Page 106 - RIVISTA NOVEMBRE 2024
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SPAZIO LIBERO DI ANGELA FILIPPO





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               “Leggere Lolita in Teheran”di Azar Nafisi squarcia il velo sulla violenza e la discriminazione su-
               bita dalle donne iraniane. Sullo schermo, di Speciale Cinema Roma 2024







                Non è facile far capire davvero in Occidente che cosa stia succedendo in Iran e

                che cosa possa provare una donna, una ragazza che viene arrestata soltanto perché

                non ha coperto i capelli col velo, che viene obbligata a firmare false confessioni di
                immoralità e poi frustata fino a che il dolore non prende il sopravvento, abbattendo

                le residue speranze. O magari uccisa in una delle prigioni-lager, dove il silenzio della

                notte è rotto soltanto dalle grida e dal pianto. «Leggere Lolita a Teheran” ha il merito
                di squarciare il velo dell’indifferenza e del silenzio che troppo spesso accompagna le

                storie di queste donne, destinate il più delle volte a un triste conteggio in cronaca,



                e soprattutto di rendere onore al loro coraggio.









                Tra  coloro che si illusero  c’è  anche la  protagonista, la  professoressa  Nafisi, qui

                interpretata dalla bravissima Golshifteh Farahani, un’attrice che, proprio come la
                scrittrice, è stata costretta ad andare via dal suo Paese e vive sotto scorta a Parigi

                per il solo fatto di appoggiare il movimento delle donne contro il regime. Nel film

                interpreta una professoressa che, con il marito ingegnere, torna in Iran per insegnare

                letteratura inglese all’università di Teheran. Purtroppo, i suoi amati libri, “Il grande

                Gatsby,” “Lolita,” “Orgoglio e pregiudizio,” e Henry James, nell’Iran oscurantista, sono

                considerati blasfemi e pericolosi. Lei stessa si ritrova messa sotto accusa da alcuni

                studenti le cui menti sono già state conquistate dal virus dell’intolleranza. Così decide
                di lasciare l’università ma non l’insegnamento, che continua clandestinamente nella sua

                casa, dove ospita, una volta alla settimana, sette di quelle studentesse che, come lei, amano

                la letteratura e sono convinte che attraverso la cultura ci si possa opporre al buio del

                regime. Sono questi pomeriggi, riscaldati dalla luce del sole, dal tè alla menta e dalle

                letture proibite, la parte più dolce e struggente di un film così necessario, che è allo

                stesso tempo un atto d’amore verso la forza delle donne e della cultura.







                A un certo punto, però, la stessa professoressa Nafisi deciderà di espatriare negli Stati

                Uniti per cercare di offrire ai suoi due bambini un’educazione e una formazione

                lontane dalla repressione culturale e fisica. Sarà proprio negli Stati Uniti che scriverà
                il suo romanzo, destinato a diventare un best seller in tutto il mondo. Questo film

                è stato presentato allo “Speciale Cinema Roma 2024”, un evento che ha sottolineato

                l’importanza  e  l’attualità delle tematiche trattate.







                Resta la speranza, come ben ha raccontato la stessa Azar Nafisi, intervenuta alla con-

                ferenza stampa a Roma: “I cambiamenti sono costanti, ma siamo ancora in un regime



                106 periodico mensile del gruppo NOIQUI
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