Page 111 - RIVISTA MARZO 2025
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RIVISTA NOIQUI FEBBRAIO 2025 https://www.youtube.com/@noiqui/featured
zio-ne, il disco che ci racconta di quanto gli piaccia il blues e di quanto ci sia
bisogno di “Alleria", la sua malinconica allegria, perché “il tempo passa e tutto
cresce e se ne va, ma noi non cresciamo mai". Siamo nel 1980 ed ar-riva la popo-
larità, di lì a poco arriverà anche il super gruppo, un insieme di esecutori sullo
strumento che di meglio non poteva esserci, ovvero parlia-mo di James Senese
al sax, Tullio De Piscopo alla batteria, Toni Esposito alle percussioni, Rino Zur-
zolo al basso e contrabbasso e Joe Amoruso al piano e alle tastiere. E con simili
virtuosi arriva il concerto delle duecento-mila persone in Piazza del Plebiscito,
il cuore di Napoli. Pino ora ne è il nuovo re (musicale), un re amato come solo il
popolo napoletano sa ama-re. Solo un altro scugnizzo riceverà lo stesso incondi-
zionato amore, ma ar-riverà qualche anno più tardi calciando un pallone per
aria, ma questa, è un'altra storia. Quella di Pino invece prosegue con altri dischi
fondamentali come “Vai mo' “ e “Bella 'Mbriana", che ne confermano il successo
in tutta Italia ed anche fuori dai confini nazionali, grazie alla sua capacità di
coin-volgere musicisti internazionali provenienti dal mondo del jazz come Way-
ne Shorter fondatore dei Weather Report. Le sue oramai riconosciute doti di
virtuoso dello strumento, lo vedono duettare con artisti del calibro di Eric Clap-
ton e Pat Metheny, aprendogli anche le porte di luoghi simbolo come l'Olympia
di Parigi. E ne ha percorsa di strada il musicante, da quella salita ripida, via San
Sebastiano, dove si concentrano la maggior parte dei nego-zi di strumenti musi-
cali della città, una salita che lo conduceva all'istituto Diaz dove si sarebbe di-
plomato ragioniere, perché lui era anche diplomato, così come ci dice in quel
famoso brano già citato. Una strada percorsa in-sieme all'amore instancabile
della sua città e di tutti coloro che lo riconosco come nuovo idolo della scena
musicale italiana. Ma si sa, Napoli dà tanto ma tanto ti toglie, e per un uomo
paradossalmente schivo come Pino, con-tinuare a viverci diventa difficile, e così
le loro strade si separano. Pino va prima a Formia, tra Napoli e Roma, per poi
proseguire il suo cammino pri-vato ancora più su, in Toscana, in quella che sa-
rebbe stata la sua ultima tappa terrena. Ma ci torna a Napoli, così come la leg-
genda narra, spesso di notte, quando quell'abbraccio infinito è meno stringente.
Gli anni '90 lo vedono proseguire con la sua ricerca musicale continua aprendosi
a nuo-ve contaminazioni e collaborazioni, nuovi incontri con musicisti naziona-
li ed internazionali. Senza distinzione di fama o di età, guidato soltanto dalla
sua grande curiosità di artista, una curiosità che lo porta a collaborare con
Jo-vanotti, quanto con la cantante israeliana Noa, tra il rap ed il vento di sci-roc-
co di mamma Africa. Studiava molto Pino, ogni giorno si esercitava su quelle
corde che faceva vibrare come la sua anima, la nostra, che l'abbia-mo seguito in
quelle immagini che ci disegnava con le sue note. Note che ci hanno raccontato
le vie tortuose dell'amore nei suoi particolari minimi, un amore che a volte si
confonde...con un "calesse". Su quel calesse il Lazza-ro felice ci sale con un altro
figlio eterno di Napoli, un ragazzo magro e ric-cioluto, un po' goffo, che di nome
fa Massimo e di cognome Troisi. In co-mune hanno anche una certa pigrizia e
ritrosia per la mondanità, oltre alla loro arte sublime. E non vi sono dubbi che
quando s'incontrano, "Le vie del Signore sono fi-nite" ma qualcosa prima o poi
arriverà. Massimo ha già ricominciato da tre, e Pino gli ricorda che "siamo an-
geli che cercano un sorriso e che non bi-sogna nascondere il viso, perché la sete
d'amore non passa mai". È il te-sto di "Quando", dalla colonna sonora del film
"Pensavo fosse amore ed invece era un calesse". Diverse sono le cose che li acco-
munano in un'a-micizia profonda. E c'è anche qualcosa che purtroppo li acco-
munerà nei momenti più complicati, il cuore, quel cuore che tanto si è speso, e
che pa-re ad un certo punto volerseli tenere solo per sé. Ma quel cuore che sai
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