Page 74 - RIVISTA NOIQUI LUGLIO 2023
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Eccola, la mia ira asfissiante... contro me stesso!
E così... questa è la quarta e ultima porta, e come nelle altre io mi lacero in due: la mia rabbia
di qua... e l’altro me stesso di là! E il corpo in due lacerato non vive, l’ho detto, è un corpo
morto... e resta fuori, fuori dal Creato!
(si sente il cigolio di una porta che si chiude adagio e non del tutto; si spengono le luci lenta-
mente sul quarto e ultimo spazio, e la scena torna quasi al buio: solo una piccola lama di luce a
terra, a simboleggiare la non chiusura totale della quarta porta)
ALCUNE NOTE ESPLICATIVE
Palese riferimento al termine Autodafé; in questo caso si intende la condanna verso se stesso.
Il grammelot usato in questo monologo non vuole assumere un carattere farsesco, comico,
ma l’intenzione è quello di dare enfasi a uno stato d’animo legato ai vari vizi e alle azioni (dia-
volesche!) a essi collegate.
Le città cinesi avevano quattro porte cardinali, attraverso di esse erano espulse le influenze
malvagie; in questo monologo, simbolicamente le influenze restano perché le porte si chiu-
dono. Anche se nell’ultima porta pare esserci, a causa della presa d’atto del personaggio, una
difficoltà nella chiusura della porta, sembrerebbe esserci uno spiraglio di elevazione.
La struttura del monologo è questa: mettere alcuni vizi in contrapposizione, per poi quindi
auto-annullarsi; come però si annulla il personaggio, che resta in ultimo solo con la sua ira, ira
contro se stesso; avvenendo qui, comunque, una presa d’atto, una sorta di illuminazione…
tardiva? Non lo sappiamo!
AURELIO ACETO
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