Page 13 - RIVISTA NOIQUI SETTEMBRE 2023
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MARIA mOLLO


               che l’hanno accusato ingiustamente.

 IL BRIGANTE CALABRESE GIUSEPPE MUSOLINO  Sulla sua testa viene posta una taglia di cinquemila lire e si tenta in ogni modo di acciuffarlo ma

 Il termine brigante deriva dalla parola brigare, cioè, praticare, lavorare, trovarsi insieme.  lui riesce sempre a farla franca.

 Nel corso dei secoli, soprattutto in Francia, ha assunto la connotazione di fuorilegge.  Oramai è un brigante e la gente si schiera a suo favore. È l’eroe gentile e spietato, simbolo dei

 Già i Romani si adoperarono per debellare il fenomeno che, però, si ripresentava in ogni   torti subiti che vuole farsi giustizia da solo, sfidando apertamente lo stato. Il suo nome vola an-
 epoca, fino al Novecento.  che all’estero, i giornali raccontano di lui e Musolino diventa una leggenda.

 Bande di fuorilegge, guidati da un capo, che attendavano a mano armata, a persone o pro-  Vivere nel nascondimento non è facile quando si ha ancora una vita davanti ragion per cui, deci-

 prietà.       de di mettersi in cammino, raggiungere il nuovo re Vittorio Emanuele III e chiedergli la grazia.
 I briganti erano visti come giusti, dei giustizieri atti a vendicare continui soprusi; anche un’u-  Ma, ad Urbino, per puro caso viene catturato da due carabinieri perché scambiato per un malvi-

 nica alternativa allo Stato per i quali, i meno abbienti, erano considerati nullità. Solo una mi-  vente in quanto, alla loro vista, Musolino se l’era data a gambe, inciampando in un filo spinato

 noranza li riteneva reietti della società.  che favorì la cattura.
 Si nascondevano negli antri naturali della Sila, altopiano dell’Appennino Calabro.  Famosa la frase da lui pronunciata: “Chiddu chi non potti n’esercitu, potti nu filu”, quello che

 Favorita dalla Natura per i suoi boschi e foreste, miste di aghifoglie e latifoglie; per i  suoi   non potè lo stato, potè un filo.

 altopiani, le sue cime arrotondate, i suoi laghi, le grandi nevicate, la presenza stabile dei lupi,   I quotidiani del 17 0ttobre del 1901 resero noto l’evento: “Il giustiziore d’Aspromonte Giusep-
 quella stagionale dei funghi porcini, in un ambiente dalle cime più alte, a seconda della loro   pe Musolino è stato arrestato, lo stato ha vinto”.

 posizione nell'altopiano dove è possibile scorgere, in giornate limpide, l'Aspromonte a sud   Ergastolo il verdetto.

 e il Massiccio del Pollino a nord, il Mar Tirreno a ovest, il Mar Ionio a est, la Piana di Sibari   Nel 1946, gli venne riconosciuta l’infermità mentale e rinchiuso nel manicomio di Reggio Cala-
 a nord, la Piana di Sant’Eufemia e la Piana di Gioia Tauro, la Sicilia, l’Etna e le isole Eolie a   bria dove morirà.

 sud.          Non muoiono Il mito e i racconti del brigante Musolino e la storia di quel ragazzo, di quell’uo-

 Vestivano con giacca di panno scuro, gilet per metà rosso e metà scuro, calze pesanti e stiva-  mo al servizio dei deboli contro la prepotenza dei forti, continua ad essere tramandata di padre
 letti di vitellino.  in figlio.

 Nella realtà, i briganti erano pastori e contadini resi duri dalla povertà, dalle prevaricazioni e                              Maria Mollo

 gli abusi, le violenze perpetrate dai ricchi. Erano vittime di una giustizia ingiusta.
                 BRIGANTI


 Il brigante più famoso della punta dello stivale, l’allora Enotria, Italia, ricca di vitelli, la Cala-

 bria, era Giuseppe Musolino, più noto con l’appellativo di ‘U re ‘i l’Asprumunti, il re dell’A-  Il Sud derubato e saccheggiato
 spromonte, un massiccio montuoso dell’Appennino calabro, nella Calabria meridionale e che   di noi ragazzi ha fatto dei briganti,

 rispecchia l’antico nome di candido, bianco, dovute alle formazioni montuose del massiccio.  nascosti nelle fosse, sterpi e antri.

 Giuseppe Musolino nacque a Santo Stefano in Aspromonte il 24 settembre 1876 e morì a   Siamo i fuorilegge
 Reggio Calabria il 22 gennaio 1956.  che scrivono col sangue

 Era un giovane taglialegna, come il padre dedito al duro lavoro. Ma, all’età di 21 anni, il suo   una giustizia tolta dai tiranni,

 nome acquista notorietà e passerà alla storia come “il giustiziere dell’Aspromonte”.  una vittoria avuta dagli inganni.
 Quella sera, nell’unica osteria del paese, come sempre si beve e si gioca.   Siamo briganti

 Per disputare una partita di nocciole, si formano due coppie, rispettivamente composte da   per fatale stella,

 Giuseppe Musolino e Antonio Filastò da una parte della sala, dall’altra i fratelli Vincenzo e   a vivere nascosti obbligati,
 Stefano Zoccali.  a difendere il popolo portati.

 Tra di loro scoppia una rissa, una delle tante ma, il giorno dopo, qualcuno, presumibilmen-  I lupi dalla Sila cacceremo,

 te per vecchi rancori, spara alcuni colpi di fucile a Vincenzo Zoccali che rimane ferito. Sul   parola di brigante…
 luogo viene ritrovato il berretto di Giuseppe Musolino e, per questo motivo, verrà ingiusta-  ce la faremo!

 mente accusato.  La Calabria vuole lottare,
 In base a false testimonianze, verrà condannato a 21 anni di carcere.  questo nemico dovrà tremare.

 La famiglia Musolino cercò con ogni mezzo di salvare il figlio ma le parcelle degli avvocati   Per la libertà siam pronti ad agire,

 più famosi, non erano alla loro portata. Si ripiegò su Biagio Carfagna, un avvocato che ac-  siamo briganti pronti a morire.
 cetta l’incarico di difesa per la modica somma di cento lire ma che, in realtà, il suo scopo era

 proteggere Giuseppe Travia, suo nipote e vero autore degli spari.   Maria Mollo

 Il ragazzo, ingenuamente, nel tentativo di dimostrare la sua innocenza, insieme ad alcuni
 compagni di cella, riesce ad evadere.  (I lupi della Sila erano i Borboni)

 Si nasconde nei cimiteri, nelle caverne e nei boschi, aiutato da familiari e da gente che crede

 nella sua innocenza e vorrebbe una Calabria di giusti.
 Giuseppe Musolino sceglie la via della vendetta, commettendo cinque omicidi contro coloro







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