Page 3 - RIVISTA NOIQUI MARZO 2023
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EDITORIALE
DI SABATO E MAI DI DOMENICA
Giallo vorrei essere giallo e illuminare come il sole e invece sono rosso come un peperone,
incavolato come una biscia, ruggente come un leone.
Rosso dalla rabbia che scorre sovrastando la mia misura, mentre un buco da finire resta il gio-
co del tiramolla e mi fa sentire lo zimbello dei confinanti del mio paese…
Rosso di furiosa incomprensione verso chi si è appena destato e non capisce che tutto è un
gioco compreso la presa di possesso delle poltrone.
Nella notte un’altra avventura verso lo spazio, questa volta ad abitare una navicella c’è un ma-
nichino, tutti pronti a scrivere la storia mentre dall'altra parte del mondo c’è chi muore dai
morsi della fame e da dolci bombardate grrr.
Questo mondo più va avanti e più non lo comprendo, sono convinto… la saggezza di fatto
deve sentirsi contro le innovazioni speculative, considerando che le banche saltano come ban-
carelle.
Quanto costa un sorriso? A quanto va stamane la tranquillità?
La bilancia non ha mai due pesi uguali, così allora se ti ammazzo perché mi è preso un raptus
d’odio mi dimezzi la pena e scrivo un altro passo della legalità e di quello che la mente umana
può assurdamente concepire. Donne allo sbaraglio nelle mani di maniaci credenti nel possesso
dello scettro del comando.
La morte è ora dichiarata, non si paga con la stessa moneta.
Azzurro è il colore che preferisco, ma ormai vallo a trovare… nel mare abbiamo fondato le
isole ecologiche di plastica, la terra è una copertura per le scorie tossiche, nei fiumi non gira-
no più neanche i ratti, sono talmente inquinati che le alghe nascono dai colori più svariati e la
notte sono fosforescenti come i galleggianti dei pescatori.
Il clima è talmente cambiato che anche i ghiacciai non sono più la conferma alla stabilità, e
allora gli orsi dove andranno a vivere? Impareranno forse dai cinghiali!
Già ma come facciamo noi con gli orsi, quelli si che se si arrabbiano sono dolori…
Grigio si grigio è il mio umore, ogni volta che mi affaccio sento solo scemenze e la povera
gente come me resta inebetita nel cercare di capire. Il mondo sembra vivere solo sui social
dove anche le oche starnazzano camuffandosi da aquile.
Scrivo la rabbia di una generazione che ha visto il miraggio del benessere cambiare la fame dei
genitori e la loro paura nella morte di guerre senza quartiere.
A che serve ricordare se poi finita la ricorrenza torniamo a fare sempre di peggio?
Anche la Barbie si è modernizzata ed ora si presenta in carrozzina perché malata, sarà per via
dello sconforto generale!
Ci vuole fegato ad essere sé stessi, ci vuole coraggio a indossare Gilet gialli, ci vogliono gli at-
tributi per essere sé stessi…
Intanto nessun dorma perché delle morti attraverso gli sbarchi non si trova mai l’inizio della
matassa, ma sono tutti lì a razzolare in mare…
Vorrei il tasto rewaind, tornare indietro e ricominciare per poi dimenticare di aver vissuto con
la testa sotto la sabbia.
Beate margherite che riescono ancora a rompere il cemento per fiorire.
Luciano Zampini