Page 40 - RIVISTA NOIQUI APRILE 2022
P. 40
tIzIAnA DI RusCIO annA MARIA vARvARO
BLU BRUCO
Ho scritto questa favola perché credo che si debba dare conoscenza di ciò che sia la violenza, sia di chi la eserci-
ta e sia chi la subisce. Dopo aver fondato l'associazione il Nastro Rosa, ho tentato più volte di raccontare la mia
storia nelle scuole, ma l'impresa si è dimostrata più difficile di quel che credessi. Non tutti i docenti ritengono
che gli studenti siano abbastanza maturi per comprenderla o almeno credono. È indubbio che ci voglia tempo e
preparazione affinché gli studenti possano comprendere. Eppure, ho visto attraverso i miei figli, i quali mi hanno,
risvegliata dal torpore, che pur vivendola e subendola ogni giorno, hanno deciso di non farne il loro abito e la loro
normalità. “Bruco Blu "questa favola, oltre raccontare il vissuto di violenza personale, è raccontata anche osser-
vando le espressioni, il loro modo di sorridere, i loro sguardi a volte teneri, a volte bisognosi d'amore, a volte ter-
rorizzati restii, i loro gesti nel toccarsi i capelli, stringere i pugnetti, sono le emozioni dei bimbi che ho conosciuto
in casa-famiglia, dove io e i miei figli siamo stati sotto protezione per due anni.
È mia convinzione che l'educazione emotiva sia necessaria nelle scuole, conoscere il sano in ogni rapporto; geni-
toriale, amicale , d'amore, dare la conoscenza educarci sin da piccoli a osservare guardare chi è al nostro fianco, al
rispetto della differenza, al cambiamento di emozioni nella crescita, l’intelligenza emotiva in molti l'hanno ,ma l'e-
ducazione emotiva è molto difficile, va sostenuta ,sorretta fin da piccoli, bisogna donare strumenti, un modo per
dare conoscenza che la violenza è sbagliata non è normale, questo inoltre può essere un monito per comprendere 25 APRILE,
la legalità nella costituzione, nei diritti umani ,che è ancora lontana da essere parte della nostra mentalità collettiva.
Molti mi chiedono come mai questo titolo, oltre ai messaggi che ho donato alla storia. Ho scelto Bruco perché UNA DATA IMPORTANTE PER L’ITALIA E PER LE DONNE.
riesce ad evolvere e non rimanere ciò che era. Ho scelto il blu perché è il colore
dei miei occhi, dedicando la mia scelta al mio papà. Lui diceva sempre che nel fEDERAzIOnE Rimane il simbolo della Resistenza, della lotta partigiana dall’8 settembre
guardare i miei occhi vedeva il mare. Il blu inoltre descrive il cerchio invisibile 1943, giorno della firma dell’armistizio a Cassabile. La guerra non finì il 25
in cui l'aggressore imprigiona la vittima. Volevo raccontare questa favola con pER aprile 1945 ma si scelse questa data perché quel giorno, nel 1945, coincise
con l’inizio della ritirata da parte dei soldati della Germania nazista e di quelli
gli occhi della me bambina, che persa nel fondale marino guarda in alto, oltre LA RIvALuTAzIOnE
l'acqua, oltre il mare. fascisti della Repubblica di Salò dalle città di Torino e di Milano, dopo che la
È bellissimo vedere, quando a volte sono riuscita ad andare nelle scuole, la cura DELLE DOnnE popolazione si era ribellata e i partigiani si erano organizzati per riprendere
l'attenzione che i bambini anche con lo sguardo trasmettono, mentre leggono, il controllo delle città. Lo è stata dal 1946, quando il governo italiano prov-
i loro timbri di voce. visorio stabilì con un decreto che questa data dovesse essere festa nazionale.
