Page 30 - RIVISTA NOIQUI SETTEMBRE 2023
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fRAncEscO D’AngIO’
fosse una vocazione la loro, e attendono ciò che dalla notte dei tempi dicono gli sia dovuto. Ma
intanto, c'è la notte, sempre più scura che a volte pure le stelle fanno fatica a comprenderla, e tra
Riflessioni di fine periodo in libera uscita. loro si parlano e preferiscono tenerselo per sé il futuro degli uomini, macchiati di rovine come
Perché c'è sempre un “fine periodo” che precede una spessa seconda pelle. Anzi, spesso è solo quella delle macerie l'unica pelle che li sostiene.
Eppure, si diceva del progresso, si diceva delle conquiste di civiltà, della scienza e di un futuro
un altro fine periodo quasi senza limiti, si diceva della luna, e di Marte, e che quasi ogni male sarebbe stato sconfitto,
e si doveva stare meglio, molto meglio con tutto questo abbaglio di pixel... Ed invece, mi sa che
“È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”. abbiamo raggiunto soprattutto l'obiettivo di vivere più a lungo nelle sofferenze. Pessimismo
Ecco, per l'appunto, si spiega così come mai i ricchi sono pochi e i poveri sempre tanti e tanti. cosmico? No, dipendenza dai farmaci che ci fanno stare meglio..., e poi, possiamo sempre con-
Perché il ricco sa che l'unico posto che gli è riservato, è questo mondo, è su questa terra che tinuare a guardare il dito anziché la luna. E male che vada, c'è sempre la fortuna, e la possibilità
può fare ciò che desidera, e che mai in altro luogo e in altro tempo, potrà accedere. Nel regno di diventare ricchi e passare dalla parte di quei pochi che non devono attendere quel tempo in-
di Dio non ci potrà mai andare, e dunque si riproduce in quantità minima per limitare a pochi finito. Poi ovviamente, dipende soprattutto da dove si nasce, e “prendete noi per esempio” che
eletti le ricchezze di questa terra, perché è consapevole che solo su questo pianeta potrà essere siamo nati in Italia, il nostro “bel Paese”, e cosa ci manca? Siamo nel cuore di quella parte di
l'eletto, il ricco. Mentre per i poveri il discorso è ben diverso, il povero si moltiplica senza freni terra meglio arredata, abbiamo il buon cibo, il cielo azzurro, il mare... beh questo forse ci porta
perché sa che prima o poi andrà nel Regno dei Cieli, sa che non è su questa terra angusta che qualche problema dal momento che ci tocca anche a noi quella dose di miserabili in attesa ma
può trovare la felicità, la dignità dell'essere umano, sa che certe rivendicazioni e sottigliezze che non si fanno mancare niente, e poi c'è il calcio, i politici soliti, che ci fanno tanto sorridere e
psicologiche sono soltanto nella mente e negli scritti dei filosofi, che si affannano da sempre a che non si capisce mai chi li ha votati, che quasi quasi era sempre meglio “quando c'era lui”. Un
cercare una spiegazione a tale dislivello di situazioni e valori, dove in tantissimi hanno poco o Paese meraviglioso il nostro, dove addirittura per far diventare famoso un libro, c'era bisogno
nulla, e i pochi, pochissimi, hanno tutto. E non ve li elenco perché sarebbe soltanto un noioso che ci fosse un generale a scriverlo, un Paese dove sempre questi migranti brutti sporchi e cat-
elenco, perché in fondo il filosofo non è altro che un uomo incapace di avvitare una lampadina tivi che rubano, scippano, palpeggiano, violentano, come se non ci bastassero già i nostri bravi
ma capacissimo di arrovellarsi nel perché di certe tragedie immani che instancabili percorrono ragazzotti che si “organizzano” per filmare e disquisire sulle più tremende violenze ed oscenità
i secoli, convivendo con un'ampia predisposizione d'animo verso ogni forma di giustificazione perpetrate, un Paese dove un “normale” ragazzo uccide la propria fidanzata incinta... e chi se
trascendentale e spirituale. Che poi, detto fra noi, pare una grande contraddizione in termini. lo ricorda quasi più... Chissà, forse un giorno qualcuno in pieno furore tecnologico, inventerà
E allora, sotto a chi tocca, a chi si salva e procede spedito lungo la via tracciata dalle esperienze “un'applicazione (App)” che ci ricordi ogni tanto con una musichetta, tutte le ultime tragedie e
di vita che ci insegnano come fare ad avere il nostro posto al sole, se si può, o altrimenti an- crudeltà, tutto quel male assoluto che non ci può tenere la mente occupata più di tanto, altri-
che la mezza ombra può andare bene. Ma non divaghiamo e torniamo ai nostri amati poveri, menti, che campiamo a fare... E tutto ciò come promemoria da lasciare ai posteri su quello che
torniamo al loro proliferare incontrollato e alla difficoltà momentanea a trovare loro posto doveva essere l'umano, quel tratto distintivo qualificante la nostra presunta superiorità di specie.
