Page 11 - RIVISTA NOIQUI APRILE 2022
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fRAnCEsCA pATITuCCI




 PUNTI DI RIFLESSIONE SULLA GUERRA…  biettivo di togliere volto, pensieri, affetti, cioè soggettività vivente e senziente ai corpi di migliaia di individui, per il fatto
               che a un certo momento vengono considerati solo come appartenenti a un Paese ritenuto un pericoloso campo di minac-
 UN OCCHIO A RIGUARDO DA PARTE DI GRANDI SCRITTORI E POETI.  cia. È dalle terre di confine che giungono sempre le minacce. Cosi facendo perseguono la via della cancellazione: di vite
 La guerra ha sempre inciso nella storia degli uomini per vari motivi: economici, sociali e religiosi. Ci sono state guerre  umane, di vite animali, di ambienti, di storia e cultura.
 per difendere i diritti umani, per tutelare la dignità degli esseri viventi, soprattutto dei più fragili. Ma noi pensiamo che  Dinanzi a quel che accade in Ucraina, nelle sue regioni periferiche e nelle sue città, la condanna e l’indignazione non può
 la guerra sia sempre stata inutile e folle, perché ha colpito gente innocente, come è accaduto e continua a verificarsi nella  che indignare e rivolgersi verso il potere politico russo e il loro primo rappresentante, ma allo stesso tempo lo sguardo e
 guerra attuale, contro l’Ucraina. Ci chiede perché non si riesca a risolvere attraverso la diplomazia, questa guerra che ha   la premura e l’ansia non possono distogliersi dal dolore dei singoli, dalle morti, dai profughi, dai feriti. La compassione
 già sterminato tante vite umane, tante famiglie, intere città ? Papa Francesco è intervenuto, per incitare i potenti ad inter-  non può essere scissa dal giudizio. E compassione e giudizio non possono essere riservati a un solo campo.
 venire e a non restare indifferenti al grido di dolore che proviene da quella terra.  Accanto alle donne e ai bambini ucraini gli effetti della guerra li patiscono, in modi certo non cruenti, anche i russi, non
 Non esistono guerre giuste, poiché uccidono e penalizzano tutto un sistema politico – sociale, umano, destabilizzando un  solo per via delle sanzioni che colpiscono più i poveri, ma anche per via delle libertà sospese, delle opinioni zittite, dei
 equilibrio mondiale. Il prezzo della vita degli uomini non ripaga il risultato della guerra, sia se si esca da essa in maniera  dissensi perseguitati. In una guerra anche chi appartiene alla parte che ha generato il conflitto è esposto alla sofferenza.
 vittoriosa o meno. È necessario sensibilizzare i potenti ai diritti umani. Molto è possibile fare a scuola, per educare le   Un corpo ferito, e un corpo privato con violenza della vita non ha più un’appartenenza, è un corpo ferito, un corpo sen-
 nuove generazioni alla cultura della pace e della solidarietà.  za vita, e per questo la pietà, o il soccorso, non distinguono, per loro natura, la causa giusta da quella ingiusta.
               Quanto alle armi, la loro capacità distruttiva e la loro alleanza con la morte, con la produzione di morte, non sono neu-
 La guerra è il male peggiore che affligge la società umana ed è fonte di ogni male e di corruzione. Ad essa è possibile fornire una cura assoluta   tralizzate dal fatto che chi le adopera, o lo vende, o le dona, lo fa per una causa ritenuta giusta. La loro funzione ultima è
 e immediata.  quella di uccidere e ferire.
 Immanuel Kant.  Un punto d’osservazione difficile, quello di chi si pone nella posizione che ha la pace come meta necessaria, e per questo,
 Il movimento de i venti preservare il mare della putredine, nella quale sarebbe ridotto da una quiete durevole, così la guerra preserva o popoli  come recita la nostra Costituzione, “ripudia la guerra”.
 dalla fossilizzazione alla quale li ridurrebbe una pace durevole o perpetua.  Le spese militari nella loro incomprensibile crescita, offendono la povertà, si fanno beffa delle diseguaglianze. Annienta-
 Georg Wilhelm  no e sminuiscono ogni forma di cultura.
 Friedrich Hegel  Concludo dicendo che l’aiuto, il soccorso dedicati alla popolazione ucraina, l’accoglienza messa in campo per i profughi,
               tanto più possono attingere a una compassione pura, e profonda, quanto più includono nelle ragioni dell’indignazione,
 Anche il poeta russo Vladimir Majakovskij condannò la guerra come teatro di orrori e di distruzione. Nella sua poesia   altri feriti, o sottoposti a violenze, sotto altre condizioni.
 l’atmosfera della guerra viene resa lugubre, segnata dal sangue e dalle grida di tante vittime. Scrive:  Senza dimenticare storie non lontane come quella di Baghdad o Kabul o Damasco. Un’enumerazione che non può disto-
               gliere e sperdere la cura, ma può radicare questa cura su ragioni non di schieramento politico ma semplicemente umane.
 "Edizione della sera! Della sera! Della sera!  Queste riflessioni potrebbero sembrare astratte, che sfuggono al dovere di prendere posizione, e schierarsi, e resistere,
 Italia! Germania! Austria!”  eppure da molti anni organizzazioni come Emergency o Medici senza frontiere, e tante altre simili, non fanno che muo-
 E sulla piazza, lugubremente listata di nero,  versi, con determinazione e dedizione, in questo orizzonte. Il loro punto d’osservazione, e non le logiche politiche e di
 si effuse un rigagnolo di sangue purpureo!  sopraffazione e di radicamenti territoriali e nazionalisti, può aprire un nuovo sguardo. Un probabile nuovo tempo.
 Un caffè infranse il proprio muso a sangue,
 imporporato da un grido ferino:
 “Il veleno del sangue nei giuochi del Reno!
 I tuoni degli obici sul marmo di Roma!”
 Dal cielo lacerato contro gli aculei delle baionette
 gocciolavano lacrime di stelle come farina in uno straccio
 e la pietà, schiacciata dalle suole, strillava:
 “Ah, lasciatemi, lasciatemi, lasciatemi”


