Page 2 - RIVISTA NOIQUI SETTEMBRE 2022
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EDITORIALE                                  Luciano Zampini




                                                                                                                                                                             L’UMILTÀ

                                                                                                                                                                             La parola umiltà deriva dal latino “humilis”, termine che indica non solo colui che è umile ma che
                                                                                                                                                                             rimanda anche a qualcosa di proveniente dal basso, dalla terra, dalla fertilità della terra. Questa

                                                                                                                                                                             etimologia induce ad ipotizzare che l’umiltà possa quindi essere un atteggiamento da coltivare

                                                                                                                                                                             in quanto potenzialmente molto fertile. Tale possibilità interpretativa del termine pare trovare
                                                                                                                                                                             una conferma nella storia del pensiero, non solo occidentale, in cui l’umiltà è considerata una

                                                                                                                                                                             virtù decisamente positiva. Ciò è evidente nell’Antica Grecia o nel Cristianesimo, per rimanere

                                                                                                                                                                             in Occidente, o nel pensiero taoista spostandoci verso Oriente: Socrate, per esempio, coltivava
                                                                                                                                                                             la sapienza riconoscendo con umiltà il suo non sapere per poi trasformarlo nel suo inesauribile

                                                                                            pag. 28 i laboratori di noiqui                                                   metodo dialettico fonte di nuovo sapere; Gesù si autodefinisce, nel vangelo di Matteo, “umile di

                                                                                                                                                                             cuore”; Sant’Agostino, uno dei Padri della Chiesa, non solo dirà che “l’umiltà batte la superbia”,
                                                                                                                                                                             ma la collegherà direttamente al conoscere se stessi; mentre nel taoismo l’umiltà compare come

                                                                                                                                                                             una prerogativa dell’uomo saggio. Premesso questo si può asserire che l'umiltà è quella virtù

                                                                                                                                                                             grazie alla quale si è in grado di riconoscere i propri limiti. Da piccolo, la maestra mi diceva: per
                                                                                                                                                                             imparare devi essere umile. Da ragazzo mi confermavano: sii umile e il mondo ti sorriderà. An-

                                                                                                                                                                             che la fede cristiana professa umiltà. Non vi sembra che invece nella nostra cultura essa venga

                     pag. 16 contest online                                                                                                                                  trascurata e vengano invece incoraggiate qualità come un alto livello di auto stima e di fiducia
                                                                                                                                                                             nelle proprie capacità che molto spesso sconfinano nell’arroganza?

                                                                                                                                                                             Secondo me c'è da fare una grandissima distinzione tra autostima e umiltà. Le persone umili

                                                                                                                                                                             non sono coloro che non si vantano delle loro azioni o che risaltano rispetto alla folla, ma sono
                                                                                                                                                                             persone che riconoscono i propri limiti cercando di superarli accettando di imparare da altri.

                                                                                                                                                                             Per poter ottenere questo bisogna essere ben consci delle proprie possibilità e del proprio va-

                                                                                                                                                                             lore quindi stimare sé stessi e amarsi.  Non significa necessariamente ergersi al di sopra di altri
                                                                                                                                                                             ma riconoscere a sé stessi che si è bravi in quello che si fa ... Bisogna avere la lucidità e l'onestà

                                                                                                                                                                             intellettuale di dire in ogni momento posso e non posso sfruttando i valori intrinsechi che ci

                                                                                                                                                                             vengono forniti. Prendiamo per esempio un gommone, è un “valore” durante un naufragio ma
                                                                                                                                                                             è un “ostacolo “se stai scalando una montagna. qui dovremmo introdurre il concetto di valori

                                                                                                                                                                             statici e dinamici, ma ci perderemmo nei meandri di sofisticate differenze (es. donna e l’amore

                LE ASSOCIAZIONI                                                                                                                                              per la donna). Tornando alla lucidità, può essere che, essendo coscienti dei nostri limiti, cerchia-
                                                                                                                                                                             mo sempre di imparare nuove cose, e tacitamente accettiamo di essere incapaci. Questo non

                                                                                                                                                                             è sminuire sé stessi ma è elevarsi alla consapevolezza per quello che siamo e che potremmo

                                                                                                                                                                             essere se… È altrettanto vero però che possiamo, modellare noi stessi, fino ad un certo punto
                                                                                                                                                                             se lo riteniamo utile, vantaggioso. E se questo utile, vantaggioso, sia proprio quel qualcosa che

                                                                                                                                                                             l'umiltà non riconosce come suo?  Personalmente non ho una risposta se non usare una parola

                                                                                                                                                                             impropriamente “Narcisista”. Comunque, è vero l’essere umano è dinamico, assieme ai suoi
                                                                                                                                                                             valori ed a tutto ciò che lo circonda, mentre l’etichetta è sempre statica e quindi male si adatta

                                                                                                                                                                             ad un “vivente”. L’essere invece non è né statico né dinamico “è e basta”, ma questo concetto

                                                                                                                                                                             non arriva alla “razionalizzazione”, se lo esprimo, se mi permetto l’estrema arroganza di parlare
                                                                                                                                                                             dell’essere, se violo il sacrario della conoscenza e del sapere rasentando l’assurdo, è per accen-

                                                                                                                                                                             dere una sfida più grande, (per chi la vuole cogliere), la comprensione cioè di ciò che ognuno di
                                                                                                                                                                             noi è. (i social ne sono eterni esempi di confusione razionale… e sfide irrazionali)

                                                                                                                                                                             La risposta a questa riflessione potrebbe essere la soluzione di tutti i nostri problemi, ma la gen-

                                                                                                                                                                             te non vuole sapere ciò che è, la gente vuole conoscere per avere, vuole risposte che si possano
                                                                                                                                                                             usare, vuole un vantaggio per se stessi. La maggior parte degli individui oggi odia restare nell’in-

                                                                                                                                                                             certezza, nel dubbio, nel non sapere, nel lasciarsi nell’indeterminato. È questa una caratteristica

                                                                                                                                                                             dell’umiltà. Perché? Perché poter convivere con l’incertezza è un grande esercizio di umiltà,
                                                                                                                                                                             significa riuscire ad essere così umili da poter azzittire il proprio ego dal dare sempre e inces-

                                                                                                                                                                             santemente dei giudizi di valore su questo o quello. C’è una bella antica leggenda di un rabbino.

                                                                                                                                                                             Uno studente andò da lui e disse: “Nei tempi passati vi furono uomini che videro Dio in faccia.
                                                                                                                                                                             Perché questo non succede più?” il rabbino rispose: “Perché oggi nessuno sa chinarsi tanto”.

                                                                                                                                                                             “Bisogna chinarsi un poco, per attingere l’acqua dal fiume.” (Carl Gustav Jung)
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