Page 14 - RIVISTA NOIQUI APRILE 2022
P. 14
fRAnCEsCA pATITuCCI InTERvIsTA BRUNO BRUNDISINI
Ho il piacere e l’onore di proporre, in questo numero di aprile della rivista onli- Che relazione c’è tra la scrittura, la società e il tuo essere medico, come coesistono questi aspetti nella tua pro-
ne di #noiqui, l’intervista al dr. Bruno Brundisini, salentino d’origine, medico duzione letteraria?
di professione e scrittore eccellente per passione.
Poiché è una persona molto umile, ho scoperto tanto altro del suo intenso per- R. Penso che questi tre aspetti siano inscindibili e si influenzino reciprocamente. Quando si scrive sicuramente si parla delle
corso di vita, attraverso le sue risposte più che esaustive, gentilmente offerte. proprie emozioni, anche se non apertamente. Direi che pur volendo, non si può sfuggire a se stessi, a quello che si è e al
Il tratto che lo contraddistingue nei suoi scritti è il mettere a nudo i mali sotter- contesto in cui si vive. Contemporaneamente si trasmettono uno o più messaggi subliminali a chi ci legge. Nei miei testi c’è
ranei della società in cui viviamo, con un occhio “clinico” davvero molto inte- sempre la denuncia delle ingiustizie sociali ed è proprio questa la molla che mi spinge a scrivere.
ressante.
Qual è il tuo pubblico ideale? A che lettore pensi quando scrivi?
Ciao Bruno, leggendo i tuoi libri “Il Vestito Nuovo di Helene” e “Il Chiodo R. I miei libri si rivolgono ad un pubblico smaliziato, esigente, empatico, che ha bisogno di approfondimenti sui personaggi
nel Pupazzo”, senza voler scendere nello specifico, ci dici da cosa scatu- e di trame sostenute. La mia prima preoccupazione è il rispetto del lettore, mettermi dalla sua parte, non annoiarlo con
risce questo tuo particolare interesse verso i mali che affliggono la nostra particolari o scene inutili. Mentre scrivo mi chiedo: come reagirei io alla lettura di questa pagina? Do molta importanza
società? alla regola del mostrare più che raccontare “show, don’t tell” che permette una maggiore libertà interpretativa al lettore, ed
R. Direi che scaturisce da una molteplicità di fattori, dalla necessità di una pro- è più naturale, infatti nella vita quotidiana non c’è nessuno che ci racconta gli avvenimenti a cui stiamo assistendo. Cerco
comunque di non dare un taglio particolarmente polemico in determinati passi della narrazione, per non ferire la sensibilità
fonda riflessione sul male, perché esso esiste e che cos’è. Nello scrivere i miei di alcuni lettori. Così ad esempio ne “Il chiodo nel Pupazzo” la scena dell'esorcismo è raccontata con un sottile umorismo
romanzi mi sono in un certo senso ispirato al male, sia come presenza, sia come ed ironia.
operatività, evitando descrizioni di violenza gratuita, in nessuna forma, sebbene
esso conduca, alla fine, proprio alla violenza.
Parto dalla citazione di una delle più profonde studiose dell’argomento, Hannah Arendt. “Il male non può mai essere radi- Riporto un breve passo estratto da “Il Chiodo nel Pupazzo” del monsignore Emilio La Volpe «Non è giusto
uccidere… non è mai giusto uccidere. Mai. Non bisogna uccidere gli innocenti, non bisogna uccidere i colpe-
cale, ma solo estremo e non possiede né una profondità, né una dimensione demoniaca. (…) Esso è una sfida al pensiero, voli, non bisogna uccidere chi ha rubato, né chi ha sparso il sangue di un altro uomo» Mi sorge spontanea una
perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alla radice delle cose, e nel momento che si interessa al male viene domanda: che ruolo ha nella tua vita la fede?
frustrato, perché non c’è nulla. Questa è la banalità.” Così si esprimeva la Arendt, con riferimento all’Olocausto, inteso
come metafora del male assoluto e quindi unità di misura e di confronto di tutte le altre forme, per così dire minori, di male R. Don Emilio è un personaggio che si nasconde nel proprio abito di vescovo. Egli è condizionato dalle proprie fragilità e
collettivo o individuale. Senza giungere a livelli così catastrofici, il male è presente nella quotidianità di ciascuno di noi e tentazioni, in un rapporto conflittuale con la fede. Egli è capace di piccoli atti di coraggio, ma non di una redenzione com-
spesso assume la regia di determinati comportamenti della società. pleta. Riesce a prendere “al volo” le opportunità meno impegnative per raggiungere uno scopo nobile, quello di salvare la
Anche quando è costruito a tavolino, esso nasce dal non pensiero, ed è privo della proprietà transitiva del bene che invece vita al protagonista. Non era mia intenzione renderlo simpatico, ma io lo amo molto, proprio perché è molto debole.
