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SOCRATE: LA CONCEZIONE DELL’ANIMA E IL DIALOGO
LIBERO ARBITRIO
Questa capacità di scegliere e poi rafforzare con il proprio modo di esprimersi,
nella gestualità o nel comportamento, è una cosa così piena e bella, da rendere
appagante ogni propria iniziativa in ogni appartenenza dell’inizio del cammino.
Del libero arbitrio, Erasmo da Rotterdam ne accennò lungamente e questa for-
ma di sentirsi liberi, nell’accettare o giudicare, fu poi ripresa dai più, come per
esempio Agostino che arriva a distinguerne i due concetti fondamentali,
che caratterizzano benissimo la
libertà perfetta, quest’ultima persa nel peccato originale.
È infatti in quel “posse non peccari” che si riserva di restare umano e legarsi al
bene, benché potesse volgersi al male.
Così in Duns Scoto, mille anni dopo all’incirca, la libertà è intesa come pos-
sibilità di determinarsi ad azioni opposte, mentre in Occam, teologo contem-
poraneo, si accentua il carattere arbitrario della scelta; l’indifferenza rispetto a
qualsiasi tipo di motivazione.
Di qui l’identificazione dell’arbitrio con l’arbitrio dell’indifferenza (lat. arbitrium
indifferentiae), ossia con lo stato d’animo di chi, di fronte all’esigenza della de-
cisione volontaria, non propende per una piuttosto che per l’altra alternativa;
formula estrema della libertà del volere, concepita come assoluta indipendenza
da ogni movente passionale e razionale, e quindi come puro arbitrio.
Da tale identificazione della volontà, con l’arbitrium indifferentiae, deriva l’im-