Page 2 - RIVISTA LUGLIO 2024
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Esiste un disturbo ossessivo compulsivo "d'amore"?
(tra ansie e controllo)
L'ansia è costante, la paura pure e
si ha un'idea molto precisa di come
"dovrebbe" essere una relazione:
è OCD relazionale, una forma di
disturbo ossessivo compulsivo che
si manifesta nelle relazioni di natura
romantica o sessuale.
Succede a chiunque abbia una
relazione, ogni tanto, di porsi
domande sulla stessa. Poi ci
sono le persone che si pongono
costantemente domande sulla propria
relazione e sul proprio partner,
persone che controllano ossessivamente i “like” sotto ai post del proprio o della propria
partner per vedere se c'è qualche minaccia tra i followers, chi spia lo schermo del telefono
mentre l'altro lo usa, chi ha costantemente dubbi e si concentra solo su quelli, dimenticando
il lavoro, gli amici, sé stesso o sé stessa. Eppure, va avanti. E va avanti perché è sempre così
che vive le storie. Queste persone hanno un particolare disturbo ossessivo compulsivo:
il disturbo ossessivo compulsivo da relazione o relazionale. In inglese, Rocd, relationship
obsessive-compulsive disorder.
Disturbo ossessivo compulsivo
relazionale: i tratti
Le persone che vivono con il disturbo ossessivo compulsivo da relazione vivono quei
momenti scomodi più e più volte e in modo molto più profondo e travolgente: non riescono
a concentrarsi su altro, che sia il lavoro o loro stesse mentre quei dubbi e quelle insicurezze
avanzano e crescono. È importante dire subito che tale disturbo non è di per sé un disturbo
di salute mentale clinicamente diagnosticabile ma piuttosto una manifestazione del disturbo
ossessivo compulsivo standard. Il che ci porta alla buona notizia: è curabile. In psicologia
– non in psichiatria – il disturbo ossessivo-compulsivo da relazione è infatti riconosciuto
come una forma con cui il disturbo ossessivo-compulsivo (OCD) si manifesta e lo fa solo
in presenza di relazioni intime (o flirt, o cotte). Si tratta eccome di ossessioni che possono
diventare - per chi ne soffre e per l'altra persona - angoscianti e debilitanti perché impattano
con effetti negativi sia sul funzionamento delle relazioni che del lavoro, della cura di sé e del
proprio tempo.
In chi ne soffre è infatti solo la relazione romantica il centro della preoccupazione ossessiva,
alimentata sia da afflussi di dubbi e domande angoscianti sia dalle compulsioni, sia mentali
che comportamentali, che la persona mette in atto nel tentativo di alleviare il disagio ed
eliminare i pensieri intrusivi, i dubbi e le domande. Accanto a tali pensieri, sentimenti e
comportamenti, gli individui con il Rocd spesso nutrono convinzioni estreme e disadattive
sul modo in cui l’amore e le relazioni “dovrebbero” essere e in cui le persone "veramente"
coinvolte "dovrebbero" agire o sentirsi.
E va da sé che sono precisamente queste convinzioni, puntualmente disattese perché le
relazioni sono tutte diverse, a svolgere un ruolo chiave nel mantenimento del disturbo. Di
che convinzioni si tratta? Qualsiasi. Secondo Aaron Beck, lo psichiatra considerato il padre
della terapia cognitivo-comportamentale, le persone sviluppano convinzioni fondamentali
e durature su se stesse, sugli altri e sul mondo, che da adulte considerano verità assolute.