Page 64 - RIVISTA NOIQUI OTTOBRE 2021

IRIs vIgNOLA
CUORE DI PIETRA
C'era una volta una bambina che viveva in una casetta un po' fuori del paese, al limite del
bosco. Il suo magnifico aspetto contrastava con il suo carattere difficile, conseguente al
fatto che i suoi genitori l'avevano alquanto viziata ed era cresciuta egoista e prepotente.
Per questo motivo e perché attaccava lite con tutti, i bambini del villaggio evitavano la
sua compagnia.
Era già una signorina quando, durante una passeggiata nel bosco, sul sentiero incontrò
una povera vecchina coperta di stracci e ricurva sul suo bastone.
<Bella bambina, che fortuna averti incontrata! È da molto tempo che mi aggiro per que-
sti sentieri, ma ho proprio paura di aver smarrito la strada di casa. Sono tanto stanca e ho
anche molta sete. Saresti tanto gentile da condurmi alla tua abitazione, affinché io possa
riposarmi e bere un sorso d'acqua?> Le domandò la vecchina, con voce flebile.
Tuttavia, la fanciulla, il cui nome era Annalisa, non aveva alcuna intenzione di tornare
a casa. Ne era appena uscita! “Che si arrangi!" Pensò tra sé, mentre rispondeva in malo
modo: <Mi dispiace, però adesso sono impegnata; oltretutto i miei genitori sono fuori
casa e io non ho le chiavi. Fatti aiutare da qualcun altro.> Quando ebbe finito di parlare,
si allontanò, lasciando la povera vecchia ammutolita.
Certo Annalisa non poteva immaginare che, in realtà, la nonnina era la Fata del Bosco che
aveva voluto metterla alla prova, per scoprire se il suo carattere avesse perlomeno un lato
buono. Tuttavia, la prova era miseramente fallita, pertanto la Fata fu costretta a punirla
severamente: la magia scaturita da un suo gesto bloccò la giovane nell'atto di cogliere un
frutto, per poi trasformarla in una statua di pietra, nella quale il cuore continuava a pul-
sare.
Le parole della Fata la condannarono inesorabilmente: <Questa è la punizione che ti me-
riti, adesso sei di pietra così come è sempre stato il tuo cuore; vivrai in eterno sotto questo
aspetto, affinché il rimorso ti perseguiti a lungo. Soltanto al calare delle ombre della notte
il tuo corpo tornerà ad essere normale, tuttavia, alle prime luci dell'alba, il sortilegio ti
costringerà a tornare sopra questo piedistallo, sul quale diverrai nuovamente statua. Ma
bada a te, se qualcuno ti vedrà nelle tue spoglie umane, resterai perennemente di pietra!>
Pronunciate queste terribili parole, la Fata del Bosco scomparve.
Trascorsero molti anni e la statua era sempre al suo posto, nella medesima posizione. In-
numerevoli cespugli di rovi l'avevano in parte ricoperta, nascondendola all'occhio umano.
Giorno dopo giorno, Annalisa attendeva ansiosamente la notte, quando il suo corpo ri-
prendeva vita.
A quel punto, uscendo dal suo nascondiglio, facendosi strada fra i rovi, vagabondava
senza meta come uno spirito inquieto, raccogliendo bacche, radici, frutti, castagne... in-
somma tutto quello che il bosco poteva donarle per cibarsi.
In un freddo mattino d’inverno, successe che alcuni boscaioli intenti a tagliare la legna, la
scoprirono.
<Ehi... correte a vedere che cosa ho trovato!> Disse uno di loro.
<Ma non è possibile! Come può trovarsi qui?> Rispose un altro.
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<Forza, venite, liberiamola dai rovi.> Suggerì il terzo.
La notizia dell’insolito ritrovamento si sparse per il paese, volando di bocca in bocca; tutti
vollero constatare di persona, rimanendo stupiti di fronte a quelle forme perfette. Sicura-
mente lo scultore che l’aveva realizzata doveva essere veramente un genio per aver creato
un simile capolavoro. Pareva viva!
Ma soprattutto creavano stupore i molti segni rossi sparsi sulle zone nude del corpo,
come le braccia, le gambe, il viso... Se fosse stata reale, avrebbero potuto significare picco-
le ferite provocate dai rovi, ma essendo di pietra... Si trattava di un mistero inesplicabile.
Comunque, la trasportarono in paese.
Il Re venne informato dell’evento e, tra la moltitudine di paesani che erano stati richia-
mati dalla straordinaria scoperta, arrivò il Principe di quel luogo, Maurizio, un avvenente
giovane che, profondamente colpito da quegli occhi tanto tristi, volle la statua tutta per
sé. Per cui la fece condurre al castello e sistemare in un angolo del più vasto locale tra i
suoi appartamenti, dove si soffermò a rimirarla per lungo tempo.
Nottetempo, Annalisa discese dal suo piedistallo e si avviò a curiosare per le varie stanze
del grande castello, stando bene attenta a non fare il minimo rumore, in modo da non
essere scoperta. Maurizio però aveva il sonno piuttosto leggero e un certo lieve calpestio
lo insospettì. Si alzò e chiamò le guardie che si erano addormentate.
Dopo un giro d’ispezione per i locali, si rassicurò. Doveva aver sognato quei rumori.
Ciononostante, lo strano evento si ripeté anche le notti seguenti, per questo una sera de-
cise di nascondersi dietro a un grande armadio, da dove uscì, senza essere visto, quando
avvertì il solito leggero rumore che proveniva dall’interno dei suoi appartamenti.
Rimase esterrefatto quando scoprì l’origine di quegli strani rumori e spiò la fanciulla, se-
guendola fino a quando la luce dell’alba non fu in procinto di scacciare la notte e lei fece
ritorno. Soltanto allora la inveì irrispettosamente: <Ferma dove sei e non tentare scherzi!
Chi sei? Una strega? È prerogativa delle streghe potersi mutare in ogni forma.>
<Siete in errore - rispose Annalisa, raccontandogli della maledizione - ma adesso per me
è finita, resterò per sempre imprigionata in un corpo di pietra!> Sussurrò mestamente,
salendo sul piedistallo, dove si tramutò il suo aspetto.
Il Principe fu preso dal rimorso per essere stato la causa di questa ulteriore disgrazia che
aveva colpito la fanciulla, così si recò nel bosco con la speranza di trovare la Fata. La
chiamò a squarciagola, girovagando in qua e in là, fino a quando lei non lo udì e non gli
apparve dinanzi, cosicché ebbe modo di implorare pietà per conto della poveretta.
<Ha sofferto molto nel corso di questi lunghi anni ed è una persona completamente
diversa.> Asserì.
<Puoi dimostrarmelo? Ho i miei dubbi. Però voglio darti una speranza: se darà prova di
essere realmente cambiata, sarà libera dall’incantesimo.>
Maurizio rimase perplesso da queste parole.
<Come potrà provarlo se il suo corpo è di pietra?> Ma la sua domanda restò senza rispo-
sta, pertanto fece ritorno a casa, disperato. Non aveva idea di che altro avrebbe potuto
fare per aiutare Annalisa.
Prostrato ai piedi della fredda statua, pianse tutte le sue lacrime per giorni e notti, senza
più cibarsi, né dormire. Il suo amore per lei lo stava uccidendo. Era quasi arrivato alla
fine dei suoi giorni quando, improvvisamente, dagli occhi della statua sgorgarono alcune
lacrime: si trattava del segno che il suo cuore di pietra finalmente si era intenerito.
L’incantesimo svanì all’istante, proprio come aveva ordinato la Fata del Bosco.
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