Conoscere una persona non è mai abbastanza è vero!
Come il mare seppur visibile, palpabile è un continuo evolversi e nel suo susseguirsi neanche le onde sono mai le stesse, così
Graziella De Chiara si presenta con questa sua nuova silloge
NEL MENTRE… SCRIVO.
Contenuti dolci e malinconici, in “infinite sere ritornano” e poi subito il contrasto con “come non mai” (Oltre le nuvole mi pregherai ancora, quel mio tormento era il tuo ogn’ora) quasi a rispondere con rabbia…
Sfogliare i suoi pensieri è entrare nell’anima della poetessa, toccare tutte le corde dell’anima, che si perdono spesso nella notte, lì dove nascono amori, mancanze, desideri e vecchi rimpianti.
Un’anima dolcemente tormentata dove non ha paura di mettersi in mostra, e si, Graziella è questo, fiera, combattiva, abituata a non nascondersi, pronta con la sua penna a svuotare quel mare nero, che l’anima spesso si fa colmo d’ingiustizie.
Non c’è momento o situazione che non abbia colto e raccolto in parole, nemmeno quello che traspira da “dillo a una madre” in quella relazione tra chi dimentica e chi deve dire: hai ragione ho sbagliato io.
Una madre spesso menzionata in chiaro e altre volte riconducibile a lei.
E poi la sua inquietudine, la luna che le racconta vite passate e attimi sfuggenti per approdare in “siamo noi… la storia” un racconto da leggere e rileggere fino a impararlo a memoria.
Si congeda da noi lettori con quest’ultima emozione “le tempeste del cuore” (…ho segnato l’ora al polso, mentre suono la melodia che ho in mente.)
Chi sono io se non uno che si è entusiasmato nella lettura di questo fiume in piena, riflettendo nei messaggi, nelle grida, resi palpabili e vivibili dalla De Chiara.
Luciano Zampini