(nell'attesa della sistemazione definitiva), alla loro “impazienza” a starsene buoni e tranquilli in Ma non vi preoccupate, state sereni, sono solo pensieri in libera uscita di fine periodo, ora arriva
qualche terra desolata e arsa dal sole, in qualche terra sempre sconfitta dall'arido seme del ricco l'autunno, poi l'inverno, il Natale, e poi la primavera, e poi di nuovo l'estate, e poi, e poi, e poi...
predatore, preoccupato del suo poco tempo e spazio a disposizione, che quasi pare eterno il Poi, un giorno, quando la specie umana si sarà già estinta da tanto tempo, magari per una di
suo atteggiarsi. E proprio non ce la fanno a starsene lì, in quelle viscere sovraffollate e ardenti, quelle “futili” liti di condominio dove ad un tratto tutto evapora verso il cielo, e per i poveri sarà
sotto un cielo scrostato di mutilazioni e rifiuti, che pare troppo stretto anche lui, dunque biso- forse giunto il momento di andare nel loro Regno, il sole si spegnerà (perché non so se lo sapete,
gna muoversi, andare ad affacciarsi nella parte di terra arredata meglio, dove gli spazi sono più ma il sole è una stella, e come tutte le stelle ha un suo inizio ed una sua fine), e da qualche parte
funzionali ed i letti più alti della terra battuta e del fango. Dunque ci si muove, seguendo non nell'universo, si sentirà una musichetta...
le fasi lunari, ma il calendario delle carestie e delle guerre tribali, ci si muove facendosi ingo-
iare dalle pietre e dal deserto, ci si muove sciamando come cavallette extra piaghe, debordanti Post Scriptum: Anch'io non so avvitare bene una lampadina.
sulle ringhiere corrose dei moli e dalle sferzate di sale, come moderne frustate sulla schiena
di schiavi che pure mostrano i sigilli della modernità, con i telefonini che schivano i colpi, e
a volte affiorano a pelo d'acqua mentre il corpo affonda. Forse questi poveri in attesa, hanno
sentimenti colpevoli, e pretendono che qualcuno creda alla loro sofferenza, pur sapendo qual
è il loro destino finale.
E si ammassano e si disperdono, là nei primi luoghi di approdo, dove si fa sempre fatica a capi-
re le ragioni degli altri perché già di troppo complicate ne esistono, dove si procede per miserie
separate ed ognuno si dovrebbe tenere le proprie. Ma per fortuna dei “sempre ultimi”, ci sono
le dimostrazioni di coraggio e generosità, irrazionali per l'epoca dell'egoismo protettivo, e del
branco multiplo che staziona a presidiare le frontiere del proprio condominio globale. Passano
sempre gli stranieri sulle terre che guardano i continenti, sono passati con ogni mezzo, e c'è
stato il tempo che quelle terre conquistavano altre terre, ma i secoli sono passati, ed il tempo
lineare ha forgiato nuovi popoli e civiltà, ed i barbari hanno ceduto il loro tempo alle ideologie
ed alle organizzazioni dei popoli, ed ogni volta le carte si sono rimescolate e pure le ideologie
si sono smarrite, inadeguate, irrealizzate. Ma i poveri no, quelli sono fedeli e resistenti, quasi
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