseguenza circa
il proprio sentire interno e le proprie azioni esterne.
Non sono prive di verve linguistica le tre cantiche che a partire dalla selva oscura, ossia
dalla condizione naturale dell’uomo immerso nel vivere moderno, attraversa la perdizione
che porta alla perdita di ogni speranza, per ridestare il cuore attraverso il peregrinare nel
cammino di purificazione e accettazione della limitatezza umana, fino a giungere al regno
di luce e amore che ognuno di noi brama.
Ed in ogni regno troviamo una radura che ci accompagna verso il suo ingresso.
Verso la porta ove si può lasciare la speranza, ove essa è legata alla divina misericordia,
actio deum, e infine alla suprema presenza di colui che non può esser circumscritto (Purg,
canto 11, v 1-3)
Di particolare rilievo nello studio del viaggio spirituale di Dante è la collocazione di colo-
ro che attendono fuori dai regni il loro destino, in particolare poniamo la nostra attenzio-
ne alla categoria degli ignavi. Collocati fra il limbo e l’inferno, in un’agonia che non trova
posto neanche in inferno troviamo gli ignavi.
Il sommo poeta ha una concezione molto negativa circa queste anime collocate nella
parte dell’Antinferno.
Se ricerchiamo l’etimologia del termine esso deriva dal latino ignarus composto da in per
non e gnatus, natus, pronto, diligente, sollecito. Definisce persone pigre, vili, codarde
Nella Divina Commedia, invece, Dante definisce gli ignavi come “l’anime triste di coloro
Che visser sanza infamia e sanza lodo” color che non avevano scelto mai
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periodico mensile del gruppo NOIQUI