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B
UNO BRUNDISINI
L’unIVErSO, un GrAndE PEnSIErO
Per secoli la natura della realtà è stata interpretata in base al modo in cui essa
viene percepita dai nostri sensi. Su questo stesso principio vennero formulate
le leggi della fisica classica, per intenderci la fisica Newtoniana... Esse, tutta-
via, con al progredire delle conoscenze scientifiche, si sono dimostrate sempre
più insufficienti e contraddittorie, rimanendo valide solo per quella parte della
realtà macroscopica che viene percepita ed intuita. Tuttavia ancora oggi, da
gran parte del mondo scientifico e dell’uomo comune, si pretende di estendere
questa visione riduzionista della realtà a categorie complesse quali la coscien-
za e il libero arbitrio che invece non possono essere considerate come epifeno-
meni del mondo biologico e materiale. In altre parole, la fisica classica ha una
visione limitata e riduzionista della realtà, per cui il mondo fisico è tutto ciò
che esiste (naturalismo) ed è indipendente dall’osservatore (realismo). Lo spa-
zio ed il tempo sono tra loro non collegati, immutabili e assoluti, e la materia è
costituita da particelle (atomismo). Ogni parte della realtà è separata da tutto
il resto ed interagisce come entità indipendente con altre (frammentazione).
Le leggi della fisica sono le stesse in ogni angolo e dimensione dell’universo.
Ma l’aspetto più importante della visione classica è il determinismo assoluto,
cioè la totale assenza del libero arbitrio nella materia e nella mente. Ciò fece
dire a Laplace che, se conosciamo le condizioni iniziali di tutte le particelle e
le variabili di un sistema, in base alle leggi fisiche, per lo meno in linea di prin-
cipio, saremo in grado di conoscere l’evoluzione passata e futura del sistema,
perché tutto succede secondo leggi precise. Ciò comporta un criterio di assolu-
ta prevedibilità. Il riduzionismo è pertanto una teoria che semplifica la realtà
trascurando le connessioni che una parte ha con il tutto.
Però iI sistemi biologici complessi non sono interpretabili semplicemente con
le leggi deterministiche. Come fa osservare Faggin, scienziato e studioso della
fisica quantistica, dobbiamo superare l’approccio riduzionista secondo cui la
coscienza, intesa come consapevolezza di sé e del mondo esterno, è un semplice
prodotto dei sistemi neuronali del cervello e il libero arbitrio è solo un’illusio-
ne.
I progressi delle neuroscienze e della fisica quantistica conducono infatti a del-
le ipotesi rivoluzionarie e controintuitive che ribaltano il rapporto tra cervello
e coscienza per cui non è il cervello che produce il pensiero, ma al contrario è
quest’ultimo a produrre il cervello. La coscienza e il libero arbitrio esistono
nell’universo a prescindere dai singoli individui. Esse probabilmente sono nate
col Big Bang insieme allo spazio-tempo e a quella che noi percepiamo come
materia. Lo stesso universo è fortemente interconnesso in tutte le sue parti
che comunicano tra loro come una rete neuronale per cui ha le caratteristiche
di un grande pensiero. In ogni sua parte è totalmente informato sul tutto per
cui possiamo parlare di parte-tutto. Quest’ultimo concetto è del tutto assente
nella fisica classica il cui riduzionismo crea confini e limitazioni.
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