Page 101 - RIVISTA NOIQUI SETTEMBRE 2023
P. 101

fAbIAnA bIA cusumAnO

               che è onta e lettera scarlatta per molti uomini carnefici, è adesso medaglia al petto di altrettante

 NO: BENEDETTO MONOSILLABO   donne che hanno avuto la forza e il coraggio di pronunciarlo fino alla fine, fino alla morte. Quel


 Uno sparo, un altro, uno ancora. Un fiotto di sangue per ogni ferita che strazia il corpo, finché   NO adesso è libertà piena ma vita tranciata. Cerco risposte in un mondo maschile sempre più
 il respiro si fa rantolo, il sorriso si spegne, la vita fluisce via ma il sangue resta ad imbrattare il   insicuro, frustrato, rabbioso, incapace di reggere il dialogo, il confronto, di accettare il mistero

 corpo, gli abiti, i capelli, tutto intorno a te. Il sangue resta impresso nella mente insieme ai col-  insondabile del mondo femminile, quella diversità che si declina in scelte libere e consapevoli

 pi di fucile. Così muore Marisa. Giovane donna, madre, professionista, bella e piena di sogni,   anche se apparentemente sovversive del mondo precostituito, di abitudini consolidate, di com-
 con il sorriso dolce e straziato sulle labbra. Eppure nelle mie orecchie, da quando ho appreso   portamenti arcaici e ripetuti nelle generazioni. La donna che china la testa, la donna che sta con

 la notizia agghiacciante, piuttosto che quegli spari feroci, sento l’eco delle sue risa spensierate   gli occhi bassi e un passo sempre dietro il suo uomo. La donna che mette al mondo e alleva figli.

 mentre in macchina guida con amiche e ascolta musica, canticchiando, verso un futuro senza   La donna che si alza all’ alba perché prima di essere donna è madre. Prima di essere professio-
 ombre né ossessioni. Così muore un’altra donna tra le mani di chi prima compagno innamo-  nista è moglie. Prima di essere una persona è mezzo e strumento di ordine, agio e benessere per

 rato poi è divenuto un uomo con comportamenti ossessivi, poi uno stalker, infine un carnefi-  tutti. Poi forse, viene lei. Ma quando ad un certo punto il filo si spezza e satura di sogni inespres-

 ce. Un mostro senza appello. Di appelli giudiziari questa vicenda non potrà averne. Perché l’ex   si, di desideri negati, di bisogni non soddisfatti, di diritti negati, osa dire No, allora scatta la pu-
 compagno di Marisa si è tolto la vita. Ha chiuso il cerchio di orrore così. Due morti folli di due   nizione, la gogna, l’annientamento. Allora diventa non solo roba inerte che può essere presa e

 giovani perché l’amore tossico, morboso, patologico si è insinuato nella vita di ogni giorno.   gettata via ma anche tolta di mezzo nelle maniere più disparate e feroci. Il NO nel 2023 è anco-
 L’amore che dovrebbe essere cura, presenza, conforto. L’amore che dovrebbe essere rispetto,   ra colpa. Il basta è colpa. Il non ti amo più è bestemmia. E le colpe vanno punite, espiate, paga-

 libertà nella comprensione reciproca è divenuto un Caronte traghettatore verso un inferno di   te. Le bestemmie purificate a colpi di fucile o di accetta. Cerco risposte che non trovo perché

 umiliazioni, vendette, ripicche, ossessioni, pedinamenti, telefonate continue, urla, querele, de-  vedo uomini sempre più intimoriti e incapaci di sopportare la fine di una relazione, il no a pre-
 nunce, incontri per chiarirsi senza possibilità alcuna di riuscirci. L’amore è divenuto morte. Mi   tese aberranti, il basta a ricatti e sensi di colpa. Torna Marisa, il suo viaggio in macchina con

 fermo a pensare da donna, madre, docente, scrittrice. Guardo e riguardo le foto di Marisa e in   amiche, quella canzone felice emessa della stazione radio, il suo sorriso allegro e complice in una

 lei vedo i volti e le vite troncate di migliaia di altre donne umiliate, calpestate, violentate, per-  andata senza più ritorno. Cerco risposte in seno a modelli educativi franti, capovolti, divelti.
 seguitate, torturate, uccise. La casistica è così ampia che paralizza. La tipologia con cui queste   Cerco risposte in seno a famiglie pieni di buchi neri. Famiglie fantasma, genitori assenti, troppo

 donne, alcune ragazzine, alcune mie coetanee, altre più avanti negli anni, sono state uccise è   spesso distratti da tutto, forse niente. Cerco risposte nel mondo della scuola che fa i salti mor-

 così variegata e complessa che la realtà di gran lunga supera qualsiasi pellicola dell’horror. Ri-  tali per sopperire ad ogni mancanza e forse non riesce più a colmare i buchi neri, perché sono
 vedo in Marisa, tutte le altre: donne soffocate, bruciate, sfregiate dall’acido, fatte a pezzi con   troppi e vengono da troppe parti: il mondo dei pari, il mondo familiare, il mondo delle relazio-

 asce, gettate in dirupi, messe dentro sacchi della immondizia, accoltellate barbaramente, fuci-  ni affettive. E in tutto questo, uomini sempre più inferociti, facendo appello alla forza fisica, alla

