Page 8 - RIVISTA NOIQUI MAGGIO 2022
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LA PULIZIA ETNICA E IL GENOCIDIO: L’EPIDEMIA DEL MALE. POESIA E PASSIONE
Il 30 aprile 1945 si concludeva uno dei più tragici periodi della storia contemporanea. Chiuso nel suo bunker nelle viscere Un poeta, può essere orientato verso una poesia di varietà di generi: parodico, elegiaco, comico, tragico e gli si riconosce
di Berlino, come in una tregenda nibelungica, sprofondava nel regno dei morti quel distruttore del popolo ebraico e dell’in- la capacità di trasmettere grandi emozioni.
tera umanità che fu Adolf Hitler. Ciò avveniva mentre le truppe angloamericane da occidente e quelle russe da oriente Quando una poesia colpisce positivamente, il nostro corpo trova beneficio e partecipa attivamente. Come? Con quali ele-
marciavano verso la città. Il giorno prima egli aveva sposato Eva Braun, la sua compagna di sempre, che moriva insieme menti? Con i gesti, con la voce, con la rappresentazione, con l’emozione che suscita in primis nel poeta che l’ha partorita
a lui. Al processo di Norimberga furono condannati molti ufficiali e gerarchi nazisti accusati di crimini contro l’umanità o e nell’ascoltatore e/o lettore che la recepisce, la fa sua, a volte immedesimandosi perché, l’argomento trattato, fa parte del
genocidio, termine che in quella circostanza fu definito con precisione nel Diritto Internazionale. Come la Storia ci insegna suo bagaglio di vita.
quello della Germania nazista non è stato l’unico massacro di un popolo, anche se il più numeroso per vittime innocenti e Ma, perché ciò avvenga, ci si deve spogliare degli stereotipi, dell’immagine di uomini tutti d’un pezzo. Bisogna “indossa-
certamente organizzato su basi “scientifiche”. Ma vi sono state purtroppo tante altre pagine nere della storia dell’umanità, re” gli abiti di un bambino, senza paura di mostrare debolezze e fragilità, in quanto, quest’ultime, considerate un handicap
alcune volutamente dimenticate, perché la storia la scrivono i vincitori, altre rimosse, forse per un senso di vergogna. Pen- che sono, invece, un punto di forza per la comprensione del senso “magico” di cui ci fa dono la poesia.
so al massacro degli Aborigeni australiani da parte degli inglesi, durato per ben due secoli, fino agli inizi del Novecento. Essa, troppo spesso, viene relegata come spazio evasivo; in realtà, è capace di creare, dall’immaginario, una dinamica cor-
Un altro genocidio riuscito in pieno nel cancellare un intero popolo, con la sua lingua e tradizioni, fu quello degli Indiani rispondente alla razionalità.
d’America operato anch’esso dagli inglesi o quello degli Armeni perpetrato dell’Impero Ottomano nel 1915. Il Novecento Per far sì che la poesia resti immortale, cioè che i posteri l’amino e la tramandino a loro volta, è necessaria l’intensità della
non è stato solo il secolo di due guerre mondiali e dell’Olocausto. Quello che Hobsbawn ha definito il secolo breve per realtà, dell’esperienza vissuta e raccontata.
la rapidità dei mutamenti geopolitici ha visto altri massacri quali la cosiddetta auto genocidio operato in Cambogia dalla Ci vuole la ricchezza d’esperienza del realismo e la profondità di sensi del “simbolismo”, dirà Cesare Pavese.
dittatura comunista dei Khmer Rossi di Pol Pot tra il 1975 e il 1979 che annientò l’intera classe borghese di quella nazione La poesia, dunque, è radicata nel reale, nella totalità: limitato e illimitato, finito ed infinito.
