Page 16 - RIVISTA OTTOBRE 2024
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annalisa Potenza




                                                               IL DESERTO



















































                                                           Introspezione” - acrilico su tela




                                                                     DESCRIZIONE









                  Il deserto è associato a un luogo arido e inospitale nel quale le forme di vita sono ridotte al
                  minimo. Solo chi lo conosce bene e si sa muovere al suo interno riesce a sopravvivere.

                  Il  suo  significato  simbolico  è  complesso:  esso  ricorda  il  caldo,  la  solitudine,  l’aridità,

                  l’inospitalità,  il caos, l’introspezione, l’indifferenziazione, la conoscenza, il risveglio, il
                  passaggio,  l’instabilità,  l’atemporalità,  la  spiritualità,  il  non  attaccamento,  l’essenzialità,

                  l’immensità, la crescita, la consapevolezza.

                  Il “deserto del cuore” allude a un periodo di chiusura con mancanza di emozioni e sentimenti
                  positivi e ciò può aprire la porta alla depressione, come accade a quelle persone che scelgono

                  di condurre una vita solitaria, diventando “invisibili” agli altri. Ricordiamo a proposito Ade,

                  il dio degli inferi che viveva appartato con la sua sposa nel mondo sotterraneo e, quando
                  saliva sulla terra, indossava un elmo che gli permetteva di non essere visto.

                  Nelle liriche di Giuseppe Ungaretti, il deserto è un luogo che allude alla condizione esistenziale

                  dell’uomo il quale, durante il suo cammino, può sperimentare la solitudine, l’incertezza, il

                  pericolo di smarrirsi ed essere “bruciato” da eventi sconvolgenti come la guerra.
                  Il deserto simboleggia anche la volontà di ritirarsi dal mondo come nel caso degli eremiti,

                  degli anacoreti o di coloro che avvertono il bisogno di lasciare casa per abitare in luoghi

                  lontani e solitari, improntando la propria esistenza alla solitudine e alla contemplazione.
                  Questo modus vivendi è molto diffuso in alcuni Paesi orientali, soprattutto nell’ambito

                  di alcune religioni come il Buddhismo, l’induismo e il Taoismo. Ricordiamo, ad esempio,

                  Gautama Buddha il quale, dopo aver abbandonato ricchezze e comodità per seguire la

                  propria vocazione di illuminazione spirituale, prima attraversò un periodo da eremita e poi
                  divenne fondatore del Buddhismo. Percorsi simili fecero l’autore del Tao te Ching, Lao

                  Tzu che ricevette le sue illuminazioni sul Tao, Zhang Daoling e Milarepa nell’ambito del

                  buddismo tibetano. Anche l’Occidente annovera famosi eremiti cristiani, il primo dei quali fu




                16   periodico mensile del gruppo NOIQUI
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