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RIVISTA NOIQUI APRILE 2025 https://www.youtube.com/@noiqui/featured
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APA FRANCESCO
LA LEttERA AI POEtI DI PAPA FRAncEScO
Francesco
Cari poeti, so che avete fame di significato, e per questo riflettete anche su
come la fede interroga la vita. Questo “significato” non è riducibile a un con-
cetto, no. È un significato totale che prende poesia, simbolo, sentimenti. Il vero
significato non è quello del dizionario: quello è il significato della parola, e la
parola è uno strumento di tutto quello che è dentro di noi. Ho amato molti po-
eti e scrittori nella mia vita, tra i quali ricordo soprattutto Dante, Dostoevskij
e altri ancora. Devo anche ringraziare i miei studenti del Colegio de la Inma-
culada Concepción di Santa Fe, con i quali ho condiviso le mie letture quando
ero giovane e insegnavo letteratura. Le parole degli scrittori mi hanno aiutato
a capire me stesso, il mondo, il mio popolo; ma anche ad approfondire il cuore
umano, la mia personale vita di fede, e perfino il mio compito pastorale, anche
ora in questo ministero. Dunque, la parola letteraria è come una spina nel cuo-
re che muove alla contemplazione e ti mette in cammino. La poesia è aperta,
ti butta da un’altra parte.
Alla luce di questa esperienza personale, oggi vorrei condividere con voi al-
cune considerazioni sull’importanza del vostro servizio.
La prima vorrei esprimerla così: voi siete occhi che guardano e che sogna-
no. Non soltanto guardano, ma anche sognano. Una persona che ha perso la
capacità di sognare manca di poesia, e la vita senza poesia non funziona. Noi
esseri umani aneliamo a un mondo nuovo che probabilmente non vedremo ap-
pieno con i nostri occhi, eppure lo desideriamo, lo cerchiamo, lo sogniamo. Uno
scrittore latino-americano diceva che abbiamo due occhi: uno di carne e l’altro
di vetro. Con quello di carne guardiamo ciò che vediamo, con quello di vetro
guardiamo ciò che sogniamo. Poveri noi se smettiamo di sognare, poveri noi!
L’artista è l’uomo che con i suoi occhi guarda e insieme sogna, vede più in
profondità, profetizza, annuncia un modo diverso di vedere e capire le cose che
sono sotto i nostri occhi. Infatti, la poesia non parla della realtà a partire da
princìpi astratti, ma mettendosi in ascolto della realtà stessa: il lavoro, l’amo-
re, la morte, e tutte le piccole grandi cose che riempiono la vita. Il vostro è —
per citare Paul Claudel — un “occhio che ascolta”. L’arte è un antidoto contro
la mentalità del calcolo e dell’uniformità; è una sfida al nostro immaginario, al
nostro modo di vedere e capire le cose. E in questo senso lo stesso Vangelo è una
sfida artistica. Essa possiede quella carica “rivoluzionaria”, che voi conoscete
bene, ed esprimete grazie al vostro genio con una parola che protesta, chiama,
grida. Anche la Chiesa ha bisogno della vostra genialità, perché ha bisogno di
protestare, chiamare e gridare.
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