Page 26 - RIVISTA NOIQUI FEBBRAIO 2022
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DEnIsE bAROnCInI

                                                                                                                                         conoscenza”. Sono d’accordo. Il dolore non serve per bloccarci, ma per andare avanti
                                                                                                                                         nonostante tutto, per comprendere meglio noi stessi. Se devo esprimere il mio pensiero
               DOLORE                                                                                                                    su cosa sia il dolore, mi viene da dire esso è amore, sembra un controsenso, ma quando lo

               Di recente ho ascoltato una canzone “Ho conosciuto il dolore” di Roberto Vecchioni.                                       si prova è perché manca qualcos’altro, qualcosa che al momento non c’è. Pensate ad una
                                                                                                                                         stanza con al centro del soffitto una lampadina, a volte è accesa, a volte è spenta, ma il
               Chi non lo ha fatto? Lo si conosce tutti. Quell’amico che aiuta nelle situazioni difficili,                               fatto che sia spenta non significa che è rotta o che non funziona è solo spenta. Noi siamo
               solo che spesso non comprendendo il modo, non lo accettiamo, lo allontaniamo, arrivia-                                    quella lampadina, a volte siamo una luce accesa, altre volte una luce spenta, ma il punto è
               mo persino ad usarlo. Lo conosciamo bene, è il "nostro" dolore, ci sentiamo al sicuro, ci                                 proprio questo accesa o spenta che sia, noi rimaniamo luce “amore = dolore = energia”.
               è comodo, è la nostra “zona comfort”, lì nessuno può farci del male; tuttavia, restando in                                I momenti di dolore sono come le giornate di pioggia, assurdo desiderare l’arcobaleno,
               quella zona dopo un breve tempo cominciamo a sentirci annoiati, a stancarci e per evitare                                 se poi vogliamo solo i giorni sereni, senza accettare quelli di pioggia. Le nostre mancan-
               questo arriva “lui”, a me piace il nome “ego”. Capita a volte di chiedere o ci venga chie-                                ze, i nostri bisogni non sono altro che una futile illusione, dentro noi c'è tutto ciò di cui
               sto “Sei felice?” una domanda semplice a cui si risponde quasi meccanicamente “Si. No.                                    necessitiamo.
               Abbastanza. Insomma. ecc.…”, tuttavia alla domanda, “Perché non sei felice?” Sapremo
               rispondere prontamente? Ecco l’ego risponde a questa domanda, o almeno ci vuole far                                                                                                          DENISE BARONCINI
               credere questo. Vi è mai capitato di avere mal di stomaco? Sentiamo un dolore e si pensa
               che esso avvenga perché abbiamo fame, la mente suggerisce quindi di mangiare, tuttavia                                     AMORE
               seppur mangiato non passa, non migliora. Si crede che forse non abbiamo mangiato ab-
               bastanza, ce ne occorre ancora per star meglio. Quel dolore che sentiamo sta indicando
               una mancanza di qualcosa, che bisogna riempire. Le parole principali. Bisogni, illusioni                                  “Amore”. E’ una parola particolare, al solo sentirla trasmette emozioni diverse, timore,
               (credere), mancanze, riempire. L’ego agisce nella stessa maniera. Quando percepisce uno                                   incertezza, gioia, speranza, a volte anche irrequietezza. Una sola parola, tante sfumatu-
               stato di dolore, di cui non conosciamo il motivo, lui arriva facendoci credere che ci sen-                                re, ognuna di esse con un diverso significato.  Nell’antica Grecia l’amore lo distingue-
               tiamo così perché si ha la necessità di un qualcosa, qualcosa che manca. Comincia così a                                  vano con l’utilizzo di nomi differenti: Philia (φιλία) era l’amore affettivo, come quello
               creare bisogni, illudendoci che senza quella cosa si continuerà a sentirci così, infelici ed a                            dell’amicizia; Anteros (αντέρως) l’amore tra due persone, dove risiede reciprocità; Agape
               provare dolore. L’ego è un’esistenza creata dalla mente che vuole solo una cosa “soprav-                                  (αγάπη) era quello incondizionato, immenso. L’amore puro. Eros (έρως) era l’amore