(il tumore della borghesia) o quello del Ruanda nel 1994 degli Hutu nei confronti dei Tutsi o quello delle foibe in Istria. E La poesia, inoltre, è portatrice di gioia, di libertà. Il poeta ha il merito di togliere dall’anonimato e rendere noti accanimenti,
mi fermo al Novecento, perché per gli eventi tragici del Duemila vi sono ancora ferite sanguinanti e pertanto non si può che hanno colpito, attirato la tua attenzione.
parlare di storia, ma di cronaca. Volendo fare un esempio pratico, possiamo dire che un tramonto è uguale per tutti, mentre, agli occhi del poeta, si com-
A parte la riflessione filosofica e teologica e il dibattito storico su questi avvenimenti, vorrei concentrare l’attenzione su binano e amalgamano gli elementi della natura, portando a galla gioia o tristezza sopita.
quali sono i motivi psicologici, sul perché all’interno di una nazione si possa sviluppare un contagio del male tra gli indi- O ancora: noi tutti facciamo degli incontri e, se si vuole descriverli, si userà un linguaggio approssimativo. Il poeta no, non
vidui, come fosse un’epidemia. Infatti, la partecipazione al massacro degli ebrei, studiata e progettata a tavolino da pochi, si accontenta; trova le parole per poter far rivivere ciò che ha vissuto. La poesia, dunque, descrive in assoluta fedeltà, ciò
vide il coinvolgimento di molti, di moltissimi tedeschi, anche se a vari livelli. Se così non fosse stato, non si sarebbe potuto che viviamo; in qualità di opera d’arte, riesce ad essere universale, proprio attraverso la sua autenticità.
organizzare l’industria della morte di sei milioni di ebrei e di tanti altri. In realtà, dal punto di vista psicologico, il nazismo Per esempio, si pensi a Dante Alighieri ed alla sua capacità di stupirci, nella fusione, nella sintesi tra espressione del senti-
non va visto come un’ideologia, ma come una religione, laica, tenebrosa, ma pur sempre una religione con le sue liturgie, mento e i contenuti di filosofia, teologia e morale.
con il suo messia, con i suoi dei e semidei. Solo così lo stato etico teorizzato dall’idealismo tedesco postkantiano dell’Ot- Il poeta, però, non è da considerarsi una persona particolare; non è un veggente o un folle, un dannato o un infelice. È
tocento si è potuto trasformare nello stato criminale di Hitler. L’analisi psicologica in tal senso considera come un fattore solamente una persona che coglie l’attimo e lo imprime su un foglio, in qualche modo lo imprigiona e, da quel momento in
importante il pensiero unico, che diventa pensiero di gruppo che si basa su una combinazione di orgoglio, frustrazione, poi, diventa senza tempo e senza età. E, quando il lettore e il poeta, s’incontrano all’interno dell’attimo, si crea una sintonia
conformismo e culto del leader. Tutto ciò viene contestualizzato in una scenografia potente, con musiche e canzoni, parate, empatica e si azzerano le distanze.
uniformi, bandiere e adunate che hanno l’effetto inconscio di unire ed esaltare, ipnotizzare. Altro elemento è l’assimilazione
e contrasto, dove vengono minimizzate le differenze all’interno del proprio gruppo ed esaltate invece quelle con altri grup-
pi. Vi è inoltre lo sviluppo di un senso di appartenenza che sfuma e depersonalizza l’individuo, delegando la responsabilità
alla collettività, che è una struttura anonima, che agisce sottotraccia, non controllata dalla coscienza. La psicologia della
personalità ha poi individuato negli artefici di questi misfatti collettivi dei meccanismi di difesa come la scissione, cioè la
capacità di creare barriere cognitive ed emozionali in grado di dividere una parte di noi dall’altra. Così si spiegano alcuni
atteggiamenti di Hitler che piange per la morte del suo canarino, o che prima dell’avvento al potere desidera diventare un
artista ed esalta gli ebrei e gli omosessuali, oppure la doppia figura del cecchino durante l’assedio di Sarajevo, capace di
sparare agli sconosciuti e poi di andare tranquillamente al suo posto di lavoro quotidiano in ufficio. Nell’ambito di questa
cultura della morte si delinea il profilo del perdente radicale, termine tratto da un lavoro di Hans Magnus Enzesnberger
(2006), cioè di colui che umiliato e sconfitto introietta il giudizio negativo di chi lo circonda ed ha come scopo finale non
la vittoria, ma la distruzione degli altri e di se stesso.
Bruno Brundisini, maggio 2022.
FOTO VATICAN NEWS
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