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LO SPAZZACAMINO E LA STELLINA INNAMORATA

                  Viveva in un tempo lontano, in una grande città, un giovane spazzacamino di nome
                  Giuseppe. Era solo al mondo e non aveva neppure un amico con cui confidarsi ed es-
                  sere confortato nei momenti di tristezza. Il suo viso era molto bello, tuttavia l'aspetto
                  appariva sporco e trasandato. Giuseppe si guadagnava da vivere pulendo i camini dei
                  palazzi di persone abbienti. Il suo unico divertimento era quello di osservare la vita
                  degli altri uomini dall'alto dei tetti, dei quali si sentiva il re incontrastato.
                  Ogni tarda sera faceva ritorno alla sua misera abitazione e, dopo aver consumato una
                  frugale cena, trascorreva ore ed ore a osservare il cielo e a bearsi della sua immensità.
                  Fu in una di queste notti che, fra le tante stelle che popolavano il firmamento, la sua
                  attenzione venne attratta da una in particolare: una stellina così piccola che si doman-
                  dò come potesse emanare una luce tanto radiosa. In effetti, quella minuscola stella era
                  proprio speciale: sempre allegra e orgogliosa di contribuire a illuminare la volta del
                  cielo durante le ore notturne. Al contrario delle sue sorelle che apparivano fioche e
                  scontente, dimostrava la sua gioia splendendo il più possibile. Da quel giorno, termi-
                  nato il lavoro, lo spazzacamino si precipitava al suo posto d'osservazione soltanto per
                  lei. Avrebbe voluto possedere le ali per volare a dichiararle il suo amore. Nelle notti di
                  pioggia, quando il cielo era coperto da una cappa grigia che nascondeva gli astri cele-
                  sti, si tormentava, sdraiato nel suo letto. In una notte splendida e serena, guardò così
                  intensamente la sua amata, che essa si accorse di lui. Con gioia, vide la stellina sorri-
                  dergli, pertanto le parlò e le sue parole, portate dal vento, arrivarono fin lassù:<Stellina
                  adorata, ti amo tanto e il mio cuore soffre a stare lontano da te.> Da quella notte, la
                  piccola stella, che contraccambiava il sentimento del giovane, divenne triste e opaca.
                  La sua luce si affievolì e le sue sorelle, in costante pena, si rivolsero alla Fata della Not-
                  te: <Fatina cara, sii buona, soltanto tu possiedi la facoltà di aiutarla e, se non lo farai,
                  lei morrà.> Mossa a pietà, la Fata le chiese di esprimere il desiderio che la tormenta-
                  va: la possibilità di recarsi sulla Terra e, di conseguenza, l'accontentò, ma solamente
                  per una notte. Presa la sua bacchetta e pronunciate le parole magiche, la trasformò
                  in un'incantevole fanciulla dai lunghissimi capelli d'oro. L'abito che indossava aveva
                  rubato le stelle al cielo e le scarpette erano trapuntate di pietre preziose. A cavalcioni
                  di una cometa, scese verso il nostro pianeta e quando entrò nella stanza del ragazzo,
                  attraverso la finestra aperta, la inondò di luce. Giuseppe la riconobbe immediatamente.
                  Trascorsero la notte giurandosi eterno amore, tuttavia l'alba arrivò troppo in fretta e
                  la costrinse a congedarsi da lui, svanendo nell'aria. <Addio... addio...> Le sue parole vi
                  rimasero sospese. La notte seguente, lo spazzacamino ebbe in un sogno la visione della
                  sua amata che lo esortava a mettersi alla ricerca del bosco fatato. Al mattino si svegliò
                  prestissimo, era ancora l'alba; lesto, preparò poche cose e, senza alcun indugio, si mise
                  in cammino verso la meta prefissa. <Sapete dirmi, buon uomo, dove si trova il bosco
                  fatato?> Domandava a chiunque incontrasse sul suo tragitto. Un bel giorno, quando
                  ormai aveva perso ogni speranza, ebbe la risposta tanto sospirata: <Sì, conosco quel
                  luogo fantastico, è a due giorni di cammino da qui, verso il Sud.> Quando vi giunse,
                  Giuseppe restò incantato dal Paradiso che si presentava ai suoi occhi: la vegetazione
                  lussureggiante comprendeva, oltre agli alberi vigorosi, fiori di mille colori e piccoli pra-
                  ti di color verde smeraldo. Era percorso da un ruscello argentato, nel quale gli animali
                  di tutte le specie si abbeveravano.



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