Page 7 - RIVISTA NOIQUI APRILE 2024
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bruno brundisini
suicidio esprimono, in rapida successione, il travaglio emotivo di quest’uomo. Per comprendere
GIUDA meglio la dinamica psicologica bisogna distinguere l’atto del tradire da quello dell’ingannare.
Infatti, nel primo caso, chi tradisce ha un qualche tipo di legame con chi è tradito. Vi è sempre
Allora Maria prese una libbra d’oro profumata di nardo puro, di gran valore, unse i piedi di Gesù e glieli asciugò una condivisione che può essere sul piano affettivo o ideologico o passionale o progettuale, e
con i suoi capelli e la casa fu piena del profumo dell’olio. Ma Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli che stava comunque non vi è mai un rapporto di estraneità, mentre l’inganno avviene tra persone che non
per tradirlo disse «Perché non si è venduto quest’olio per 300 dinari e non si sono dati i soldi ai poveri?»(Gv 12, hanno una storia in comune e che magari nemmeno si conoscono.
3-5). Questo episodio, raccontato oltre che da Giovanni, anche dagli altri evangelisti, nasconde A prescindere da ciò, si rimane comunque perplessi considerando che il comportamento di
forse il significato profondo della figura di Giuda per molti aspetti misteriosa e controversa. Giuda è inteso come funzionale al compimento del progetto divino della Salvezza pur avendo
Di lui la narrazione evangelica non dice molto, ma quello che si deduce è sufficiente a tracciare egli la libertà e la responsabilità delle sue azioni. In altri termini ci si chiede se Giuda, avendo
un profilo pieno di contraddizioni e di punti interrogativi. Sicuramente è uno dei dodici, come tutti gli uomini il libero arbitrio e quindi la capacità di scegliere, avrebbe potuto agire
scelto da Gesù come apostolo, come amico e stretto collaboratore. Gli evangelisti insistono in modo diverso dall’adempimento delle Scritture che tanti secoli prima avevano detto “anche
sulla qualità di apostolo che gli compete a tutti gli effetti. Egli è un chiamato, una figura molto l’amico in cui confidavo, anche lui che mangiava il mio pane, alza contro di me il suo calcagno” (Salmo 41:9).
amata da Dio. Sicuramente come per gli altri 11 gli è stato conferito il potere di fare miracoli Bruno Brundisini.
e di scacciare i demoni. Ciò suscita una domanda inquietante: come mai Gesù abbia scelto
quest’uomo, pur sapendo che lo avrebbe tradito, tanto più che pronuncia un giudizio severo
su di “Guai a colui dal quale il figlio dell’uomo viene tradito! Sarebbe meglio per lui non
essere mai nato”. Gesù era consapevole del fatto che sarebbe stato tradito proprio da Giuda,
e durante l’ultima cena si rivolge a lui in modo inequivocabile e gli dice «quello che devi fare,
fallo al più presto», frase di cui gli altri apostoli non capiscono il significato. Tra l’altro, nel
gruppo l’Iscariota ha il ruolo assai delicato di tesoriere, sebbene avesse dato prova di non
essere una persona del tutto onesta, usando talvolta per i propri interessi il denaro a lui affidato.
Giovanni, che faceva parte del gruppo, lo definisce senza mezzi termini “un ladro”. L’altra
domanda che si pongono i teologi da sempre è quali siano stati i motivi che hanno spinto Giuda
a tradire il suo maestro. La risposta a ciò sta forse nei tratti della personalità dell’Iscariota,
come emergono dalla lettura dei Vangeli. Egli certamente, a differenza degli altri, è un uomo
colto, ma con un carattere impulsivo e passionale. Ha una personalità con tanti difetti e
inquietudini, ma anche con gli ideali di libertà e di giustizia sociale. In lui è forte l’impegno
politico e il desiderio di liberare il suo Paese, anche con le armi, dal dominio dell’Impero
Romano. Quando conobbe Gesù ne rimase affascinato dal carisma, dalla determinazione
nell’agire, dalle parole, dagli insegnamenti e dai miracoli, dalla difesa dei più fragili. Era lui il
Messia vincente, di cui parlavano le Scritture. Era lui l’uomo che avrebbe guidato la rivolta
di Israele e liberato il popolo dall’occupazione straniera. Era lui l’uomo che non sarebbe mai
sceso a compromessi con i pagani, come invece facevano molti sacerdoti ed anziani. Era
lui l’uomo che si scagliava contro i ricchi, per il solo fatto di essere ricchi, e veniva incontro
ai poveri, agli indifesi, agli ammalati, ai carcerati, agli ultimi. Ma a un certo punto Giuda si
accorge che Gesù non era del tutto quello che egli aveva creduto. Ben presto si rende conto
che nella volontà del Nazareno non c’è l’impegno politico e militare della realizzazione di un
regno sulla terra. Lo vediamo nei passi del vangelo di Luca e di Matteo in cui Gesù compie
il miracolo della guarigione del servo del centurione romano, uno dei capi dell’occupazione
della Palestina e addirittura poi, rivolgendosi alla moltitudine che lo seguiva ne esalta la fede,
pur essendo un pagano «in verità vi dico in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!
Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e
Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e
stridore di denti»(Mt 8, 10 - 12). Sono parole che gelano il sangue di Giuda. In un altro passo,
rivolgendosi agli apostoli, sempre con riferimento al centurione, Gesù dice di avere trovato
più fede in lui che in tutti loro messi assieme. Nell’episodio di Maria di Betania, che avviene
il giorno prima dell’ultima cena, Giuda è deluso anche dall’impegno sociale del maestro, e
come altri apostoli, critica apertamente la ricchezza sprecata in modo frivolo nell’uso dell’olio
costosissimo. Come dice Recalcati nel suo libro La notte del Getsemani, Giuda è la figura
dell’innamorato che, dopo avere investito tutti i suoi ideali in Cristo, avverte poi l’amara
delusione. Il tradimento e poi il pentimento, la restituzione dei soldi al tempio e infine il
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