A volte mentre mi emoziono, sono Numerose donne parteciparono attivamente in diversi ruoli alla Resistenza spesso sacrificando
gli stessi bambini, studenti che tutto, anche la vita. Una partigiana che militò contro il fascismo fu Iris Versari. Figlia di contadini
m'incoraggiano, mi ringraziano, di- socialisti, viveva a Tredozio, nel podere Tramonto (dove, dopo l’armistizio, si sarebbe costituita
cono che pensavano di saltare qual- una delle prime bande partigiane del Forlivese). Iris ad un certo punto, come si usava allora, era
che ora di lezione; invece, ascoltare stata "mandata a servizio" presso una famiglia benestante di Forlì. La ragazzina, ricordata come
una testimonianza è qualcosa che molto carina, aveva dovuto difendersi dalle "insidie" dei "padroni" e anche quest’umiliazione
turba, che arriva al cuore dicono... contribuì a formarne il carattere. Tornata dai suoi, li aiutava nei lavori dei campi. Nel settembre
Credo che ci sia un unico bene che del 1943, la ragazza diventò staffetta della banda di Silvio Corbari, col quale ebbe una relazione
ci può aiutare a difenderci: il sape- sentimentale e, nel gennaio del 1944, entrò come combattente nella formazione. Iris prese parte
re, il conoscere a numerose azioni di guerriglia e si distinse per il suo coraggio. Nell’agosto del 1944 la giovane
E un unico male l’ignoranza e l'in- partigiana, che, ferita ad una gamba, si era rifugiata con Corbari e altri compagni in una casa co-
differenza che possono uccidere lonica, venne sorpresa da tedeschi e fascisti. I partigiani opposero resistenza, la ragazza capì che
la ferita riportata non le poteva consentire la fuga ed era d’impedimento alla salvezza degli altri,
così si uccise. I fascisti, per spregio, trasportarono il cadavere di Iris da Cornio a Forlì in piazza
Saffi, e lo appesero, come monito alla cittadinanza, accanto a quelli dei suoi compagni di lotta,
anch’essi catturati. E’ stata decorata con Medaglia d'Oro al valor militare il 16 aprile 1976 sotto
la Presidenza di Giovanni Leone con la motivazione: «Giovane di modeste origini, poco più che
ventenne, fedele alle tradizioni delle coraggiose genti di Romagna, non esitò a scegliere il suo
posto di rischio e di sacrificio per opporsi alla tracotante oppressione dell'invasore, unendosi ad
una combattiva formazione autonoma partigiana locale. Ardimentosa ed intrepida prese parte
attiva a numerose azioni di guerriglia distinguendosi come trascinatrice e valida combattente.
Durante l'ultimo combattimento, circondata con altri partigiani in una casa colonica isolata, ferita
ed impossibilitata a muoversi, esortò ed indusse i compagni a rompere l'accerchiamento e, im-
pegnando gli avversari con intenso e nutrito fuoco, agevolò la loro sortita. Dopo aver abbattuto
l'ufficiale nemico che per primo entrò nella casa colonica, consapevole della sorte che l'attendeva
cadendo viva nelle mani del crudele nemico, si diede la morte. Immolava così la sua giovane vita
a quegli ideali che aveva nutrito nella sua breve ma gloriosa esistenza. -»
Oggi come allora stiamo vivendo tempi cupi, questo esempio vuole essere un omaggio a tutti
quegli uomini e quelle donne che, in ogni tempo e in ogni condizione, hanno messo i valori della
libertà e della democrazia al di sopra di ogni cosa, persino della incolumità propria e dei propri
cari. Piero Calamandrei, uno dei Padri della Costituzione, nel suo discorso tenuto il 26 gennaio
1955 poi passato alla storia agli studenti dell’Università Cattolica di Milano, in occasione dell’i-
naugurazione di un ciclo di sette lezioni sulla Costituzione disse: «Se voi volete andare in pellegri-
naggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i par-
tigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi
dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano
per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani,
col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.»
HTTPS://WWW.FACEBOOK.COM/ASSILNASTROROSA/
ASSOCIAZIONEILNASTROROSA@GMAIL.COM ANNA MARIA VARVARO
40 periodico mensile del gruppo NOIQUI periodico mensile del gruppo NOIQUI 41