Page 25 - RIVISTA NOIQUI NOVEMBRE 2021
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ALESSANDRA BUCCI                                                   PAROLE INFINITE



 LA POESIA COME ANCORA DI SALVEZZA E STRUMENTO SUBLIME
 DI ELEVAZIONE


 ANGOLI DI ME  TRA IL ROSSO E IL NERO  Voglio morire d’estate     Dipinti

                Trafitta da un raggio di sole                     Dipinti che gridano
                voglio morire d'estate,                           a labbra socchiuse
 Ci sono angoli di me  Tra il rosso e il nero   di vita che trabocca  appesi alle pareti
 che non conosci  dei miei anni andati  per incontinenza d'amore,  sanguinanti dell’anima,
 in cui piove sempre,  ricordo solo la strada,   di sentimento che arde   mostrano il mondo
 anche d’estate,  gli approdi, le albe  le viscere profonde dell'anima,  dal retrobottega,
 in cui la luna non arriva  e i tramonti vestiti d’amore,  di colore che acceca  svelano l’inganno,
 a gettare le sue reti  rintocchi sotto pelle  travolgendo gli argini della ragione,  l’onirico ignoto.
 e il sole non batte  che scuotono il cielo.  di musica che invade  E come per incanto,
 nemmeno al ritmo  Ebbra di poesia  anche gli alveoli più segreti,  con occhi nuovi,
 d’un flebile cuore.  conservo i ritorni  di lucciole che abbagliano  come fossero persiane
 Me ne sto, di tanto in tanto  come doni preziosi  fra gli afrori intensi del bosco,  apertesi all’improvviso,
 rinchiusa lì dentro,  e soffoco gli addii  di vibrazioni che scuotono  attraversandoli osservo
 silente e inquieta.  sotto la cenere del tempo.  tra piccole virgole di piacere,  l’oltre mai decifrato.
 Sono caverne d’altura  Attutisco il rumore dei singhiozzi  di sapori intensi e maturi  E ritrovo brandelli di vita
 mostrate solo a pochi eletti,  col ticchettio di piogge estive  che incendiano la lingua,  rimasti incastrati fra i rami
 coraggiosi temerari  che tornano a cadere  di poesie che lanciano pugni  senza più gemme
 che non si sono arresi,  sulle mie zolle umide e fertili  facendo spazio a nuovi scenari,  d'una notte inquieta
 hanno seguito sentieri  anche fuori stagione.  di notti stellate che tendono  e accarezzo la seta
 scoscesi per raggiungermi,  E tengo stretta la vita che resta  la mano all’aurora sonnecchiante,  d'un vestito ormai smesso
 mi sono rimasti accanto  assaporando ogni istante  di sogni che ti portano lassù  appeso fra la polvere
 anche nel buio più tetro  con la morbida bocca  e non t'importa se poi cadi.  del tempo andato,
 ed ora hanno la chiave  di una bimba curiosa                     preparato con cura,
 dei miei giardini in fiore,  che assaggia per la prima volta  Se proprio devo morire  tanti anni prima,
 possono bere rugiada  un dolce sconosciuto.  voglio morire così.  per chi ho amato
 dai petali delle mie rose                                        in un giorno di sole.
 e camminare scalzi                                               Per errore, per amore.
 sui vellutati tappeti                                            E da quelle finestre mute
 dell’anima in cima                                               da cui il profondo si scorge,
 alle mie vette più aguzze,                                       fra gli altopiani arieggiati
 ascoltare il canto melodioso                                     d’una età matura,
 degli uccelli intonati                                           mi riaffaccio alla vita.
 e, se non mi vedono,
 non mi giudicano,
 da dietro gli scuri
 mi tendono la mano,
 non si preoccupano,
 sanno bene dove sono
 e che prima o poi tornerò.
 Ed io faccio più in fretta
 perché so che loro
 mi stanno aspettando.




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