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fRAnCEsCO D’AngIO’
per tutta l'eternità”. (Nietzsche)
I fiori vengono in dono e poi si dilatano “Il mio pio desiderio era di vincere la battaglia, il male,
la tristezza, le fandonie, l'incoscienza, la pluralità
“La speranza è un danno forse definitivo” dei mali le fandonie le incoscienze le somministrazioni
d'ogni male, d'ogni bene, d'ogni battaglia, d'ogni dovere
d'ogni fandonia: la crudeltà a parte il gioco riposto attraverso
Così scriveva Amelia Rosselli, nella sua raccolta Documento, “truccandosi a prete della poesia il filtro dell'incoscienza. Amore amore che cadi e giaci
ma morta alla vita”, e come darle torto quando la tragedia ti segna fin dall'infanzia, agli albori supino la tua stella è la mia dimora.
di tutte le speranze. Caduta sulla linea di battaglia. La bontà era un ritornello
Come può la speranza farci un danno definitivo, qual è la cifra assoluta che non declina sol- che non mi fregava ma ero fregata da essa! La linea della
tanto un passaggio di consegne? demarcazione tra poveri e ricchi”.
Possiamo partire, per necessità di sintesi, da un'affermazione con pochissimi margini di dub- (Contiamo infiniti cadaveri)
bio, ovvero che nessun periodo o epoca storica può considerarsi del tutto priva di avvenimen-
ti nefasti, sia per ciò che concerne i rapporti tra i singoli individui, che tra le collettività. E poi ci sarebbe l'amore, perché “Tutto ciò che è fatto per amore è sempre al di là del bene
E dunque, la tragedia, personale e collettiva, con la prima che si riversa nella seconda, che e del male”.
profondità di solco scava intorno alla speranza, e per quanto profondo possa essere, è lei Ma se è vero che l'amore sopravvive alle cattiverie (la speranza), è altrettanto vero che le ali-
sempre famelica a chiedere di essere alimentata con sempre ulteriore male, con una richiesta menta, le nutre, le interpreta per non cessare di esistere, ed essa, la speranza, lo supera l'uomo,
che diventa pretesa in divenire per mantenere viva la sua tirannia, la tirannia della speranza. l'uomo costituito dalle sue paure e dai suoi arretramenti, un'umanità che non ama i suoi figli mi-
Essa pare volere il suo non raggiungimento, la sua non definitiva consacrazione, per perpe- gliori e che si maschera dietro a sistemi di valori precostituiti, per poi lasciarle il compito finale
trare una eterna dissolvenza. di lavacro di ogni dissimulazione.
“Scrivere è chiedersi come è fatto il mondo: quando sai come è fatto forse non hai più bisogno di scrivere. Per Per questo, dobbiamo sollevarci sempre, proseguendo ad essere il risultato di ciò che è stato,
questo diversi poeti muoiono giovani o suicidi”. Questo anche affermava Amelia Rosselli, aggirando- allegoria di ogni seduzione esistenziale per un approdo finale conosciuto ma ogni volta svilito e
si con costanza in quella speranza che ci attira nel suo perpetuo inganno, facendoci contare tragicamente deriso, come se la meta finale fosse una giustificazione per lo svilimento del viag-
infiniti morti, destinati infine all'oblio per una dimenticanza indispensabile alla prosecuzione gio, ammantati di un effimero abnorme che quasi ogni cosa pare oscurare.
della nostra specie. Alla tavola dei secoli, ogni pietanza deve pagare pegno al male per essere La maneggiamo con cura distratta, la fragile speranza mortalmente indebolita dal nostro pro-
gustata, perché questo è il migliore dei mondi possibili dalla prima esplosione fino all'ultima, cedere famelico, e ancora una volta risorta come eterna fenice, scudo universale e specchio che
dalla caverna fino alla più lontana galassia. rimanda indietro il suo compiersi; perché di nulla ci siamo liberati, di quel male che in tutte le
Sotto allora con signora speranza, che ci assolve da tutti i nostri peccati e ci fa andare sue mutevoli e immutate forme, ci benedice. E quanto ancora possiamo “sostenere” che l'unica
avanti, perché la bellezza in ogni sua espressione, rende il boccone meno amaro, o per meglio forza immortale della civiltà umana, sia il suo spirito che sempre nuova può produrla? Per quan-
dire, che la luce necessita del buio per essere luce. to ancora possiamo sanarla questa dimensione tragica di noi mortali?
