Page 112 - RIVISTA MARZO 2025
P. 112

RIVISTA NOIQUI FEBBRAIO 2025     https://www.youtube.com/@noiqui/featured

               come fa quando s'innamora, non ci riuscirà mai a portarceli via, perché in quegli
               anni difficili, i due si salutano solo per breve tempo, ed il primo a far-lo è Massi-
               mo. Si erano incontrati per la prima volta casualmente, ospiti en-trambi di una
               trasmissione televisiva dedicata ai talenti emergenti. Ma è come se si fossero già
               conosciuti ed intesi da sempre. Altre furono le mu-siche per film e documentari
               composte da Pino, anche per altri artisti suoi conterranei, ma l'incanto tra i due
               non si interruppe mai. Pino avrebbe voluto "rubare i volti della gente senza far-
               si vedere", parole di una sua canzone. Era riservato, non amava apparire sui
               rotocalchi, seb-bene la sua vita privata fosse appetibile da quel punto di vista,
               per i due matrimoni, i cinque figli, ed un'ultima relazione sentimentale. Alessan-
               dro e Cristina avuti dal primo matrimonio, Sara Sofia e Francesco dal secondo.
               I figli che si fanno perché si ha voglia di essere genitori. Genitori, ancora più
               complicato esserlo in una terra dove la rassegnazione viaggia su quelle parole
               che niente possono fare. E lo sa bene Pino, nato in una famiglia numerosa, il
               primo di sei figli, tra fratelli e sorelle. Tornerà a trovarli, seppure di notte quan-
               do il buio lo tiene al riparo dall'amore eccessivo che la sua gente nutre per lui.
               Quell'amore eccessivo che gli fa decidere di trasferirsi per sempre in Toscana,
               immerso tra gli ulivi delle colline ma a pochi minuti dal mare dell'Argentario. Il
               mare gli sarebbe mancato troppo, vicino da qualche parte doveva esserci, così
               Napoli non sarebbe stata poi così lon-tana. La gente del posto è discreta, non gli
               salta addosso, solo un saluto semplice come si fa con un amico. Perché Pino e la
               semplicità, in fondo, andavano più che d'accordo. E tra quegli ulivi la sua musi-
               ca poteva venire fuori ispirata dalle suggestioni di un tramonto o di un alba. Era
               il suo ritorno a casa. Come quella sera del 2015, dopo il concerto di fine anno a
               Courmayeur, la fredda Courmayeur con le montagne e la neve. Se nasci a Napo-
               li, il tuo rapporto con il freddo non è proprio dei migliori. Il cuore del nostro
               musicante è stanco, è come un auto che dopo tanta strada avrebbe bisogno di un
               tagliando completo. Ma fuori da ogni similitudine, ci sono fermate il cui percor-
               so successivo è fuori dalla nostra portata. Ed anche se sei ancora intorpidito dai
               giorni di festa e sei assolutamente ignaro di tutto quanto accadrà solo qualche
               anno più tardi, arriva quella notizia che ti la-scia incredulo pur se sapevi ogni
               cosa. Per un attimo pensi anche che non sia vero, che non può essere vero, per-
               ché la notizia non vera è una delle più diffuse nei nostri tempi di connessione
               continua. Pensi, conferme, il telegiornale. I vicoli della sua città già sapevano
               che sarebbe tornato a casa, per salutarci tutti, perché lui ci voleva bene e ci chie-
                                                                 deva  solo  un  poco  di  tranquillità
                                                                 ogni  tanto.  Ma  come  qualcuno  ha
                                                                 già  detto,  a  Napoli  la  tranquillità
                                                                 non la trovi neanche  in chiesa.  E
                                                                 dunque, il saluto della città, il dop-
                                                                 pio saluto, prima a Roma e poi nella
                                                                 piazza del popolo, come Totò. Ora
                                                                 chi  vorrà  potrà  portarselo  in  ogni
                                                                 momento della giornata con sé, sen-
                                                                 za alcun ti-more. E non vi è nessuno
                                                                 spigolo di quella scura pietra vulca-
                                                                 nica che non parli di lui. È tornato a
                                                                 casa Giuseppe detto Pino, per sem-
                                                                 pre.





                                                           pag 112
   107   108   109   110   111   112   113   114   115   116   117