Page 104 - RIVISTA OTTOBRE 2024
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SPAZIO LIBERO DI
ANGELA FILIPPO
La "Notte stellata" di Van
Gogh è più di un capolavoro.
È una visione della scienza
futura
Lo studio: "I suoi vortici luminosi anticipano la teoria della turbolenza del matematico russo
del XX secolo Andrej Kolmogorov"
Vincent van Gogh dipinse uno dei suoi quadri più celebri, "Notte stellata", nel 1889, guardando
il cielo e gli astri dalla finestra della sua stanza nel sanatorio Saint Paul de Mausole in Provenza
(o forse dal giardino), la clinica per disturbi mentali dove si era rifugiato per ritrovare la calma
e il contatto con la realtà. I quadri dell'anno di auto-reclusione, dipinti tra ricorrenti
attacchi psicotici, sono considerati dagli storici dell'arte tra le sue opere più visionarie. Il cielo
sopra i "Cipressi" è tormentato da rigonfiamenti e turbolenze, le stelle della "Notte" sono al
centro di vortici luminosi, l'aria e la luce danzano in spirali, attraggono in gorghi; la terra, i
campi e i paesi, al contrario, appaiono come un porto tranquillo.
Uscito dall'ospedale, il pittore riprenderà a stendere pennellate più calme e meditate, come
se i cieli turbolenti fossero stati condizionati dagli stati psichici. Ma davvero van Gogh aveva
perso il contatto con la realtà, mentre dipingeva nel sanatorio provenzale? La turbolenza era
solo quella nella percezione dell'artista?
Già nel 2019 le turbolenze celesti del maestro olandese avevano attratto l'attenzione di due
fisici australiani, James Beatty e Neco Kriel, che avevano notato come le pennellate sulla tela
si avvicinassero alla reale turbolenza delle nubi molecolari che fanno da incubatrici alle stelle.
Oggi, un altro gruppo di ricercatori cinesi, tra cui Yinxiang Ma e Wanting Chun, e un francese,
Francois Schmitt, sono tornati a guardare la "Notte Stellata" attraverso la griglia di calcoli e
modelli. E hanno scoperto che i turbini dipinti da van Gogh illustrano (quasi) perfettamente
la teoria della turbolenza di Andrej Kolmogorov, matematico russo nato all'inizio del XX
secolo.
Gli scienziati hanno preso in considerazione solo i vortici del quadro, le distanze dagli astri,
le proporzioni tra spirali piccole e grandi. "Il nostro risultato suggerisce che van Gogh abbia
potuto osservare attentamente i flussi reali, tanto che non solo le dimensioni dei turbinii
celesti, ma anche la distanza relativa tra loro e l'intensità seguono la legge fisica che governa
i flussi di turbolenza", è scritto nell'abstract della ricerca pubblicata sulla rivista di Fisica dei
fluidi. Lartista, ovviamente, non poteva conoscere la teoria di Kolmogorov: ci sono 13 anni
dalla morte del primo alla nascita del secondo.
Il modello del matematico russo descrive uno stato caotico nella meccanica dei fluidi in cui
le forze viscose vengono superate dalle forze d'inerzia. Kolmogorov parte dal concetto di
cascata di energia, ovvero un trasferimento di energia tra scale diverse. Eppure, la turbolenza
dei fluidi non è stata ancora chiarita del tutto: uno dei più grandi fisici contemporanei, Richard
Feynman, la definì il più grande problema irrisolto della fisica classica.
Poteva van Gogh aver intuito - e anticipato - una legge fisica in uno stato di alterazione
mentale, come una sorta di "savant", in cui l'ispirazione trascinante acuisce la percezione?
Difficile dirlo. e rischioso. In una lettera al fratello Theo l'artista definisce il quadro come un
nuovo studio del "cielo stellato". In realtà la turbolenza si può osservare anche nelle volute
104 periodico mensile del gruppo NOIQUI