Page 18 - RIVISTA NOIQUI GIUGNO 2021
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dEnIsE bAROncInI
VITA, SCOGLI E MARE
Avete mai provato ad arrampicarvi
sugli scogli?
É curioso come ogni passo che met-
ti su uno scoglio, ne possa dipende-
re quello successivo.
Dover stare attenta a dove metti quel
passo, altrimenti rischi di sbagliare
strada, andando a perderti o peggio
di farti male. A volte ti puoi trovare
in un punto senza via di uscita. In
quel caso che fare?
Semplice, torno indietro, rifaccio i
passi appena compiuti, mi guardo
intorno, rifletto.
Osservando la situazione che ho da-
vanti, in modo più ampio, riesco poi
a vedere il percorso giusto, anche se
ahimè, a volte non è propriamente il più semplice. Un po’ come nella vita non trovate?
Altra cosa bella è salire in cima ad uno scoglio. Ti devi aiutare interamente con tutto
il corpo, gambe e braccia devono collaborare all’unisono, per poterti arrampicare, ma
una volta lassù in cima, c’è una vista che lascia senza fiato. La vita fa la stessa cosa: ci
fa faticare strenuamente, a volte così stanchi, così frustrati da provare anche rabbia, ma
è la nostra caparbietà di non mollare, di proseguire su quella cima, che poi arriviamo a
vedere le meraviglie di questo mondo.
Mi è capitata una cosa curiosa. Ho trovato uno scoglio su cui volevo provare a salire.
Prima ho provato una direzione, ma ahimè non era quella giusta. Tornata indietro ne ho
provata un’altra. Risultato mi sono fatta male (niente di che, solo qualche graffio). Alla
fine, ho compreso che se avessi continuato a provare, mi sarei potuta fare davvero male,
magari anche cadere, quindi ho optato per la scelta più giusta, mollare.
Un po’ come le cose che vogliamo nella vita. Così presi a volere a tutti i costi quella cosa
lì, perché siamo certi che ci renderà felici una volta ottenuta. Tuttavia, ci ritroviamo a
star male, a ferirci, senza riuscire a mollare la presa. Invece secondo me è giusto a volte
mollare la presa, significa che c’è consapevolezza di noi stessi, dei nostri limiti. Questo
non significa che non possiamo essere felici, ma semplicemente che la nostra felicità non
risiede lì, ma da un’altra parte ed invece di continuare il nostro cammino per trovarla,
cosa facciamo? Si rimane lì, fermi, guardando la nostra finta felicità, che non riusciamo
a raggiungere e questo non porta che ad una cosa, tristezza.
Posso dire che quando ho mollato, non mi sono sentita triste, poiché in cuor mio sapevo
cosa mi stesse attendendo, qualcosa di ancora più bello… e così è stato.
Certe volte, per fare in modo che inizi qualcosa di nuovo, bisogno lasciare andare il vec-
chio.
Continuando per il mio cammino, mi sono ritrovata in punto in cui non c’era via d’u-
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periodico mensile del gruppo NOIQUI