La luce dell'arte, di tutte le arti che l'essere umano ha saputo mostrare, con la contemplazione
delle meraviglie del creato, e l'amore di ogni creatura verso un'altra creatura, e per meravigliar- “Che m'aspetti il futuro! Che m'aspetti che m'aspetti il futuro
ci e gioire di tutto questo, dobbiamo porci le due monete sugli occhi e transitare negli inferi. biblico nella sua grandezza, una sorte contorta non l'ho trovata
Dobbiamo sostare con poco sforzo di memoria, e con forma educata voltarci al massimo facendo il giro delle macellerie”.
verso il poco distante che è un non nulla nel tempo universale, senza dirimere il nodo di (Di sollievo in sollievo)
quel male assoluto che pare non volere mai limiti, perché non ci basta la morte che ci viene Amelia Rosselli era nata a Parigi il 28 marzo 1930, ed ha scelto di uscire di scena l'11 febbraio
assegnata in vita, scontenti di una felicità assoluta nel perenne grembo della madre utopia, e 1996 gettandosi dalla finestra della sua casa romana, nello stesso giorno e mese di Sylvia Plath,
dobbiamo plasmarla la fine affinché anche il delirio abbia un suo perché, e divenga consue- da lei amata e tradotta. Una uscita di scena tragica dal palcoscenico del mondo, di un mondo che
tudine, costume, uso. ci promette di sanare il dolore, il dolore di ognuno; un dolore in isomorfismo con la speranza.
“La vita non vuole guarire” dice Lacan, e noi facciamo di tutto per prolungarne la malattia in Ad Amelia hanno chiesto all'età di sette anni, il significato della parola assassinio, e si è addor-
modo sempre più doloroso, e quindi oscilliamo tra l'insofferenza dell'esserci e la necessità di mentata con quel significato. Ed altri significati ha ricercato, per sé stessa e per noi, nell'unico
seguire l'infinita scia di una normalità catalogata, dove all'indice troviamo l'adorato inganno. luogo dove è riuscita a salvarsi, la Poesia, per scomparire nell'altro, nel mondo dove si può es-
Possiamo per tale motivo tenere insieme il genocidio ed il Cenacolo di Leonardo, esorcizzare la sere privati a sette anni degli affetti più cari assegnando anche una ragione ed un significato a
Medea di turno con la contemplazione della Venere del Botticelli, gioire del genio di Mozart, quella stessa privazione.
Beethoven, mentre l'assuefazione alle fosse comuni attraversa i secoli munita di ogni forma di C'è un senso nella follia, nella visione, e una follia nel reale, nel vero.
giustificazione fornitaci da Apollo per consentire a Dioniso di espletare la sua missione “...incapace di muovere, stanca all'alba, incapace la sera: e l'agonia sempre più viva”. (La libellula)
in continua metamorfosi. Una poesia del dolore che incanta e che teme la speranza,
Il grande anestetico della bellezza, per accettare l'assioma che “chi è migliore, (più forte), abbia “Cara vita che mi sei andata perduta, con te avrei fatto faville se solo tu
più di chi è peggiore, (più debole), e chi è più potente abbia più di chi è meno poten- non fosti andata perduta”. (Documento)
te”. FRANCESCO D’ANGIÒ
Amor fati, “accettazione del destino: senza volere nulla di diverso, né dietro né davanti a sé,
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