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fRAnCEsCA pATITuCCI
pravvivere.
LA MEMORIA : COME SI PUÒ RACCONTARE AI GIOVANI STUDENTI LA SHOAH, Vennero impiegate come corrieri per trasferire informazioni utili, da un ghetto all’altro.
AFFINCHÉ NON SI PERDA IL RICORDO DI COTANTO ORRORE... Haika Grosman fu una delle organizzatrici della Resistenza, nel ghetto di Bialystok, tra le più
famose e prese parti attive alla sommossa all’interno del ghetto stesso.
Come si può raccontare l’orrore dell’Olocausto ai giovani? Come è possibile parlare della Conosciamo tutti la storia di Anna Frank e il suo Diario, il cui esempio di amore e coraggio,
Shoah e del Giorno della Memoria? da giovane vittima, ci possa essere utile per non abbrutirci, nonostante tutto.
La Memoria non può essere insegnata. Conviene partire dalla Storia e lasciare che le parole Il coraggio delle vittime dell’Olocausto, la loro abnegazione, la solidarietà per salvarsi l’un
degli ultimi testimoni sopravvissuti possano dire più di quanto è stato impresso sui libri. l’altro, pur nella feroce persecuzione subita, restano il Manifesto della dignità per ogni essere
Nella tragedia della Shoah, lo sterminio del popolo ebreo, per mano di fascisti e nazisti, ne- umano.
gli anni della Seconda guerra mondiale, ha visto milioni di persone che hanno sofferto un Questo periodo storico rimarrà in eterno vergogna dell’uomo e la sua miseria intellettuale e
dolore inenarrabile. Spesso hanno anche subìto una sorte comune. Ma quel dolore non è umana.
stato l’unica esperienza. Ciò che univa le persone è stata spesso la vita passata, e la speranza Chi è sopravvissuto non ha avuto certo il riscatto d’aver perso il sapore della bellezza della vita
presente. Molti sopravvissuti hanno raccontato che pur nel buio e nell’angoscia si aggrappa- e ancora adesso, vive nel ricordo doloroso che accompagna tutti i suoi nuovi giorni.
vano a ricordi, pensieri, oggetti per tenersi aggrappati a un mondo che sembrava non esiste- Violenza, orrore e ferocia, senza precedenti.
re più. Piccole speranze che hanno permesso ai deportati di passare il tempo, arrivare a sera, Nel Giorno della Memoria è doveroso affacciarsi ai cancelli di Auschwitz, a sentire fin dentro
non mollare, in una parola: resistere. La resilienza dei deportati passa attraverso piccoli og- l’anima il male indicibile che è stato inferto.
getti quotidiani, passioni, affetti. Cose che apparentemente poco significative son diventate È necessario fare ammenda e trasferire ai giovani sani principi, iniziando dalla famiglia e poi
fondamentali. nei banchi di scuola, per far si che domani le coscienze si elevino alla dignità e al senso civico,
Questo mese ricorre la giornata mondiale dedicata alle vittime della shoah, 27 gennaio. e a combattere coscientemente ogni forma di violenza.
Istituita ufficialmente dalla Repubblica italiana nel 2000. Francesca Patitucci
Il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’armata rossa buttarono giù i cancelli d’ingresso al cam-
po di sterminio nazista di Auschwitz, in Polonia.
Sarebbe più normale e giusto non avere la giornata dedicata a tanto orrore! “Capii che la paura non aiuta e non serve a nulla. Non c’importa tanto di non arrivare da nessuna parte
Sappiamo tutti cosa succedesse ad Auschwitz, la più grande metropolitana della morte. quanto di non avere compagnia durante il tragitto La pigrizia può sembrare attraente, ma il lavoro ti dà sod-
Gli ebrei arrivavano quasi tutti con treni merci, come animali, fatti scendere dalla cosiddetta disfazione. Io non penso a tutte le miserie, ma a tutta la bellezza che ancora rimane”
Judenrampe, la rampa dei Giudei, e venivano smistati, quasi tutti però destinati alle “docce”, Anna Frank
le famose camere a gas.
Solo ad Auschwitz furono sterminati un milione e mezzo di ebrei.
Sotto il regime di Mussolini la persecuzione ebraica e l’allestimento di tanti campi di con-
centramento è stata anticamera della deportazione.
La differenza con altri centri di detenzione è che in Italia, nella risiera di San Sabba, nella
zona sud di Trieste, furono uccise tra le 3000 e le 5000 persone.
Dal 1944 fu approntato un forno crematorio per lo smaltimento dei cadaveri.
Considerati corpi non puri, di razza inferiore.
La cosiddetta “depurazione” non era altro che un modo per sterminare migliaia di innocenti
Essere fascista significava essere consapevole della propria superiorità “razziale”.
Nel 1938 ci fu proprio un
“censimento della razza”, il cosiddetto annus orribilis, cui seguirà un corpus di leggi antie-
braiche, basate sul razzismo di tipo biologico, come già prima menzionato, ed espulsione
degli ebrei stranieri dall’Italia.
Poi seguirà, dopo la “persecuzione dei diritti”, nel 1943, quindi la “persecuzione delle vite”.
Essere contro gli ebrei diventò non solo un punto di coesione per la classe dirigente, ma «un
elemento fondamentale per il successo della rivoluzione totalitaria».
Il primo atto governativo razzista fu l’elaborazione ed emanazione di un documento ufficia-
le di carattere generale, Il fascismo e i problemi della razza del 14 luglio 1938 (più noto come il Ma-
nifesto degli scienziati razzisti), redatto su rigide indicazioni del Duce e impostato sul razzismo
biologico. In dieci punti il Manifesto fissava le basi teoriche del razzismo fascista, a partire
dalla premessa che esistano le razze umane e che siano fondate biologicamente.
Molte donne si unirono e parteciparono alla Resistenza, la loro opera fu preziosa nel cercare
di sfuggire agli abusi e alla morte certa di tanti innocenti.
Incarcerate nei campi di concentramento, come anticamera della morte, crearono gruppi
di assistenza reciproca e, grazie allo scambio di informazioni, molte di loro riuscivano a so-
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