La penna di Francesco D’Angiò non è mai banale, ci mette a pensare a rileggere gli scritti con doverosa attenzione, proprio perché racchiudono concetti non propriamente comuni e comprensibili a ognuno.
Bisogna calarsi nei suoi versi, profondamente, per afferrare i messaggi nella loro complessa esternazione del suo estro. Sia che parli d’amore, di mancanza, di elementi naturali, di problematiche sociali, s’innalza verso vette di grande spessore letterario e culturale.
È un viaggio percorribile solo se ci si immedesima senza riserve, a scandagliare le parole che mai come nei suoi componimenti, hanno un gran peso.
Ritroviamo in essi, un lessico forbito, ricercato e se ne trae, spesso, un resoconto, a volte crudo, di verità non ignorabili.
Lo vediamo ancora protagonista nelle vesti di giudice di concorsi letterari, contest, da cui scaturiscono motivazioni addotte agli scritti prescelti, con una cura certosina ed encomiabile, di gran valore, forse più attraente del componente esaminato.
Leggerlo è un arricchimento interiore, di crescita personale che non può passare come una semplice interpretazione di lettura poetica.
Francesca Patitucci