 LA GUERRA IN UNGARETTI
 Giuseppe Ungaretti con le sue poesie si schiera contro l’orrore e la brutalità della guerra:

 SOLDATI
 Si sta come
 d’autunno
 sugli alberi
 le foglie


 La poesia, scritta durante una pausa dei combattimenti nel Bosco di Courton, sul fronte italo-francese, esprime come i
 soldati si sentano sospesi
 tra la vita e la morte, come le foglie sugli alberi in autunno, quando basta.


 LA GUERRA IN GABRIELE D'ANNUNZIO E NEI FUTURISTI


 M c'è anche chi vede la guerra in senso positivo, quasi come fosse un atto indispensabile. Fra questi, Gabriele d'Annunzio:
 […] Accesa è tuttavia l’immensa chiusa fornace, o gente nostra, o fratelli: e che accesa resti vuole il nostro Genio, e che il fuoco ansi e che il
 fuoco fatichi sinché tutto il metallo si strugga, sinché la colata sia pronta, sinché l’urto del ferro apra il varco al sangue rovente della resurrezio-
 ne […].
 Per i futuristi, invece, la guerra è un’esperienza inebriante, quasi afrodisiaca. Marinetti, autore del Manifesto, disprezza i neutralisti, e non   Guerra in Ucraina foto web
 solo: approva e addirittura istiga l’uso della violenza. Scrive: “Abbiamo recentemente cazzottato con piacere, nelle vie e nelle piazze, i più
 febbricitanti avversari della guerra”.
 Per Marinetti lo scontro è l'unica soluzione per la società:
 Noi vogliamo cantar l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali
 della nostra poesia. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno.
 Non v’è più bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro.


 Certo è che i Greci distinguevano due tipi di conflitto:
 • Stasis, una violenza soggetta a limiti e regole, nella quale si dà per scontato che il momento della violenza sarà inevita-
 bilmente seguito dalla ricomposizione e dalla convivenza;
 • Polemos, la violenza senza limiti nei confronti dell'altro.
 Poiché, per quanto drammatica, la guerra continuerà ad esistere, ritengo che il diritto internazionale e l'etica umana do-
 vrebbero cercare di tendere
 quanto più possibile alla prima evitando la seconda. Non so se ciò sia possibile, ma è lecito sperarlo.
 Quindi, come ogni guerra, anche questa che il potere russo ha portato in Ucraina, è un teatro di morte e di violenza. L’at-
 to del distruggere vite, abitazioni, legami, istituzioni soltanto in apparenza, è umo strumento per affermare la supremazia,   FRANCESCA PATITUCCI
 di dominio territoriale, di controllo; nei fatti mostra la pulsione propria di una politica fondata sul mito della potenza e
 non sulla cura della res pubblica, sui fantasmi del sacro suolo e non sulle regole del vivere civile: una pulsione che ha l’o-




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