 late, seppellite sotto tumuli di terra, occultate in garage, in macchine, in soffitte. Donne a cui   logica del potere e del dominio bruto continuano a ripetere: “SEI COSA MIA” a donne che da
 il diritto sacrosanto di vivere è stato negato per aver pronunciato un monosillabo: NO. NO ad   questa trappola mortale cercano di uscire quando spesso è troppo tardi, quando a quell’ultimo

 essere proprietà privata, oggetto di possesso. NO a sottostare a diktat svilenti: il rossetto è   incontro non era più il caso di andare, a quell’addio era inutile restare impinti. Perché chi ti ama

 troppo rosso, quel bacio all’amico non era necessario, la minigonna è troppo corta, il costume   ti rispetta, ti lascia esprimere in pienezza i tuoi talenti, le tue passioni e i tuoi desideri. Perché chi
 è troppo sgambato, la casa è troppo poco ordinata, i figli sono un dovere a carico e pertinenza   ti ama, non ti picchia, non ti offende, non usa espressioni volgari e lesive della tua dignità, non

 esclusiva delle madri. Troppa smania di apparire, troppe luci di riflettori addosso, troppa ansia   ti sbraita addosso urlando, non ti colpevolizza, non ti lascia sola, non ti perseguita, non ti uccide.

 spasmodica di carriera. Quel like si deve evitare, quella emoticon in chat è irrispettosa, quel   Lo abbiamo ripetuto e lo ripeteremo fino alla nausea e se potesse servire continueremo a dirlo
 bicchiere di vino è eccessivo, quelle trasparenze negli abiti sono fuori luogo, quelle sigarette   che l’amore è un’altra cosa. E’ tutto tranne che possesso. Le cose si possiedono, le persone si

 non sono da “signora”, le gambe accavallate in quel modo sono provocanti. Si esce solo con   amano. E se continuasse a servire, pur morendo come mosche, nessuna di noi, ha intenzione di

 il partner, i viaggi non si fanno da sola. Un elenco infinito di chissà quante altre frasi che ca-  fare un passo indietro. Abbiamo il diritto di essere tante cose e non ci viene concesso da voi
 strano, colpevolizzano, moncano la libertà. Prima di morire fisicamente, tutte queste donne   uomini. I diritti non sono doni o grazie ricevute, non sono permessi speciali. Sono diritti. Ab-

 chissà quante volte sono morte a piccoli sorsi di fiele, ogni giorno. Chissà quante lacrime si-  biamo il diritto di esprimere liberamente la nostra personalità, con vestiti più o meno succinti,
 lenziose, quanti schiaffi accennati o presi, quante urla e minacce, quanti diritti negati, quanto   con rossetti rossi, carriere affermate, tempo libero, studio, convegni, viaggi, serate in solitudine,

 amore malato. Non si può morire se un amore finisce. Non si può morire anche se finisce in   libri, sigarette, bicchieri di vino. Non dobbiamo chiedervi il permesso, signori uomini, per esse-

 malo modo.  Non si può morire perché si è  rivendicato il diritto di essere persone e non og-  re donne, ovvero essere umani con la possibilità linguistica, letterale e simbolica di dire NO.
 getti, persone, non merce. Non si può morire perché libere di pensare, di scegliere, di rifiutar-  Quel monosillabo appartiene a voi quanto a noi. Imparate a rispettarlo come ogni giorno cer-

 si a compiere gesti che non si desiderano, di pretendere di non avere catene e guinzagli. Inve-  cheremo di fare noi. E il NO non è un SI’ mascherato e velato, è solo NO. E se non ci riuscite

 ce ancora oggi per quel benedetto e maledetto monosillabo della lingua italiana, le donne   da soli, vi prego, fatevi aiutare. Perché l’amore tossico, ossessivo, morboso e patologico non è
 muoiono come fossero agnelli sacrificali sull’altare della sete di onnipotenza maschile. Un   sinonimo di amore ma di squilibrio, di malessere, di voragini che avete dentro. Marisa lo so che

 uomo che ha perso i suoi connotati umani, si è brutalizzato, diventando belva che morde, az-  non sarà l’ultima della infame lista, come purtroppo non è la prima ma adesso è il momento di

 zanna, massacra. Un uomo che è così incredibilmente fragile da non sopportare quel NO. Una   fermarsi sulla soglia di un baratro in cui trascinate chi dite di amare e voi stessi. Continuerò a
 onta infamante per lui, maschio, forte, predatore, padrone del proprio destino e di tutte le sue   cercare risposte, continuerò a fare domande e continuerò a scrivere per Marisa e per tutte le

 “cose”. E così la sua donna è COSA SUA. Un uomo che pretende di avere il diritto di vita e   persone a cui è stata tolta e silenziata la voce. Ma soprattutto continuerò a dire NO se lo penso

 morte, di avere arbitrio pieno sulla dignità e libertà della propria donna come fosse il Dio   e insegnerò a pronunciare questo benedetto monosillabo ai miei alunni, alle mie alunne, a mia
 dell’Antico Testamento che non tollera nessun rifiuto, nessun diniego, nessun tradimento ad   figlia. Non so se potrà cambiare qualcosa ma so da donna che non posso per coscienza e per

 un patto di vita che si tramuta in morte se l’altro disobbedisce. E quel monosillabo, quel NO,   scelta, non farlo.





 100  periodico mensile del gruppo NOIQUI                                            periodico mensile del gruppo NOIQUI                       101
   96   97   98   99   100   101   102   103   104   105   106