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tIzIAnA DI RusCIO  annA MARIA vARvARO

 BLU BRUCO

 Ho scritto questa favola perché credo che si debba dare conoscenza di ciò che sia la violenza, sia di chi la eserci-
 ta e sia chi la subisce. Dopo aver fondato l'associazione il Nastro Rosa, ho tentato più volte di raccontare la mia
 storia nelle scuole, ma l'impresa si è dimostrata più difficile di quel che credessi. Non tutti i docenti ritengono
 che  gli studenti siano abbastanza maturi per comprenderla o almeno credono. È indubbio che ci voglia tempo e
 preparazione affinché gli studenti possano comprendere. Eppure, ho visto attraverso i miei figli, i quali mi hanno,
 risvegliata dal torpore, che pur vivendola e subendola ogni giorno, hanno deciso di non farne il loro abito e la loro
 normalità. “Bruco Blu "questa favola, oltre raccontare il vissuto di violenza personale, è raccontata anche osser-
 vando le espressioni, il loro modo di sorridere, i loro sguardi a volte teneri, a volte bisognosi d'amore, a volte ter-
 rorizzati restii, i loro gesti nel toccarsi i capelli, stringere i pugnetti, sono le emozioni dei bimbi che ho conosciuto
 in casa-famiglia, dove io e i miei figli siamo stati sotto protezione per due anni.
  È mia convinzione che l'educazione emotiva sia necessaria nelle scuole, conoscere il sano in ogni rapporto; geni-
 toriale, amicale , d'amore, dare la conoscenza educarci sin da piccoli a osservare guardare chi è al nostro fianco, al
 rispetto della differenza, al cambiamento di emozioni nella crescita, l’intelligenza emotiva in molti l'hanno ,ma l'e-
 ducazione emotiva è molto difficile, va sostenuta ,sorretta fin da piccoli, bisogna donare  strumenti, un  modo per
 dare  conoscenza che la violenza è sbagliata non è normale, questo inoltre può essere un monito per comprendere   25 APRILE,
 la legalità nella costituzione, nei diritti umani ,che è ancora lontana da essere parte della nostra mentalità collettiva.
 Molti mi chiedono come mai questo titolo, oltre ai messaggi che ho donato alla storia. Ho scelto Bruco perché   UNA DATA IMPORTANTE PER L’ITALIA E PER LE DONNE.
 riesce ad evolvere e non rimanere ciò che era. Ho scelto il blu perché è il colore
 dei miei occhi, dedicando la mia scelta al mio papà. Lui diceva sempre che nel   fEDERAzIOnE    Rimane il simbolo della Resistenza, della lotta partigiana dall’8 settembre
 guardare i miei occhi vedeva il mare. Il blu inoltre descrive il cerchio invisibile   1943, giorno della firma dell’armistizio a Cassabile. La guerra non finì il 25
 in cui l'aggressore imprigiona la vittima. Volevo raccontare questa favola con   pER    aprile 1945 ma si scelse questa data perché quel giorno, nel 1945, coincise
                                                                con l’inizio della ritirata da parte dei soldati della Germania nazista e di quelli
 gli occhi della me bambina, che persa nel fondale marino guarda in alto, oltre   LA RIvALuTAzIOnE
 l'acqua, oltre il mare.                                        fascisti della Repubblica di Salò dalle città di Torino e di Milano, dopo che la
 È bellissimo vedere, quando a volte sono riuscita ad andare nelle scuole, la cura   DELLE DOnnE  popolazione si era ribellata e i partigiani si erano organizzati per riprendere
 l'attenzione che i bambini anche con lo sguardo trasmettono, mentre leggono,   il controllo delle città. Lo è stata dal 1946, quando il governo italiano prov-
 i loro timbri di voce.                                         visorio stabilì con un decreto che questa data dovesse essere festa nazionale.
 A volte mentre mi emoziono, sono          Numerose donne parteciparono attivamente in diversi ruoli alla Resistenza spesso sacrificando
 gli  stessi  bambini, studenti  che       tutto, anche la vita. Una partigiana che militò contro il fascismo fu Iris Versari. Figlia di contadini
 m'incoraggiano, mi ringraziano, di-       socialisti, viveva a Tredozio, nel podere Tramonto (dove, dopo l’armistizio, si sarebbe costituita
 cono che pensavano di saltare qual-       una delle prime bande partigiane del Forlivese). Iris ad un certo punto, come si usava allora, era
 che ora di lezione; invece, ascoltare     stata "mandata a servizio" presso una famiglia benestante di Forlì. La ragazzina, ricordata come
 una testimonianza  è  qualcosa  che       molto carina, aveva dovuto difendersi dalle "insidie" dei "padroni" e anche quest’umiliazione