giova agli altri. Il male, altresì, rimane confinato nell’ambito meschino di se stesso e nel suo egoismo, perché agisce esclusi- Penso, a mio modesto avviso, che la religione cristiana possa rappresentare una grandissima risorsa per l’umanità, se si li-
vamente per il proprio tornaconto, come fattore di distruzione dell’altro o di disorganizzazione della società. Quindi nasce bera da un lato a livello spirituale dalle varie superstizioni e dall’altro, a livello materiale, dagli interessi prettamente terreni.
dal vuoto sprigionando poi una forte energia. Paradigmatica è nel mio primo romanzo “Il chiodo nel pupazzo” la figura È necessario pensare una teologia che, pur senza prescindere dalla dimensione metafisica, approfondisca di più i temi del
di Gilberto, un personaggio che acquisisce la sua identità e la forza narrativa proprio sull’assenza di valori e sul potere del sociale, delle disuguaglianze, in altri termini che parta dal basso verso l’alto e non viceversa. In tale direzione vedo il grande
suo ruolo istituzionale di magistrato. In tal senso si esprime egregiamente il teologo Vito Mancuso che attribuisce al male sforzo che sta facendo papa Francesco.
la suggestione della potenza, mentre il bene non attrae perché nell’immaginario collettivo esprime debolezza. Diverso è il rapporto che ho con Dio, dalla cui esistenza penso non si possa prescindere, ma che è assolutamente intangibi-
Il male non è solo azione, ma anche possibilità, minaccia, rappresentando un codice identificativo di uno status, di una le, ma qui il discorso sarebbe molto complicato. In tal senso la religione, modellata sull’uomo, si colloca tra Dio e l’umanità.
organizzazione, di alcune configurazioni del potere e riceve pertanto un consenso sociale. In alcuni casi arriva a infiltrarsi Penso che dal punto di vista psicologico avere fede è una grande fortuna, forse il più bel regalo che un uomo possa avere
anche in rappresentanti delle istituzioni ritenute a più alta valenza morale, quali la Chiesa e la Legge. ricevuto. Non ci si sente soli, ma accompagnati, presi per mano nelle scelte della vita, consolati nelle avversità, si trova un
La religione ha personificato il male nella figura del demonio per esorcizzarlo da un punto di vista etico, prima ancora che significato del vivere, il premio dell’eternità.
materiale. Attribuendogli un’entità concreta, anche se spirituale, lo configura meglio come obiettivo da combattere, insom-
ma come nemico. Pur senza entrare in merito a disquisizioni teologiche sulla reale esistenza del diavolo, trovo comunque Ci piacerebbe conoscere la tua opinione, premesso che tu ne abbia voglia, riguardo il momento delicato e diffi-
indegne alcune pratiche della religione quali l’esorcismo cile che il mondo sta attraversando, in funzione di una guerra incomprensibile ai più.
Come ti sei avvicinato alla scrittura? R. Inutile dire che questa guerra è tra le più vili che hanno insanguinato la storia. Penso che la sua d
R. Ho sempre avuto la passione per la scrittura. Ho scritto saggi, biografie, articoli scientifici e divulgativi, poesie. Alla iffusione mediatica stia operando un pericoloso cambiamento nel modo di intendere la vita, diffondendo una cultura della
“morte facile”. Comunque i media stanno anche compiendo un grande lavoro di sensibilizzazione sociale, di partecipazio-
fine, nel 2016 ho deciso di “buttarmi” sulla narrativa. Sono sempre stato affascinato dai thriller, dal mistero, dalle trame ne al dolore. Dopo l’Olocausto pensavamo che l’uomo non fosse più capace di tali atrocità, ma purtroppo ancora una volta
complesse, dagli ambienti delle comunità (ospedali, caserme, monasteri, carceri), dalle personalità contraddittorie. All'i- ci dobbiamo vergognare di appartenere al genere umano.
nizio quasi non ci credevo! Riuscire a raccontare degli avvenimenti, incastrandoli l'uno nell'altro, come parti di un puzzle.
