PREFAZIONE
Tra poesia e prosa l’autrice ci porta in un mondo dove il tempo scorre, nelle meraviglie della natura, tra i meandri di riflessioni intime e profonde. Sopravvive tra i suoi versi una preghiera delicata di riservare l’amore per sé stessi, di averne cura, nonostante tutto il male del mondo.
Il suo linguaggio è spontaneo, diretto e semplice tale da arrivare al cuore del lettore senza poter essere frainteso.
I ricordi di chi non c’è più si fanno strada nella dolce malinconia dei sentimenti più autentici in cui ritorna spesso a esaltare la forza delle donne, soprattutto quando dell’esperienza ne faranno tesoro, una donna che imparerà a perdonarsi, a lasciare andare il superfluo dire e agire…
L’autunno ricorre spesso nelle sue liriche, come se fosse un suo ambiente naturale dove s’innalza il suo io migliore, quando esprime la sua gratitudine alla vita.
Nella sua “Felicità” c’è un ritorno nostalgico e una saggia ponderazione del concetto: È leggera e sfuggente/come un volo di farfalle/
E si intravede una dignità che permea i suoi scritti, che vuole inviare un messaggio chiaro, quello di rinascere, nonostante gli intoppi, come un’araba fenice, a sottolineare la forza e la resilienza delle donne, e lo fa in “Attento”: Pensa prima di picchiare/Cosa tua madre potrebbe pensare/Perché sei stato un figlio/ poi diventi coniglio.
Non da meno sono le sue divertenti e subliminali filastrocche in cui l’autrice si diletta a mostrare e farci assaporare un altro aspetto della sua penna: /Non puoi dare amore/se non sei stato amato/ Per esprimere il bene/ devi essere coccolato.
Non c’è che dire, risulta evidente da subito un’anima delicata, innamorata della vita, che crede nella rinascita e abbraccia molte tematiche sociali nel suo poetare; ogni componimento appare come un messaggio da regalare all’altro, senza remore e senza indugio, che induca tutti a una disamina. La speranza di un domani migliore non abbandona questa voglia di vita e lo dimostra a piene mani ed inchiostro. Nonostante la sua prosa richiami l’amore malato, lo condanni e lo descriva in molti componimenti, non perde la fiducia nella vera essenza d’amore e nella evoluzione positiva di quanto duole al cuore.
E in “Rondini a primavera” si esibisce il suo credo: /Tornerà la primavera/ per scaldare/ il mio povero cuore/stretto nella morsa/ del gelo.
Ecco, direi che in questi versi il lettore può cogliere tutta la sua infinita speranza, pur nella disillusione di un sentimento tranciato, ché l’arcobaleno torna sempre dopo il temporale e lei ne ha fatto il suo motto, attraverso fogli vergati e pregni di puri sentimenti, di fulgida e leggiadra bellezza.
Nella sua “Scorre veloce” lei agguanta tutto l’amore che ha per la vita.
Complimenti a Barbara.
Francesca Patitucci