 turba, che arriva al cuore dicono...      contribuì a formarne il carattere. Tornata dai suoi, li aiutava nei lavori dei campi. Nel settembre
 Credo che ci sia un unico bene che        del 1943, la ragazza diventò staffetta della banda di Silvio Corbari, col quale ebbe una relazione
 ci può aiutare a difenderci: il sape-     sentimentale e, nel gennaio del 1944, entrò come combattente nella formazione. Iris prese parte
 re, il conoscere                          a numerose azioni di guerriglia e si distinse per il suo coraggio. Nell’agosto del 1944 la giovane
 E un unico male l’ignoranza e l'in-       partigiana, che, ferita ad una gamba, si era rifugiata con Corbari e altri compagni in una casa co-
 differenza che possono uccidere           lonica, venne sorpresa da tedeschi e fascisti. I partigiani opposero resistenza, la ragazza capì che
                                           la ferita riportata non le poteva consentire la fuga ed era d’impedimento alla salvezza degli altri,
                                           così si uccise. I fascisti, per spregio, trasportarono il cadavere di Iris da Cornio a Forlì in piazza
                                           Saffi, e lo appesero, come monito alla cittadinanza, accanto a quelli dei suoi compagni di lotta,
                                           anch’essi catturati. E’ stata decorata con Medaglia d'Oro al valor militare il 16 aprile 1976 sotto
                                           la Presidenza di Giovanni Leone con la motivazione: «Giovane di modeste origini, poco più che
                                           ventenne, fedele alle tradizioni delle coraggiose genti di Romagna, non esitò a scegliere il suo
                                           posto di rischio e di sacrificio per opporsi alla tracotante oppressione dell'invasore, unendosi ad
                                           una combattiva formazione autonoma partigiana locale. Ardimentosa ed intrepida prese parte
                                           attiva a numerose azioni di guerriglia distinguendosi come trascinatrice e valida combattente.
                                           Durante l'ultimo combattimento, circondata con altri partigiani in una casa colonica isolata, ferita
                                           ed impossibilitata a muoversi, esortò ed indusse i compagni a rompere l'accerchiamento e, im-
                                           pegnando gli avversari con intenso e nutrito fuoco, agevolò la loro sortita. Dopo aver abbattuto
                                           l'ufficiale nemico che per primo entrò nella casa colonica, consapevole della sorte che l'attendeva
                                           cadendo viva nelle mani del crudele nemico, si diede la morte. Immolava così la sua giovane vita
                                           a quegli ideali che aveva nutrito nella sua breve ma gloriosa esistenza. -»
                                           Oggi come allora stiamo vivendo tempi cupi, questo esempio vuole essere un omaggio a tutti
                                           quegli uomini e quelle donne che, in ogni tempo e in ogni condizione, hanno messo i valori della
                                           libertà e della democrazia al di sopra di ogni cosa, persino della incolumità propria e dei propri
                                           cari. Piero Calamandrei, uno dei Padri della Costituzione, nel suo discorso tenuto il 26 gennaio
                                           1955 poi passato alla storia agli studenti dell’Università Cattolica di Milano, in occasione dell’i-
                                           naugurazione di un ciclo di sette lezioni sulla Costituzione disse: «Se voi volete andare in pellegri-
                                           naggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i par-
                                           tigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi
                                           dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano
                                           per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani,
                                           col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.»












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 ASSOCIAZIONEILNASTROROSA@GMAIL.COM                              ANNA MARIA VARVARO




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