Costruire dei personaggi e mantenerli coerenti fino all'ultimo mi sembrava un'impresa titanica. So che scrivi anche poesie, quando nasce l’esigenza di esternare versi poetici piuttosto che dedicarti alla prosa o
Ma comunque mi attraeva l'idea di sorprendere il lettore, dargli un finale per nulla scontato e quindi non deluderlo, non ad altri particolari interessi?
tradirlo.
R. Nasce da momenti diversi. Avverto una differenza sostanziale nell’ispirazione quando scrivo i versi di una poesia, rispet-
Come coniughi il tuo impegno di medico con la passione per la scrittura?
to alla narrazione di un romanzo. Nel primo caso entro in una vera e propria trance, è il mio inconscio che parla e libera le
proprie emozioni, svincolandosi dai limiti dell’Io. Nei versi spesso le parole sono enigmatiche, custodite, e tracciano linee
R. La mia attività di medico continua ad occupare gran parte della giornata, ma mi offre anche tantissimi spunti di rifles- di tensione linguistica nell’estetica di un senso nascosto, ma evocativo. Si addentrano negli abissi dell’anima, intercettano il
sione sul dolore e sulla morte. Ho elaborato la trama dei miei romanzi soprattutto nelle ore serali, nei momenti di relax, in dolore e diventano produzione artistica. Spesso sono ricche di significati sottesi, non sempre dirette e immediate, ma tro-
cui ascolto la musica o mentre cammino per strada. È un’ottima opportunità per pensare. Via via che penso, mi vengono vano una loro collocazione compiuta nel macchinario della lirica. Avverto sottotraccia una ricerca esistenziale. Invece nello
sempre nuove idee, lasciandomi stupefatto! Sembra quasi che le idee raggiungano la mia mente da fuori, anziché il contra- scrivere un romanzo, anche nei passaggi poetici del testo, sono vincolato da quelle regole di cui ho parlato prima.
rio. Poi, quando sono davanti al computer, traduco tutte queste idee in pagine scritte. In genere dedico alla scrittura circa
due ore, la sera, dopo il lavoro. Concludendo questa intervista, parlaci dei tuoi progetti futuri.
In qualche modo l’essere un medico ha influenzatole storie che hai deciso di portare alla luce? R. Sto lavorando ad un nuovo romanzo ambientato a Sarajevo nell’ultimo mese dell’assedio nel febbraio del 1996, in tal
R. Ho sempre amato la medicina, nella quale ho visto il coniugarsi della conoscenza scientifica con la missione e l’amore senso, oltre ad essermi documentato, ho preso contatti anche con persone che hanno vissuto quei giorni terribili. Ma tutto
è ancora in fase embrionale.
per il prossimo. Ho lavorato per anni in un ospedale che mi ha offerto molte risorse nella ricerca permettendomi di pre- Grazie delle interessantissime domande che mi hanno permesso di
sentare lavori scientifici a livello internazionale, e nello stesso tempo mi ha insegnato a riconoscere il volto di Cristo nel parlare di concetti a me molto cari.
paziente che giace nudo e indifeso in fondo al letto di una corsia.
Tutto ciò mi ha offerto anche tantissimi spunti di riflessione sul dolore e sulla sofferenza. Potrei dirti semplicisticamente
che il medico cede il posto allo scrittore quando l’emisfero destro quello della creatività e del pensiero positivo, prevale sul
sinistro, quello dell’elaborazione e della critica. Vi sono momenti in cui avverto chiaramente questo passaggio. Ma vi sono
altri momenti in cui le due figure convivono in perfetto accordo, perché anche nell’uso della scienza non puoi fare a meno Carissimo Bruno, grazie di cuore per averci regalato parte del tuo
tempo prezioso, ad arricchire le nostre letture ed il nostro sapere.
della creatività. Sicuramente le due figure s’incontrano nella sofferenza della morte in corsia, quando, pur nella necessaria Francesca Patitucci
distanza emotiva, non puoi mai prescindere da una partecipazione al dolore e al mistero. La conoscenza della medicina mi
ha permesso di inserire negli ingranaggi delle trame elementi fondamentali e sicuramente ha contribuito alla mia ispirazio-
ne. Se mi fossi dovuto documentare presso altri, sicuramente non avrei avuto la stessa padronanza nella costruzione degli
eventi.
14 periodico mensile del gruppo NOIQUI periodico mensile del gruppo NOIQUI 15