Page 84 - RIVISTA NOIQUI MAGGIO 2021
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PAOLO MASSIMO ROSSI SCRITTORE
FINO AL PROSSIMO BACIO
Ho vissuto con te momenti d’amore così unici da apparire a volte senza inizio né fine, e
adesso, mi è dolce ricordare le sensazioni provate nei momenti in cui mi prendevo cura
di te, a volte dopo l’amore, a volte in attimi fuggenti e appartenenti a quel quotidiano
rubato ai giorni opprimenti del vivere lontani.
Essi, quegli attimi, fanno parte della mia vita e forse anche della “tua” o delle nostre
vite, quelle il cui incontro oggi “non avrebbe più senso”, come sentenziano oggi le tue
parole, amare e forse sintomo di tormentato pensare ma finalmente libere da ogni deli-
cata remora e da ogni paura.
Presa di coscienza forse riflettuta nella macerazione dei sentimenti o anche in una recu-
perata e liberatoria sincerità, prima restìa a mostrarsi nella sua tagliente durezza porta-
trice di dolorose ferite.
Dunque, un amore che si è perduto e ogni mia parola non potrà essere, allora, altro che
trasfigurazione letteraria: modo unico per salvarsi dalla iperbarica sofferenza che tale
perdita crea.
Ma esse – le parole qui dette, tutte le parole - sembreranno infine, e nel loro essere solo
suoni trasparenti alla fisicità delle cose concrete, inutile paravento alle mie colpevoli
latitanze, alla mia assenza dal tuo cuore ferito, oltremodo vilipeso e infine disperato nel
suo rinchiudersi in sé.
Desolatamente solo il tuo cuore, e desolatamente inutile - aggrappato alle pieghe di
antiche immagini: sorrisi nascenti da un complice guardarsi, primavere di rinascita al
vivere, notti di lunghi e brucianti piaceri – il mio cercare un velleitario ritorno ad un
“prima” che solo una passione totalizzante può illudersi di proiettare in un improbabile
futuro.
Quell’amore ebbe un inizio, un’acme e poi un declino, forse perché “c’est ainsi que les
hommes vivent.”
Adesso, il dolore di oggi non permette di smussare gli spigoli affilati con cui la realtà re-
cide le vene in cui fluiscono i sogni. E ho la sensazione che un desiderio sopravvissuto
si nutra, nello stesso tempo, degli attimi di tenere cure che volli dedicarti, come anche
della assoluta bellezza che vive in che si ama – abbagliante e acritico giudicare con la
passione del cuore prima che con la ratio della mente - bellezza, interiore e di esteriori
fattezze, che da sempre rappresenta l’inevitabile sogno di felicità
E sarà magari troppo facile, ma penso a una sera nel ristorante. Al volt: non sorridevi,
eri solo felice di una felicità che ho amato, tanto di più di quanto tu abbia amato la mia.
E adesso - ne ho quasi certezza - che la mia persona ti è divenuta estranea, e dalla quale
tolleri le manifestazioni verbali solo per gentilezza d’animo e buona educazione, mi
chiedo cosa ricordi tu di quella “mia” felicità e dell’amore che di essa viveva: un amore
creato da te e che in te si compiva.
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periodico mensile del gruppo NOIQUI