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RIVISTA NOIQUI APRILE 2025     https://www.youtube.com/@noiqui/featured



                   Vorrei dire però una seconda cosa: voi siete anche la voce delle inquietudini
               umane. Tante volte le inquietudini sono sepolte nel fondo del cuore. Voi sapete
               bene che l’ispirazione artistica non è solo confortante, ma anche inquietante,
               perché presenta sia le realtà belle della vita sia quelle tragiche. L’arte è il terreno
               fertile nel quale si esprimono le “opposizioni polari” della realtà — come le chia-
               mava Romano Guardini —, le quali richiedono sempre un linguaggio creativo e
               non rigido, capace di veicolare messaggi e visioni potenti. Per esempio, pensia-
               mo a quando Dostoevskij nei Fratelli Karamazov racconta di un bambino, pic-
               colo, figlio di una serva, che lancia una pietra e colpisce la zampa di uno dei cani
               del padrone. Allora il padrone aizza tutti i cani contro il bambino. Lui scappa
               e prova a salvarsi dalla furia del branco, ma finisce per essere sbranato sotto gli
               occhi soddisfatti del generale e quelli disperati della madre.


                   Questa scena ha una potenza artistica e politica tremenda: parla della realtà
               di ieri e di oggi, delle guerre, dei conflitti sociali, dei nostri egoismi personali. Per
               citare soltanto un brano poetico che ci interpella. E non mi riferisco solamente
               alla critica sociale che c’è in quel brano. Parlo delle tensioni dell’anima, della
               complessità delle decisioni, della contraddittorietà dell’esistenza. Ci sono cose
               nella vita che, a volte, non riusciamo neanche a comprendere o per le quali non
               troviamo le parole adeguate: questo è il vostro terreno fertile, il vostro campo
               di azione.


                   E questo è anche il luogo dove spesso si fa esperienza di Dio. Un’esperienza
               che è sempre “debordante”: tu non puoi prenderla, la senti e va oltre; è sempre
               debordante, l’esperienza di Dio, come una vasca dove cade l’acqua di continuo
               e, dopo un po’, si riempie e l’acqua straripa, deborda.
               È quello che vorrei chiedere oggi anche a voi: andare oltre i bordi chiusi e definiti,
               essere creativi, senza addomesticare le vostre inquietudini e quelle dell’umanità.
               Ho paura di questo processo di addomesticamento, perché toglie la creatività,
               toglie la poesia. Con la parola della poesia, raccogliete gli inquieti desideri che
               abitano il cuore dell’uomo, perché non si raffreddino e non si spengano. Questa
               opera permette allo Spirito di agire, di creare armonia dentro le tensioni e le
               contraddizioni della vita umana, di tenere acceso il fuoco delle passioni buone
               e di contribuire alla crescita della bellezza in tutte le sue forme, quella bellezza
               che si esprime proprio attraverso la ricchezza delle arti.
               Questo è il vostro lavoro di poeti: dare vita, dare corpo, dare parola a tutto ciò
               che l’essere umano vive, sente, sogna, soffre, creando armonia e bellezza. È un
               lavoro che può anche aiutarci a comprendere meglio Dio come grande «poeta»
               dell’umanità. Vi criticheranno? Va bene, portate il peso della critica, cercando
               anche di imparare dalla critica. Ma comunque non smettete di essere originali,
               creativi. Non perdete lo stupore di essere vivi.

               Dunque: occhi che sognano, voci delle inquietudini umane; e perciò voi avete
               anche una grande responsabilità. E qual è? È la terza cosa che vorrei dirvi: siete
               tra coloro che plasmano la nostra immaginazione. Il vostro lavoro ha una con-
               seguenza sull’immaginazione spirituale delle persone del nostro tempo. E oggi
               abbiamo bisogno della genialità di un linguaggio nuovo, di storie e immagini
               potenti.
               Io pure sento, vi confesso, il bisogno di poeti capaci di gridare al mondo il mes-
               saggio evangelico, di farci vedere Gesù, farcelo toccare, farcelo sentire immedia-

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