Page 13 - RIVISTA NOIQUI APRILE 2024
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francesca patitucci
RICONOSCER-CI globale, dal singolo individuo alla comunità, in una metamorfosi, consapevole, nel tempo del
nostro sostare su questa terra.
Nessuno resta uguale, il mondo cambia, l’essere umano cambia, ma il cambiamento deve
Senza avere la presunzione di dissertare mediante una spicciola filosofia, ho messo nero
su bianco alcune mie considerazioni, sulla base dei miei personali confronti ed esperienze. essere frantumato, analizzato, soppesato per farne tesoro in nome di una convivenza pregna
del buono da dare e ricevere.
L’uomo ha la capacità di evolvere e di rinnovarsi nel corso del tempo. Cerca di passare
attraverso l’esperienza, mutando, ma riconoscendo sempre se stesso. È fondamentale non Ma quanti di noi sono disposti a mettersi in discussione, a scendere nei perché che quasi mai
restare imprigionato dalle mode del momento, dalla situazione più conveniente che oggi la sono indagini indolori?
Meglio anestetizzarci ai mondi dorati, alle scontate e mezze verità, terapie che soddisfano e
fanno da padroni in una società sempre più omologata e poco autentica.
Si cerca di cambiare in meglio, di crescere e trarre positività dal nostro vissuto, senza essere saziano la nostra effimera e individuale quiete.
Come Riconoscer-ci?
limitati dall’età.
Il cambiamento non conosce età anagrafica. Forse non ce lo chiediamo abbastanza!
Si ha la necessità continua di vivere e aprirsi al mondo in maniera piena, pertanto è Francesca Patitucci
propedeutica ad essa l’azione di ritrovare sé stessi on primis, per poi donare e donarci ad
altri.
È un lavoro d’identità e introspezione non semplice, bisogna scendere nei fondali del
nostro io, anche quelli più dolorosi, nelle nostre fragilità e i nostri punti di forza, facendo
una disamina senza filtri.
Perché, se non conosciamo la nostra natura vera, non potremo offrire nulla all’esterno del
nostro habitat. È come se ci dovessimo porre e relazionare a un’altra identità, dialogarci,
interrogarla, insomma, sdoppiare noi stessi e sondare la parte ignorata fino a farci male,
per arrivare a una verità abbastanza vicina a noi, non assoluta, in quanto non esiste verità
assoluta ma, sicuramente, quella che più ci rassomiglia, quella che ci permette di presentarci
al mondo senza maschera. Le inquietudini fanno parte di noi, come la frustrazione, l’ansia,
la paura, e nessuno ne è esente. Perché mai dovremmo non accettare questa condizione per
poter andare oltre?
Solo se ci conosciamo a fondo possiamo osare il miglioramento!
Tra i tanti viaggi, in senso metaforico, e forse adesso fa capolino il mio animo poetico,
quello interiore è il più fantastico e incredibile di tutti.
Alla scoperta di sé stessi.
Beh, la poesia, devo dire, mi ha aiutata a scendere nei bassifondi del mio sentire, a mettere
a nudo le mie pulsioni e tutto ciò che difficilmente si riesce ad ammettere, sia a noi stessi che
agli altri. Ovviamente non tutti hanno incontrato la poesia per operare in tal senso, anche
perché accade senza consapevolezza ma, sicuramente, interrogarsi per poi relazionarsi con
l’intento di fare “il bene” dona un senso preciso ed essenziale alla nostra esistenza. Questo
cercarsi nel bene e nel male deve trasportarci fuori dal nostro egoismo di essere noi e basta;
l’essere umano è una creatura che vive con gli altri per cui, la propria soggettività, non deve
e non può chiudere le porte alla convivenza con altre entità e altre forme di pensiero.
Purtroppo, la società odierna pecca molto in questo senso, mi permetto di sottolineare, in
quanto concentrata sulla vacua brama di apparire e di essere tutte “prime donne” a discapito
del sano confronto con l’universo e le sue interessanti diversità.
Mi chiedo spesso se davvero ci sia una linea di demarcazione tra il soggetto e l’oggetto, tra
l’anima e il corpo, perché non sempre il corpo manifesta realmente ciò che avverte l’anima,
anche se la loro comunione sarebbe il top.
L’Oggettività ha perso terreno cedendo sempre più il posto a un mercanteggiare il Soggetto,
in una struttura che mal si amalgama con il concetto di umanità e condivisione.
La digitalizzazione si muove a una velocità sorprendente, come un’ombra che si dimena
indisturbata, e il nostro senso umano affanna e non trova più una sua giustificazione. Il
virtuale ha preso il posto del vivere reale, contravvenendo a dei principi fondamentali dello
stesso, pur avendo apportato qualche beneficio, che tutti noi conosciamo.
Ecco, quindi, che il riconoscer-ci diventa un’esigenza per poter affrontare un’esperienza
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