               vivere” e pertanto ci mantiene vivi con ciò che ritiene utile a sé stesso, riempiendoci con                               sensuale, passionale. Thélema (θέλημα) l’amore per ciò che si realizza, per ciò che si fa;
               tutto ciò che crede ci necessiti. Oggetti, persone, bisogni, desideri, una continua ricerca di                            Stοrgé (στοργή) era l’amore familiare e parentale;  Himeros (Iμερος) l’amore lussurioso,
               qualcosa che possa rendere più felici, per cui si possa avere il piacere e sentirsi sempre più                            il desiderio sessuale. 7 facce dell’amore, come le note musicali. San Valentino è la fe-
               appagati, eppure pur ottenendo, ci si rende conto che non soddisfa abbastanza, non più                                    sta degli “Innamorati” è normale quindi pensare a due persone che provano lo stesso
               perché quel dolore sta tornando.  Una reazione del tutto comprensibile, tali bisogni sono                                 amore, tuttavia recentemente mi sono imbattuta sulla parola. “Innamoramento” “Inno”
               come una droga, man mano la stessa dose non basta, si necessita di una dose sempre                                        “amor” “rammento” “Ricordarsi della musica che si ha dentro”. Se si pensasse all’amore
               maggiore o non ne sentiremo più l’effetto. Ecco che il ciclo si ripete e la ricerca riprende                              come ad una musica, un suono. In effetti ci sono anche delle somiglianze tra le due, en-
               con un'altra cosa ed un'altra ancora, convinti che la volta dopo sarà quella decisiva, avuto                              trambe fanno vibrare il cuore, suscitano emozioni, ma la cosa che mi piace vedere più di
               quello non avremo bisogno di nient’altro, ma non è mai così. Più si cerca, più si continua                                tutte è che la musica unisce i cuori di chi sa ascoltare, come l'amore. Non si vedono, ma
               a cercare, più si chiede, più si continua a chiedere, con l’assurdo pensiero che più sia ha,                              si percepiscono. La musica è suono, vibrazione, energia. Essa ci pervade, facendo risuo-
               più si sarà felici. Un pozzo senza fondo, senza fine, vuoto, nella vana speranza di riempir-                              nare qualcosa dentro di noi, che si amplifica. L’amore, un suono che amplifica un’altro
               lo, arrivando ad incolpare persino ciò che non ci soddisfa perché troppo poco. Se fosse di                                suono che risiede già al nostro interno. Per la musica basta una nota, per l'amore basta
               più, non si starebbe male, non si proverebbe dolore. Tendiamo a confondere quello che                                     un gesto, una parola, qualcosa di semplice, di piccolo.
               ci da piacere, con quello che ci fa star bene, ma non sono la stessa cosa. Ho conosciuto                                  Ogni nota diversa, per ogni amore provato, ma per quanto diverse quando risuonano
               il mio dolore e per cancellarlo mi sono riempita di tante cose, arrivando a distruggere                                   riescono a far vibrare sempre.  Mi pongo la domanda se sia la musica ad essere amore?
               me sia fisicamente, che mentalmente. Quando alla fine ti rendi conto, che nonostante la                                   O sia l’amore ad essere musica? Non so ancora rispondere a questa domanda, forse un
               continua ricerca di un piacere, quel dolore non scomparirà mai, subentra il desiderio di                                  giorno. Ora posso dire che oggi è la festa degli innamorati, è la festa di chi non smette
               annullarsi, di annientare se stessi completamente, arrivando a pensare che se cesso io,                                   di udire la musica   racchiusa dentro sé. Oggi è la mia festa, è la Vostra festa, è la festa di
               cesserà anche lui.  Quel forte desiderio di non sentire più nulla. Ci è voluto molto tempo,                               tutti coloro che non dimenticano di seguire quella musica che dentro noi produce amore
               ma ora ho compreso che quel dolore è veramente un amico, nel momento in cui non
               soltanto l’ho provato, ma l’ho sentito ed accettato, una domanda mi è giunta: “Chi sta                                                                                                     DENISE BARONCINI
               creando il tuo dolore?”, come fulmine la risposta fu immediata “Io!”. James Hillman so-
               stiene il “dolore = ferita = apertura, apertura vista come possibilità di acquisire ulteriore




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                periodico mensile del gruppo NOIQUI                                                                                                                                         periodico mensile del gruppo NOIQUI
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