Page 24 - RIVISTA NOIQUI NOVEMBRE 2021
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ALESSANDRA BUCCI                                                                                                                          PAROLE INFINITE



              LA POESIA COME ANCORA DI SALVEZZA E STRUMENTO SUBLIME
              DI ELEVAZIONE


               ANGOLI DI ME                                              TRA IL ROSSO E IL NERO                                           Voglio morire d’estate                            Dipinti

                                                                                                                                          Trafitta da un raggio di sole                     Dipinti che gridano
                                                                                                                                          voglio morire d'estate,                           a labbra socchiuse
               Ci sono angoli di me                                      Tra il rosso e il nero                                           di vita che trabocca                              appesi alle pareti
               che non conosci                                           dei miei anni andati                                             per incontinenza d'amore,                         sanguinanti dell’anima,
               in cui piove sempre,                                      ricordo solo la strada,                                          di sentimento che arde                            mostrano il mondo
               anche d’estate,                                           gli approdi, le albe                                             le viscere profonde dell'anima,                   dal retrobottega,
               in cui la luna non arriva                                 e i tramonti vestiti d’amore,                                    di colore che acceca                              svelano l’inganno,
               a gettare le sue reti                                     rintocchi sotto pelle                                            travolgendo gli argini della ragione,             l’onirico ignoto.
               e il sole non batte                                       che scuotono il cielo.                                           di musica che invade                              E come per incanto,
               nemmeno al ritmo                                          Ebbra di poesia                                                  anche gli alveoli più segreti,                    con occhi nuovi,
               d’un flebile cuore.                                       conservo i ritorni                                               di lucciole che abbagliano                        come fossero persiane
               Me ne sto, di tanto in tanto                              come doni preziosi                                               fra gli afrori intensi del bosco,                 apertesi all’improvviso,
               rinchiusa lì dentro,                                      e soffoco gli addii                                              di vibrazioni che scuotono                        attraversandoli osservo
               silente e inquieta.                                       sotto la cenere del tempo.                                       tra piccole virgole di piacere,                   l’oltre mai decifrato.
               Sono caverne d’altura                                     Attutisco il rumore dei singhiozzi                               di sapori intensi e maturi                        E ritrovo brandelli di vita
               mostrate solo a pochi eletti,                             col ticchettio di piogge estive                                  che incendiano la lingua,                         rimasti incastrati fra i rami
               coraggiosi temerari                                       che tornano a cadere                                             di poesie che lanciano pugni                      senza più gemme
               che non si sono arresi,                                   sulle mie zolle umide e fertili                                  facendo spazio a nuovi scenari,                   d'una notte inquieta
               hanno seguito sentieri                                    anche fuori stagione.                                            di notti stellate che tendono                     e accarezzo la seta
               scoscesi per raggiungermi,                                E tengo stretta la vita che resta                                la mano all’aurora sonnecchiante,                 d'un vestito ormai smesso
               mi sono rimasti accanto                                   assaporando ogni istante                                         di sogni che ti portano lassù                     appeso fra la polvere
               anche nel buio più tetro                                  con la morbida bocca                                             e non t'importa se poi cadi.                      del tempo andato,
               ed ora hanno la chiave                                    di una bimba curiosa                                                                                               preparato con cura,
               dei miei giardini in fiore,                               che assaggia per la prima volta                                  Se proprio devo morire                            tanti anni prima,
               possono bere rugiada                                      un dolce sconosciuto.                                            voglio morire così.                               per chi ho amato
               dai petali delle mie rose                                                                                                                                                    in un giorno di sole.
               e camminare scalzi                                                                                                                                                           Per errore, per amore.
               sui vellutati tappeti                                                                                                                                                        E da quelle finestre mute
               dell’anima in cima                                                                                                                                                           da cui il profondo si scorge,
               alle mie vette più aguzze,                                                                                                                                                   fra gli altopiani arieggiati
               ascoltare il canto melodioso                                                                                                                                                 d’una età matura,
               degli uccelli intonati                                                                                                                                                       mi riaffaccio alla vita.
               e, se non mi vedono,
               non mi giudicano,
               da dietro gli scuri
               mi tendono la mano,
               non si preoccupano,
               sanno bene dove sono
               e che prima o poi tornerò.
               Ed io faccio più in fretta
               perché so che loro
               mi stanno aspettando.




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                periodico mensile del gruppo NOIQUI                                                                                                                                         periodico mensile del gruppo NOIQUI
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