Page 92 - RIVISTA NOIQUI APRILE 2024
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aNTONELLA POLENTA
pagnia c’è Wilson, un pallone portato a riva dalla risacca, sulla cui superficie Chuck con la
Un’isola da sognare sua mano insanguinata disegna un volto. Wilson si dimostrerà un compagno che lo aiuterà
a sopravvivere e a non farlo impazzire,
di Antonella Polenta E proprio dalle Fiji desidero iniziare il mio racconto di viaggio in terre lontane. Situate
nell’Oceano Pacifico a circa 4 ore di volo da Sydney, città multiculturale australiana, le isole
Fiji sono molto numerose: circa trecentotrenta di cui solo una metà abitate.
Le due isole principali sono Viti Levu e Vanua Levu. Nella prima si trovano la capitale Suva
Mi piace viaggiare, soprattutto in terre lontane, ma se la meta del viaggio è un’isola e poi e l’aeroporto di Nadi. La seconda, invece, è preferibile per fare immersioni e trekking.
quest’isola ha una sua storia da raccontare mi elettrizzo ancor di più. Giunti all’aeroporto veniamo accolti da un trio di sorridenti figiani che si dilettano a suo-
Mi chiedo il perché e non so rispondermi fino in fondo, forse perché l’isola è confinata nare la chitarra, subito dopo ci dirigiamo al porto per iniziare una riposante e appagante
in uno spazio ristretto che ti sembra di possedere. Questo è vero solo in parte: ho visitato minicrociera. Durante la navigazione abbiamo modo di ammirare scenari fantastici sia all’al-
isole piccole, lembi di terra madreporica che, a piedi, in meno di mezz’ora, le giravi tutte, ba che al tramonto. Di tanto in tanto la nave approda per farci saggiare da vicino spiagge
come gli atolli maldiviani e isole grandi, tanto da farti perdere la percezione dell’isola, ma bianchissime e fondali marini ricchi di pesci colorati, serpenti di mare e piccole formazioni
non per questo meno affascinanti. Tutte le isole hanno una loro storia, magari non scritta madreporiche. Tra le tante spiagge rimarchevoli di Viti Levu c’è Natadola Beach non molto
sulle pagine di una guida, storie di approdi, esplorazioni, di confino, o più semplicemente distante da Nadi (in foto).
storie da interpretare, lasciate sulla battigia dalle orme dei gabbiani o dalle scie spumose
delle onde.
Forse anch’io, come altri, ho subito il fascino del personaggio di Daniel Defoe. Chi di noi,
in età e epoche diverse, non ha sognato un’avventura alla Robinson Crusoe, magari della
durata di un paio di giorni o soltanto di un giorno, tanto per provare un brivido? Un’emo-
zione? Crusoe è divenuto il prototipo dell’uomo avventuroso, forte, che non ha bisogno di
nulla e soprattutto non teme nulla. Per secoli si è creduto che Crusoe fosse l’espressione
puramente fantastica della penna di Defoe. Nessuno avrebbe potuto resistere da solo e
per tanti anni in un’isola deserta. In realtà agli inizi del ‘700 un certo bucaniere scozzese,
Alexander Selkirk, abbandonato dalla ciurma piratesca, di cui faceva parte, al largo delle co-
ste cilene, in un’isola di nome Mas Afuera, riuscì a sopravviverci per ben quattro anni, fin-
ché non fu tratto in salvo da una nave corsara inglese. Nello stesso arcipelago, denominato
Juan Fernandez, ma in un’isola più vicina alla costa, da cui il nome spagnolo Mas a Tierra,
Defoe ha ambientato il suo romanzo. Oggi in onore dei due personaggi: uno immagina- Natadola Beach Foto di Franco Fornaci
rio, l’altro in carne e ossa, le due isole sono state ribattezzate. La Mas a Tierra, conosciuta
anche come Aguas Buenas, è divenuta Robinson Crusoe, la Mas Afuera, invece, Alejandro Dopo quattro giorni di navigazione ci fermiamo in un resort e da lì organizziamo delle escur-
Selkirk. sioni giornaliere. Ci avventuriamo per raggiungere le dune di Sigatoka. Formate da sabbia
Il naufrago che approda su un’isola completamente disabitata può fare due tipi di grigia, si estendono per una lunghezza di circa 5 km e raggiungono un’altezza di 60 metri all’e-
considerazioni: ‘sono salvo, quindi sono stato fortunato; oppure, che sfiga capitare in un luogo dove stremità occidentale. Nel 1989 sono state dichiarate Parco Nazionale.
nessuno ti può aiutare, era meglio morire travolto dalle onde piuttosto che farsi sopraffare dall’inedia, dal
freddo, dalla prostrazione o quant’altro’.
In entrambi i casi, a meno che alla condizione di naufrago non si aggiunga una forte de-
pressione, il malcapitato reagirà positivamente. Il naufrago fortunato, per dirlo in sintesi,
forte del suo status di protetto dal fato cercherà in tutti i modi di favorire questa sua condi-
zione propizia; l’altro, dopo una serie di elucubrazioni pessimistiche, si lascerà travolgere
dall’istinto di conservazione e si rimboccherà le maniche. L’esperienza di Crusoe, soprat-
tutto se protratta nel tempo, racchiude momenti difficili, di paura, solitudine, deprivazione,
isolamento, allora perché intere generazioni sono state attratte da questo sogno collettivo?
Il ritorno a ritmi interni, ancestrali, dimenticati, la scoperta di suoni mai uditi, il ricongiun-
gimento alla madre terra, la vista di colori assoluti, non intrisi da inclusioni materiche, il
risveglio di un sistema limbico addormentato, la riappropriazione della fiducia in se stessi,
del coraggio, della voglia di andare e di resistere, tutto questo ha creato il mito.
In Cast Away, il film di Zemeckis, il protagonista, Chuck Noland, un moderno Crusoe, in
seguito a un disastro aereo in cui muoiono tutti, approda a Yasawa, nelle incantevoli isole
Fiji, e dà inizio alla sua avventura da cui ne uscirà un uomo diverso, maturo. A fargli com- Sigatoka Sand Dunes Foto di Franco Fornaci
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