Page 16 - RIVISTA NOIQUIGIUGNO 2024
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annalisa Potenza






                                                                                                                                                                                   I benefici delle discipline olistiche: una testimonianza






                                                                                                                                                                             La complessità della vita odierna, con la sua varietà di stimoli positivi ma anche negativi ai quali

                                                                                                                                                                             si è costantemente sottoposti, richiede una conoscenza di sé che non si limiti agli aspetti superfi-
                                                                                                                                                                             ciali ma indaghi le parti più profonde dell’essere umano, considerato nella sua unità biopsichica.
                                                                                                                                                                             Infatti, studi scientifici, filosofici e metafisici sottolineano che in noi non esiste la separazione

                                                                                                                                                                             tra corpo e mente e che siamo un “insieme” non diviso né rispetto a noi stessi né nei confronti
                                                                                                                                                                             degli altri e del mondo. Da ciò ne consegue che qualsiasi tipo di cura richiede, nei confronti della

                                                                                                                                                                             persona, un approccio “olistico” che consideri tutte le sue componenti, da quelle fisiche a quelle
                                                                                                                                                                             psicologiche, ambientali e socio- famigliari.
                                                                                                                                                                             La medicina va quindi integrata con altri generi di “cure” che siano rispetto ad essa non sosti-

                                                                                                                                                                             tutive ma di supporto, tenendo conto del fatto che attualmente, nel XXI secolo, non esistono
                                                                                                                                                                             ancora farmaci adeguati a far regredire tantissimi tipi di malattie, soprattutto di origine autoim-
                                                                                                                                                                             mune. La stessa cura del cancro non è risolutiva e purtroppo continuano a morire migliaia di

                                                                                                                                                                             persone. Per la sindrome di Sjogren malattia autoimmune da cui sono affetta, non ci sono far-
                                                                                                                                                                             maci efficaci e, se sono migliorata, è grazie all’aiuto delle “discipline olistiche” le quali, utilizzate
                                                                                                                                                                             ogni giorno, mi consentono di svolgere una vita quasi normale, tenendo conto che prima ero

                                                                                                                                                                             confinata sulla sedia a rotelle e non potevo permettermi di fare neanche una doccia a causa del
                                                                                                                                                                             dolore, né di dormire. Nel mio percorso di vita ho incontrato persone e Anime meravigliose che

                                                                                                                                                                             mi hanno aiutata e mi supportano tuttora in questo percorso di gestione del dolore che è diven-
                                                                                                                                                                             tato anche un percorso di crescita e consapevolezza. Desidero portare questa mia testimonianza
                                                                                                                                                                             a tutti e ringraziare in particolar modo la mia cara amica Emigliana Fusco, naturopata olistica,

                                                                                                                                                                             originaria di Chieti, la cui amorevole cura e notevole preparazione che spazia dalla Floriterapia
                                                                                                                                                                             alla Psicosomatica, alla Medicina cinese, alla Oligoterapia, Metamedicina, Numerologia, Kine-

                                                                                                                                                                             siologia emozionale, alla Radiestesia radionica Cabalistica, hanno apportato in me benefici e mi
                                                                                                                                                                             consentono di osservarmi non come un “insieme di cellule” ma come un “essere costituito da
                                                                                                                                                                             energia in possibile divenire”, quella stessa energia di cui siamo fatti e di cui è composto il no-

                                                                                                                                                                             stro mondo e l’intero Universo.








                                                                                                                                                                             SUL IL “NON GIUDIZIO”

                                                                                                                                                                             (GIUSTO PER FARE CHIAREZZA)






                                                                                                                                                                             Tra i diversi precetti e insegnamenti delle filosofie orientali e delle religioni vi è il “non giudizio”,
                                                                                                                                                                             cioè l’invito a non dare giudizi affrettati sul prossimo e anche su se stessi ma essere indulgenti

                                                                                                                                                                             e gentili in modo da fornire a sé e agli altri altre possibilità. Nulla da dire su questo. Anzi, è au-

                                                                                                                                                                             spicabile che l’umanità nel tempo diventi più sensibile, compassionevole e amorevole. Ciò non
                                                                                                                                                                             significa voler demonizzare il giudizio che è comunque una funzione della mente che consente

                                                                                                                                                                             di selezionare, discernere, analizzare e comprendere cosa o chi è meglio per noi, come compor-

                                                                                                                                                                             tarsi e in quale direzione andare, prestando però attenzione a non diventare succubi di questa
                                                                                                                                                                             facoltà mentale che potrebbe renderci troppo rigidi e taglienti con conseguenti sofferenze. Non

                                                                                                                                                                             bisogna neanche passare nell’eccesso opposto e diventare troppo indulgenti, permissivi o cie-

                                                                                                                                                                             chi, dimenticando che esistono purtroppo casi e situazioni in cui determinati comportamenti

                                                                                                                                                                             gravi e reiterati nel lungo tempo, rivelano la scarsa o nulla propensione della persona a cambiare.
                                                                                                                                                                             La frase “non giudicare” dovrebbe essere dunque pronunciata non in modo automatico e acri-

                                                                                                                                                                             tico ma con cognizione di causa, in particolare con la consapevolezza che essa difficilmente si

                                                                                                                                                                             rivela consona per quelle situazioni o persone nei confronti delle quali, pur provando compas-
                                                                                                                                                                             sione o dispiacere, non si può essere troppo permissivi e indulgenti.  A seguire, una mia poesia

                                                                                                                                                                             che racchiude il senso si ciò che ho scritto.






                16   periodico mensile del gruppo NOIQUI                                                                                                                                                                                       periodico mensile del gruppo NOIQUI                            17
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