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con l’insieme della testa: l’occhio sinistro è situato leggermente più in alto del destro ed il punto
centrale della bocca, come il resto del viso, si volgono un poco. Certo oggi il volto si presenta
parecchio danneggiato ma la causa non è tutta da attribuire al deterioramento naturale, anche qui
l’uomo ci ha messo del suo. Il naso è completamente mancante. Contrariamente però a quanto
si racconta, non furono le truppe di Napoleone a distruggerlo e neppure quelle mamelucche.
Nel 1757 il viaggiatore danese Frederick Louis Norden pubblicò gli schizzi fatti da lui a Giza,
e il naso non c’era già più. Napoleone nacque il 15 agosto 1769. Una versione comprovata
è espressa nel lavoro dello storico arabo al-Makrizi, egli scrive: “fu un fanatico religioso, lo
Shayk sufi Muhammad Sa im al Dahr che, nel 1378, irritato perché i contadini adoravano
ed offrivano doni ad Abul-Hol (la Sfinge), anziché alla sua confraternita, fece distruggere il
naso”. Torniamo ai vari misteri che parlando della sfinge non scarseggiano di certo, abbiamo
in precedenza accennato che per gli egizi del Nuovo Regno la sfinge rappresentava “Hor em
achet” (Horus all’orizzonte) ma veniva comunemente chiamata “Quello/a del luogo eletto”.
Da notare però che stiamo parlando
del Nuovo Regno, ovvero decine
di secoli dopo il regno di Cheope
e Chefren, ovvio che questi nomi
attribuiti alla sfinge non ci possono
aiutare a ricostruirne le vere origini.
L’egittologa Zivie-Coche, che ha
studiato a fondo l’altopiano di Giza,
sostiene che durante l’Antico Regno
non si riscontra l’assegnazione
di un nome preciso alla sfinge in
quanto: “nessun testo di quell’epoca
vi fa riferimento”. La spiegazione
potrebbe essere che gli Egizi delle
prime dinastie non conoscevano
nulla sulle origini di quella enorme
statua situata sull’altopiano di Giza e che pensavano fosse appartenuta ad un’altra cultura molto
più antica le cui origini risalivano alla notte dei tempi. In quanto tale era considerata un simbolo
sacro, del quale nulla sapevano, per cui non gli attribuirono alcun nome. Forse la stessa cosa
dovettero pensare gli storici coevi di Plinio che nel I sec. d.C. preferirono addirittura tacerne
l’esistenza. Va detto che fin da quando si iniziò a studiarla si fece strada l’ipotesi che la Sfinge
fosse molto più antica dell’epoca in cui viene collocata e che, in occasione di un suo precedente
restauro, presentandosi ormai corrosa dal tempo, Chefren (o Cheope o chi altri), fece modificare
la testa, che forse in precedenza rappresentava effettivamente quella di un leone, dandogli le
sembianze del faraone. Non vorrei trascurare una delle tante ipotesi che sono state avanzate;
alcuni affermano, rifacendosi proprio alla perfezione che contraddistingueva gli antichi egizi,
che, osservando attentamente, il corpo della
Sfinge non presenta le caratteristiche tipiche
di quello di un leone. La schiena di un leone
apparirebbe più incurvata, il torace dovrebbe
essere più muscoloso e la coda non presenta
alcun ciuffo. Secondo questa teoria, essendo la
statua il guardiano dei morti, originariamente
potrebbe essersi trattato del corpo del cane
Anubi. Non vi sono dubbi sul fatto che almeno
la testa risalga alla IV dinastia, lo si deduce da
alcuni particolari tipici di quel periodo storico,
il copricapo “nemes” con la piega sul capo, gli
periodico mensile del gruppo NOIQUI 87