Page 10 - RIVISTA NOIQUI GENNAIO 2023
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MARIA LuCIA zITO



                                                          JUAN CARRITO C'EST MOI


                Tutti abbiamo assistito alla morte di Juan Carrito per l'imperizia di qualcuno. Chi addossa la
                colpa alla Regione, chi all'Ente Parco, chi al ragazzo. Il ragazzo, che avrebbe dovuto guidare in

                una zona che attraversa le strade dei parchi a 50 km orari, minaccia sui social chi lo ha, sempre

                sui social, criticato, redarguito, accusato. Addirittura, invoca una querela per diffamazione e
                per mancata custodia dell'animale da parte del Parco. Di chi sono, dunque, le responsabilità?

                Partiamo da un punto fermo: segnaletica e velocità, in presenza di fauna selvatica o animali va-

                ganti, va rispettata. Secondo punto: le leggi che tutelano gli animali e la fauna selvatica, qualora
                vi sia un incidente, sono ancora deboli: la pena, in caso di torto, è esigua e le verifiche, attuate

                quando avviene un omicidio stradale o ci sono lesioni derivanti da un incidente, non sono di

                eguale peso. Terzo punto: pare che Juan Carrito, certamente animale confidente e fuori dagli
                schemi, sia morto dopo circa 50 minuti. È stata chiamata la Asl competente del territorio af-

                finché intervenisse per salvargli la vita o almeno tentando di farlo? No, perché io ho trovato
                uno scoiattolo in difficoltà a Torre Cerrano, questa estate, e nessuno mi ha risposto al telefono

                o è intervenuto per interrompere la lunga agonia dell'animale, forse morso, che poi è decedu-

                to. Addirittura, la Asl di Pescara ha risposto che dovesse intervenire la Asl di Teramo, molto
                più lontana dal posto. Non parliamo del presidio Carabinieri Forestali di Montesilvano: era un

                fine settimana e, dopo il mio esposto al WWF regionale, sono stata informata che i forestali

                non operano durante il fine settimana. Che dire? Siamo davvero, in Abruzzo, regione verde
                e attrezzata, preparata per proteggere la fauna selvatica? No. Probabilmente il mio ennesimo

                esposto sulla morte di Juan Carrito, orso reso confidente da noi e 'problematico', come qual-

                che rudimentale blog lo ha definito, finirebbe nel nulla. Le indagini, probabilmente, giustifi-
                cheranno l'umano che si è trovato di fronte alla bestia, mentre la bestia non aveva il diritto di

                attraversare la strada, aspettandosi da chi guida il rispetto delle regole di sicurezza per sé e per

                gli altri. Nel nostro Bel Paese, in conclusione, dalle scuole, agli ospedali, dai treni ai trasporti in
                generale, dagli uffici all'esercizio turistico o commerciale manca una salda struttura di controllo

                delle competenze e della legalità. Se la tecno-struttura, che si chiami Regione, Ente Parco, Stato

                attuasse tutti i controlli necessari per formare ed esigere dal personale una gestione di qualità
                questo non succederebbe. Non è possibile che la madre Amarena sia stata investita una decina

                di anni fa e lo stesso Juan Carrito lo sia stato. O c'è un progetto per eliminare la fauna selvatica

                ritenuta pericolosa, oppure c'è un non-progetto frutto di incompetenza ed altro ancora. In en-
                trambi i casi si tratta di una politica del fallimento. Perché se io fossi la Regione o l'Ente Parco

                mi costituirei parte civile in un processo. Perdere uno dei circa 50 esemplari di orso marsicano

                esistenti in Europa, cosa che vale anche per i lupi, significa che qualcosa è andato storto. Il con-
                flitto uomo-animale, drammatico dalla notte dei tempi, perché ingestibile e senza mezzi, oggi

                appare certamente non arginabile con esattezza certosina, ma sicuramente più controllabile e

                prevedibile. In primis limitando o eliminando la caccia, che impoverisce i boschi e le foreste,
                in secundis creando corridoi dedicati agli animali, istituendo facoltà universitarie che formino

                persone capaci di studiare il fenomeno e fare proposte. Non è uccidendo che si risolve, non è

                liquidando con un 'era destino' che si educa il popolo a rispettare la Natura. Purtroppo, quando
                la Natura si rivolterà contro di

                noi, chiedendoci il conto, come

                già lo sta facendo attraverso il
                clima, sarà troppo tardi.








                Responsabile FareAmbiente

                Gargano, San Severo, Chieti
                e Pescara







                10   periodico mensile del gruppo NOIQUI                                                                                                                                                                                            periodico mensile del gruppo NOIQUI                       11
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