Page 106 - RIVISTA NOIQUI GIUGNO 2021
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TRA MITOLOGIA E LEGGENDA
LA GRANDE SFINGE DI GIZA -
(QUARTA PARTE)
LA STELE DEL SOGNO E IL MISTERO DELLA SECONDA SFINGE
Una cosa è certa, i monumenti di Giza ri-
masero un enigma non solo per gli antichi
egizi ma continuarono, e continuano, ad
esserlo anche per gli studiosi moderni.
Con la Piramide di Cheope, la Sfinge pre-
senta tanti e tali enigmi la cui soluzione è
ancora lungi dall'essere trovata. Come ab-
biamo detto, in tempi a noi più vicini, fu
Giovanni Battista Caviglia, esploratore,
navigatore ed egittologo italiano, nato a
Genova nel 1770, che nel 1816, rapito
forse dal fascino del colosso accovaccia-
to, iniziò una serie di scavi sul fronte della
statua proprio sotto la testa, procedette
fino a scoprire tutta la parte sottostante
del monumento e delle zampe anteriori.
Qui vennero rinvenuti i resti della barba
e la testa dell'Ureo reale. Ma la cosa più im-
portante fu il ritrovamento della "Stele del
Sogno" di Thutmosi IV. All'atto del suo ritrovamento però la stele non diceva molto
agli archeologi in quanto i geroglifici non erano ancora stati decifrati. La stele è alta 114
cm, larga 40 cm con uno spessore di 70 cm, vi è riprodotta una lunga iscrizione sor-
montata da una scena nella quale Thutmosi IV fa offerte alla Grande Sfinge. Eretta da
Thutmose IV durante il suo primo anno di regno come una legittimazione divina del
suo potere faraonico. Ora tradotta la stele riporta il colloquio avuto in sogno da Thut-
mose, che, durante una partita di caccia, si era fermato a riposarsi all'ombra della testa
della statua, con la Sfinge stessa: <<........ egli si accorse che questo maestoso nobile
dio gli stava parlando dalla sua bocca come un padre parla a suo figlio.......io sono tuo
padre Horemakhet-Khepri-Ra-Atum.........>>. Durante il colloquio la Sfinge promise
il trono a Thutmose a patto che l'avesse fatta disseppellire dalla sabbia che la avvolgeva
fino al collo: <<.......... la sabbia del deserto, sulla quale un tempo io regnavo, (adesso)
mi è nemica..........>>. L'ultima parte dello scritto è andata perduta causa l'erosione
della pietra. Salito al trono Thutmose IV mantenne la promessa e fece restaurare la sta-
tua inserendo tra le sue zampe la stele. Oltre a quanto già accennato sopra, dagli scavi
effettuati tra le zampe anteriori vennero pure ritrovati resti di un tempietto e piccole
statue di leoni di pietra dipinti di rosso, Caviglia trovò anche un altare di granito con
segni di combustione. In un primo momento si pensò che fosse servito a compiere
riti sacrificali in onore della Sfinge ma in seguito si scoprì che risaliva ad un’epoca più
tarda. L'altare consisteva in una piccola costruzione con due colonne poste in modo
che lo sguardo della Sfinge potesse passare esattamente in mezzo ad esse. Secondo
alcuni egittologi la costruzione ricorda un altare rituale risalente all'epoca romana. Si
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periodico mensile del gruppo NOIQUI