Page 108 - RIVISTA GIUGNO 2025
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RIVISTA NOIQUI MAGGIO 2025     https://www.youtube.com/@noiqui/featured
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                      ABRIELLA FORTUNA



                I BaMBInI non sanno pIù GIocare. preFerIscono sta-

                         re solI. dIFFUso Il FenoMeno del vaMpInG

                    I bambini non sanno più giocare. È lontano il tempo in cui frotte di ragaz-
                zini si davano appuntamento per giocare insieme. E allora il cortile o anche la
                strada si riempiva di rumore e non mancava neanche una finestra frantumata
                dal pallone. Si andava in bici, si giocava con una corda o semplicemente seduti
                su un muretto a raccontarsela. Erano tempi della spensieratezza. Si litigava, si
                discuteva e si trovava una mediazione, senza ricorrere all’aiuto dell’adulto. Da
                soli, riuscivano a trovare saggiamente un modo che andasse bene per tutti. Oggi
                non è più così. I bambini non scendono più giù a giocare, non si ritrovano più
                in gruppo. I bambini non sanno più giocare. Sono chiusi soli nel loro mondo.
                    Secondo i più autorevoli studiosi del settore, il gioco è un’attività fondamen-
                tale per lo sviluppo integrale, è il lavoro del bambino e la sua scomparsa non
                è un fatto secondario, ma un campanello d’allarme sul piano dello sviluppo
                cognitivo, affettivo e relazionale. Il gioco libero, quello non guidato, non fina-
                lizzato, è sempre più raro e il tempo per l’ozio creativo si è quasi annullato.
                    Adesso bambini e adolescenti si vedono nelle videochiamate a commentare
                il tiktoker del momento, a gossippare su qualche compagno, a postare selfie.
                Neanche la briga di litigare perché non sanno neanche come si fa. Sta crescen-
                do una generazione modalità aereo, insensibile a ogni stimolo, indifferente a
                qualsiasi cosa.
                    Se chiediamo loro cosa vorrebbero nel prossimo futuro, buona parte dei gio-
                vani neanche sanno rispondere perché non cercano nulla. Non hanno ambizio-
                ni, particolari desideri, progetti da realizzare. Sono già stanchi della vita che
                vivono e non vedono il futuro come un’opportunità da scoprire e da esplorare,
                anzi spesso sono catastrofisti perché vedono il domani come un mondo distrut-
                to da guerre e pandemie da cui nessuno si può salvare e per cui non vale la pena
                di combattere per cambiarlo.
                    La colpa è quasi sempre amputabile ai telefonini che rendono il giovane e
                purtroppo anche i bambini, incollati a uno schermo, mortificando ogni slancio
                creativo e quindi la capacità di progettare. E in una società instabile e i giova-
                ni sperimentano mancanza di identità, bassa fiducia e disimpegno, elementi
                che ostacolano la capacità di edificare il proprio futuro in maniera costruttiva.
                Diffuso è il fenomeno del vamping, un’abitudine soprattutto tra giovani e ado-
                lescenti, che consiste nel restare svegli fino a tardi, spesso fino all'alba, utiliz-
                zando dispositivi elettronici per connettersi con il virtuale. Una vera e propria
                dipendenza che procura una serie di disturbi molto gravi.
                    E in questa ottica di finzione allora si perdono tutte le speranze di intrecciare
                buoni propositi e ci si richiude nel proprio guscio, impenetrabile e vuoto, mise-
                ro di relazioni e assente di ogni progetto.
                 È ineluttabile che il mondo sta cambiando, in peggio. Ha perso le cose sem-
                plici che sanno di genuinità, di relazioni sane, di solidarietà. Lo dimostra lo
                spirito di violenza e di guerra che arieggia nel mondo, pronto a sopraffare per
                inchiodare il proprio potere a danno sempre di qualcuno più debole. È chiaro
                che occorre cambiare rotta iniziando proprio a educare i germogli della vita, i


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